lunedì 31 dicembre 2007

Consuntivi 2007

L'ultimo giorno dell'anno è, da sempre, momento di consuntivi. Dovendo fare un consuntivo dell'anno che sta per finire, tutto sommato non posso lamentarmi. Sono ancora qui, in discreta salute, con la testa che funziona e qualche progetto da realizzare. Il mio carattere, per fortuna, mi porta a vedere il futuro come un libro aperto: può essere una lettura più o meno piacevole, può riservare delle sorprese belle o brutte, ma è lì tutto da leggere, tutto da vivere. Non sapere che cosa succederà è per me motivo di curiosità, e uno stimolo in più ad andare avanti, magari con qualche piccolo contributo da parte mia.

Aspetto il nipotino ancora in viaggio (a proposito, pare che si chiamerà Lorenzo) con la trepidazione di un innamorato al primo appuntamento. Chissà quanto sarebbe piaciuto a Maria Luisa, che magari lo guarderà e lo proteggerà da lassù.

Ma non voglio chiudere con tristezza, perciò vi lascio con una battutaccia da osteria che ho letto da qualche parte in Internet: lo sapete perché l'albero di Natale ha sempre la punta diritta? Perché continuano a toccargli le palle...

Buon Anno a tutti.

sabato 22 dicembre 2007

La tristezza dei mercatini natalizi

Che tristezza questi mercatini natalizi! Sono tutti uguali, tutti con il loro bravo corredo di prodotti finto-etnici, le musiche andine, i bastoncini di incenso che bruciano, l'artigianato da quattro soldi. Frequentati soprattutto da coloro che vogliono spendere di meno, sono la testimonianza di una fasulla integrazione interetnica, di una agghiacciante globalizzazione della festa comandata da parte dell'industria usa e getta, di una santificazione ormai consolidata del Natale sull'altare dello spreco e del "volemose bene". Domani quei mercanti di colore saranno già altrove con la loro paccottiglia, su altre piazze, magari senza le lucette colorate e le canzoncine natalizie.

Gli italiani, si sa, sono un popolo di piagnoni. Si lamentano sempre che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, che tutto aumenta, che la benzina è troppo cara, ma continuano a comprare e a sprecare in questo periodo spensierato, salvo poi tornare a fare la lagna dopo l'Epifania, quando si ritroveranno con un mucchio di regali spesso inutili e il conto corrente in rosso.
Secondo un'indagine dell'università di Cambridge, gli italiani sono anche il popolo meno felice dell'Unione europea. E allora che cosa augurare a quelli che mi vogliono bene, se non un po' di felicità e magari anche un po' di buona salute? Quelle non si trovano sui mercatini.

venerdì 14 dicembre 2007

Viaggio di lavoro a Roma

Sono stato a Roma, un paio di giorni fa, per lavoro. Proprio nel periodo della sciopero dei camionisti. Io vado a metano e il metano, come ho appreso solo di recente, non viene portato con le autocisterne, ma tramite metanodotto, e dunque non manca mai. Inoltre non inquina e costa pochissimo. Meditate, gente, meditate.

Non ho avuto quindi problemi a muovermi, anche se ho dovuto percorrere l'interminabile Via Flaminia per arrivare a Roma evitando il blocco lungo l'autostrada all'altezza del casello di Roma Nord. Appena arrivato in città però, mi sono trovato imbottigliato nell'ingorgo più grosso che io riesca a ricordare. Praticamente buona parte della zona settentrionale di Roma (Olimpica, Prati, Trionfale e via dicendo) era bloccata. Si camminava a passo d'uomo. E il bello è che non si è capito che cosa fosse successo. L'indomani ne parlavano tutti.

Un motivo in più per non tornarci, a Roma. Ogni volta che ci vado non vendo l'ora di fuggire, di tornare alla mia campagna, ai miei gatti, al mio silenzio.

Non so se l'ho già detto, ma ci sono due sole cose che rimpiango di Roma: l'acqua e il clima. Per il resto è una città invivibile, sporca, disordinata, chiassosa e volgare. E forse mi manca qualche aggettivo.
Quanto ai camionisti, mi domando ancora come sia possibile che una qualsiasi categoria di lavoratori metta quasi in ginocchio un'intera nazione per rivendicare dei diritti. Può succedere solo da noi, in questa Italia lassista e menefreghista in cui tutti pensano ai propri diritti, e nessuno ai propri doveri. E i danni non li paga mai nessuno.

Amen.

giovedì 6 dicembre 2007

E' finita la terza stagione di Lost

Qualcuno di voi segue la serie televisiva "Lost"? C'è qualche Lost-maniaco fra i miei lettori?

Lunedì scorso ho visto il gran finale della terza stagione su Sky (e mi risulta che invece su Rai2 la stessa sia appena iniziata, perciò mi asterrò da qualsiasi spoiler).

Posso però dire che la caratteristica ricorrente di questa vicenda dai mille misteri è quella di disorientare lo spettatore con continui cambiamenti di prospettiva. L'unica cosa sicura è che non c'è nulla di sicuro, nulla che si possa dare per scontato e al quale ci si possa aggrappare per tentare di costruire da soli un'ipotesi di spiegazione. I tre fantasiosi realizzatori (Abrams, Lindelof e Cuse) si divertono a disseminare di indizi la storia dei superstiti del volo Oceanic 815 naufragati su una misteriosa isola del Pacifico, ma spesso questi indizi sembrano contraddittori. E' un atto un vero e proprio gioco di specchi in cui sembra non esserci una verità assoluta, ma molte verità relative, e anche diverse menzogne.

Comunque fra i tanti personaggi, tutti azzeccati devo dire, i miei preferiti sono Locke, Sawyer, Desmond e Ben. Questi ultimi due gli ascoltatori che seguiranno la serie su Rai2 impareranno a conoscerli ben presto. E in ogni caso non c'è mai un personaggio che sia tutto positivo o tutto negativo. Non c'è l'eroe senza macchia e il cattivo da combattere. Tutti sembrano avere qualcosa da nascondere, forse anche a se stessi, tutti possono essere di volta in volta vittime o carnefici, protagonisti o comprimari, vincenti o perdenti. E' in fondo la variegata realtà della vita dove non c'è sempre il bianco e il nero: c'è anche molto grigio.

Una vicenda molto dickiana, a pensarci bene. Più di uno ha avanzato interessanti paragoni fra Lost e l'opera del grande scrittore di fantascienza Philip K. Dick. Il quale postulava l'impossibilità di conoscere davvero la realtà, anzi metteva in discussione la stessa esistenza di una realtà condivisa: al suo posto c'è solo la realtà frantumata dell'individuo che rimane prigioniero dei propri limiti.
Adesso mi toccherà aspettare la primavera per sapere quali altre sorprese ci riserva la storia. Voi, intanto, se avete voglia di saperne qualcosa di più, divertitevi a digitare questo indirizzo sul vostro computer: http://it.lostpedia.com/wiki/Pagina_Principale

E state attenti: potreste diventare anche voi dei Lost-addict, come me.

giovedì 29 novembre 2007

Inaugurata la bretella di Villa Potenza

Vi parlavo qualche mese fa, non ricordo bene quando, della famosa bretella di Villa Potenza, una strada di scorrimento cha taglia fuori la suddetta frazione decongestionandone il traffico, e che a me fa anche comodo perché mi consente di arrivare a casa prima.

Ebbene, la bretella è stata inaugurata ieri, in pompa magna, presenti il presidente della Provincia, il sindaco di Macerata e altre autorità.

In realtà c'è poco di cui andare fieri, visti i tempi biblici occorsi per la realizzazione di un tratto di strada lungo nemmeno un chilometro, pianeggiante e senza ostacoli. Intoppi burocratici, ricorsi da parte di proprietari ai quali hanno sottratto qualche fazzoletto di terra, ritardi annosi negli appalti.

Insomma, le solite cose che succedono in Italia.

E' solo l'ennesimo esempio di inefficienza, per fortuna in questo caso limitato a un'opera pubblica di relativa importanza. Il problema diventa più consistente quando cominciamo a parlare di ospedali mai finiti, o finiti da anni e mai inaugurati, di strade di grande comunicazione interrotte a metà perché progettate male, di superstrade che vanno avanti a pezzi e bocconi da decenni (ne abbiamo un bell'esempio proprio nella nostra provincia), di metropolitane che avanzano a passo di lumaca.
Che ci vogliamo fare? Mica siamo nella civilissima Taiwan! Siamo in Italia, dove tutti reclamano i propri diritti ma nessuno pensa ai propri doveri. Tanto meno ai doveri istituzionali derivanti dall'essere stati eletti a cariche di responsabilità, non per investitura divina, ma perché qualcuno li ha liberamente e democraticamente scelti per rappresentarci e fare le cose giuste per conto nostro. Insomma che ne ha fatto a tutti gli effetti dei nostri dipendenti, come li chiama Beppe Grillo. Dipendenti che hanno solo privilegi, però, e nemmeno il pudore di andarsene quando sbagliano. Non voglio dire che debbano arrivare al punto di fare harakiri come certi politici giapponesi, ma certo se si levassero da torno ne guadagnerebbe l'immagine complessiva dell'Italia.

Ho un po' divagato: sono partito da una bretella e sono finito a parlare di politica con la P maiuscola. Non me ne vogliate: sogno sempre che le cose cambino. In meglio, non in peggio.

 

mercoledì 21 novembre 2007

Il mio gatto Robin

Fra i miei tanti gatti ce n'è uno che è cieco. Si chiama Robin. E' stato quello che si dice un pietoso caso... felino. Alcuni anni fa bisognava sgombrare il cortile di una casa in cui si era insediata una colonia di gatti. Fra questi c'era lui, poverino, già cieco, e nessuno lo voleva. Così un amico di Francesco, Fabrizio (anche lui animo sensibile) mi telefonò e mi spiegò la faccenda. Bene, gli dissi, portalo pure qui, tanto... gatto più gatto meno.

Così me lo portò e io lo lasciai subito libero di andare dove voleva. All'inizio non usciva mai di casa, era timidissimo e se ne stava sempre per i fatti suoi. Poi, poco a poco, ha preso coraggio, e adesso se ne va tranquillamente in giro per tutto il giardino, con tutti i tempi. E ritrova invariabilmente la via della porta di casa senza problemi.

Ogni tanto mi incanto a guardarlo mentre cammina. Sembra incredibile, ma non sbatte mai da nessuna parte. Avverte gli ostacoli con le vibrisse (vabbè, non parliamo difficile, diciamo con i baffi) e un attimo prima di urtare si scosta. Cammina anche abbastanza veloce, lungo certi itinerari che conosce bene. Certo, ogni rumore lo spaventa, anche quando si tratta di me: si gira a guardarmi con quegli occhi vuoti che mi fanno tanta tenerezza e cerca di captare l'eventuale pericolo. Prova addirittura a scappare, se cerco di prenderlo, almeno all'inizio. Poi, dopo qualche carezza, si calma. In compenso non l'ho mai sentito miagolare. Forse è anche muto, chi lo sa.
Storie di gatti. Ne avrei tante da raccontare. William Burroughs ha scritto un libro sull'argomento (Il gatto in noi) e Burroughs non è uno scrittore qualsiasi. Io non ho la pretesa di essere lui, ma forse prima o poi lo scriverò anch'io un libro sui gatti. Ho già pronto il titolo: Un gatto per tutte le stagioni.

martedì 13 novembre 2007

La morte di Gabriele Sandri

A me questa storia dell'omicidio del giovane tifoso laziale di domenica scorsa non mi convince per niente. Cerchiamo di ricostruire la situazione: ci sono alcuni occupanti di due o tre macchine che si mettono a litigare in una piazzola dell'autogrill, per motivi banali legati al tifo calcistico o forse per altre ragioni. Volano parole grosse, magari qualche cazzotto. Dall'altra parte dell'autostrada, a settanta, ottanta metri di distanza (forse più), c'è un agente della polstrada che, non si sa in quale modo misterioso, capisce che sta succedendo qualcosa. Chiunque avrebbe pensato che da quella distanza è praticamente impossibile intervenire, e invece questo agente che fa? Tira fuori la pistola d'ordinanza e spara un colpo in aria.

E già qui non si siamo. Perché io credo che un colpo d'arma da fuoco sparato da così lontano, con le macchine che nel frattempo sfrecciano sull'autostrada nei due sensi di marcia non si possa nemmeno sentire, e comunque sarebbe del tutto ininfluente a sedare l'eventuale rissa in atto.
Non contento, l'agente si mette a correre (verso dove?) e (secondo la sua versione) mentre corre parte un altro colpo che ferisce mortalmente il povero Gabriele Sandri che stava dormendo in macchina. Secondo un testimone, invece, l'agente si sente improvvisamente l'eroe di un telefilm americano e punta l'arma a braccia spianate per mirare alle gomme di una macchina che nel frattempo sta partendo, perché la rissa non c'è più. Con il drammatico esito che conosciamo. Come se dall'altra parte ci fossero dei terroristi o degli spietati delinquenti che bisogna fermare a tutti i costi.
Ma stiamo scherzando? Non c'è proporzione fra l'evento in sé e la reazione dell'agente. Che per di più si trova in un luogo presumibilmente affollato, e non è (a quanto ci dicono) un pivello né una testa calda.

E allora? Allora non lo so, ma mi sembra tutto così assurdo, così insensato, così stupido! Morire in quel modo a ventotto anni è davvero una incredibile, tragica, sfortunatissima fatalità. E non riuscire a spiegarsela non fa che peggiorare la cosa.

E se ci fosse qualcosa che non ci vogliono dire?

Ah, tutto quello che è successo poi, a Bergamo e a Roma, è solo l'ennesimo esempio della becera stupidità di frange estreme del tifo (probabilmente manipolate) che non si vuole spazzare via una volta per tutte. Forse perché a qualcuno fanno comodo.

lunedì 5 novembre 2007

Ho rivisto Antonella

Squillo di trombe, rullo di tamburi! E' successo!

Che cosa, vi domanderete voi. Ebbene, è successo che ho rivisto Antonella, la mia fidanzata di un tempo, della quale parlavo in un post circa sei mesi fa.

Dopo la bellezza di quasi quarant'anni ci siamo rivisti in quel di Macerata. Non so se vi è mai capitato, ma rivedere una persona cara (e cara è dire poco, in questo caso) dopo così tanto tempo fa sempre un certo effetto. Perché nel frattempo tu sei cambiato, lei è cambiata, il tempo ha pensato bene di infierire su entrambi, e soprattutto ognuno si porta appresso un ricordo fossilizzato negli anni, che certamente non coincide con la realtà dell'uno e dell'altro.

E invece è andato tutto bene, alla grande, direi. Come se non fosse successo niente, come se non ci fosse quel grande buco aperto fra di noi, con i binari della vita che per ognuno hanno portato il treno verso direzioni diverse. Facendo di noi, a tutti gli effetti, due persone diverse. La lunga frequentazione virtuale attraverso centinaia di email ha certamente influito nel ricostruire un minimo di intimità, ma quando si passa dalla realtà virtuale alla realtà... reale è tutta un'altra storia. Ed è stata una bella storia: calda, piacevole, quasi complice nella sua apparente semplicità e naturalezza.
Per qualche ora mi sono ritrovato a fronteggiare un fantasma del passato. E non è diventato un film dell'orrore, casomai una piacevole commedia brillante interpretata da due attori un po' attempati, ma ancora in gamba. E scusate se è poco.

mercoledì 24 ottobre 2007

L'estinzione delle piattole

Se non avete niente, ma proprio niente da fare, andatevi a leggere questa notizia: http://notizie.tiscali.it/stranomavero/articoli/07/ottobre/piattole_rischiano_estinzione_132.html

Uno dirà: le piattole? Per carità! Bestiacce immonde. Che crepino e si estinguano pure. Personalmente non ho particolare simpatia per questi insetti, così come, nell'ordine, per zanzare, mosche e bacarozzi. Li reputo esseri inutili e fastidiosi, quando non pericolosi per la salute. Al contrario, amo svisceratamente ragni, formiche, api e simili, perché almeno sono operosi e non semplici parassiti che campano alle spalle di altre forme animali. Se posso evito di disturbarli e di ucciderli.
Ma se qualcuno (Dio? Il caso? Il Grande Cocomero?) ha messo al mondo anche quegli altri insetti di cui sopra, forse un motivo esisterà. Magari noi non lo vediamo, ma un ruolo nel grande quadro della natura lo avranno, e chi siamo noi per contrastarlo?

mercoledì 17 ottobre 2007

Andrò in pensione il più tardi possibile

Accidenti, non scrivo niente da una decina di giorni.

Il fatto è che, dovendo collegarmi dalla biblioteca, mi tocca sottrarre tempo al mio lavoro, e questo, per un tipo come me, è inaccettabile. Scendo a compromessi con me stesso perché non posso fare altrimenti, e poi magari moltiplico il mio impegno lavorativo, ma c'è sempre quel diavoletto dentro che mi rimprovera e mi richiama all'ordine.

E a proposito di lavoro, sento tanta gente che non vede l'ora di andare in pensione. Anche gente che non fa lavori usuranti. Pare che la stragrande maggioranza degli italiani faccia lavori che non gli piacciono, e questo è molto triste, perché a pensarci bene significa vivere male una parte consistente della nostra vita di adulti.

Io invece ho sempre fatto lavori che mi piacevano, in mezzo a carte e libri, e in questo sono evidentemente un uomo fortunato. Infatti andrò in pensione il più tardi possibile, e spero per allora di avere la connessione veloce anche a casa.

Da quanto ho capito, in base al nuovo accordo sul welfare (altro anglicismo del tutto gratuito) potrò andare in pensione dal 2013.

Se camperò ancora.

lunedì 8 ottobre 2007

Romanzi di storia alternativa

Sto leggendo un romanzo di fantascienza nel quale si ipotizza che Garibaldi sia stato chiamato da Lincoln in America per aiutare l'esercito nordista a vincere la Guerra di Secessione. Ma le cose vanno male, Garibaldi viene sonoramente sconfitto e così non solo il nord non vince, lasciando spazio a un'America alternativa in cui sono i confederati a prevalere, ma le stesse vicende italiane subiscono un clamoroso cambiamento: Garibaldi, ferito e umiliato, annientato anche nel morale, si ritira subito a Caprera, non partecipa nel 1866 alla Terza Guerra d'Indipendenza, e il Veneto e il Trentino rimangono all'Austria. Ancora ai giorni nostri troviamo una Venezia che è semplicemente un territorio dell'Impero austriaco perché la storia così come la conosciamo non si è mai verificata.

Trovo affascinanti queste storie di storia alternativa, o ucronia. Che cosa sarebbe successo se...?
La fantascienza abbonda di romanzi sul tema. Probabilmente il più famoso è The Man in the High Castle, del mio amico Philip K. Dick, dove si ipotizza che le forze dell'Asse (Germania e Giappone, più che l'Italia) abbiano vinto la Seconda Guerra Mondiale. E così ci ritroviamo un'Europa sostanzialmente germanizzata, e un'America divisa a metà fra le due potenze: la fascia atlantica soggetta ai tedeschi, quella pacifica dominata dai giapponesi.

Anche un altro romanzo, Fatherland di Thomas Harris, racconta di una Germania che ha vinto la guerra, ma la sua influenza si limita all'Europa, mentre in Bring the Jubilee lo scrittore Ward Moore racconta anche lui di un'America in cui la guerra di Secessione è stata vinta dai sudisti.
Potrei continuare a lungo. Ci sono momenti topici della storia in cui le cose potevano andare in un modo o in un altro, quelli che un altro scrittore di fantascienza ha chiamato "bivi nel tempo". E i cambiamenti possono essere anche clamorosi. Pensate per esempio se Napoleone non fosse stato sconfitto a Waterloo: probabilmente non ci sarebbe stato bisogno di aspettare 35 anni per vedere l'indipendenza d'Italia. O magari lo stesso Napoleone si sarebbe trasformato in un tiranno, rinnegando le sue idee libertarie, ma in ogni caso la storia sarebbe stata diversa. Noi saremmo stati diversi.
La fantascienza mi piace per questo (quando è di qualità, naturalmente): perché apre il cervello, abitua a ragionare in modo diverso, stimola l'immaginazione.

sabato 29 settembre 2007

La fantasia dei pubblicitari

Ma chi l'ha detto che i finlandesi usano in modo massiccio il chewing-gum allo xilitolo? E l'antico vaso che deve essere salvato da anni? E il detersivo marsiglia che puzza come il peggior sapone di quando ero piccolo? E lo scoiattolo che emette sbuffi d'aria gelida da orifizi indecorosi? E le automobili che volano attaccate a palloncini? E la bambina il cui papà lavora nel mulino bianco?

Certo che la fantasia dei pubblicitari è davvero incredibile. A volte ai limiti del buon gusto, spesso provocatoria, quasi sempre spudorata e menzognera, ma che fa? Tanto la gente accetta tutto, e non di rado se ne fa condizionare. La pubblicità crea bisogni che non ci sono, costruendo un consumatore a sua immagine e somiglianza. E spesso vede più lontano.

Mi ricordo che qualche anno fa, nel vedere gli spot della Telecom con Massimo Lopez nella veste di condannato a morte che aveva diritto a un ultimo desiderio e sceglieva di parlare al telefono con qualcuno, prolungando la telefonata all'inverosimile, mi domandavo che senso avesse incentivare la conversazione telefonica. Concepivo ancora il telefono come uno strumento di comunicazione, e non di conversazione.

Che ingenuo che ero! La situazione di oggi è sotto gli occhi di tutti, e dunque aveva ragione Telecom, che ci aveva visto lungo.

Io invece ci vedo corto, e provo ancora nostalgia per i semplici spot di una volta: Omo lava più bianco, Ava come lava eccetera.

Mi sorprendo anche a vedere con piacere quella che forse è la pubblicità più vecchia ancora trasmessa in TV: la scenetta del ciclista che attraversa la città con un enorme pennello, e un vigile lo ferma e gli chiede che cosa stia combinando. Il ciclista risponde: "Devo dipingere una parete grande, ci vuole un pennello grande". E il vigile: "Non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello. Cinghiale!"
Be', sarà stupida, ma mi fa ancora ridere. E' abbastanza naif da poter reggere anche a distanza di anni.
Però la raccomandazione rimane: quando comprate un prodotto, ricordate che pagate anche l'eventuale pubblicità. Poi non lamentatevi che non arrivate a fine mese (altro tormentone che rispunta fuori ogni settembre, che palle!).

lunedì 24 settembre 2007

Chiamatemi nonno

Magno cum gaudio annuncio al mondo che Rose aspetta un bambino!

Il che significa che io diventerò nonno. E' la prima volta che mi succede, perciò mi perdonerete se faccio un po' il fanatico. Nascerà a marzo dell'anno prossimo, ed è un maschio (ma se anche fosse stata una femmina non cambiava nulla).

Naturalmente in tutto questo non ho nessun merito. Si diventa nonni senza volerlo, e in genere è un evento gioioso che all'inizio può anche comportare qualche problema per i futuri nonni. Significa accettare l'idea dell'età che avanza. Per me no. So già da tempo di non essere più giovane, e dunque mi godo in pieno questa bella notizia.

Come sarà? Mi sembra di averne già parlato in qualche post precedente. Ho visto il frutto di un'unione irlandese/taiwanese, e si tratta di due bambine incredibilmente belle, che a vederle non riesci a definirle né orientali né occidentali. Un po' tutte e due, se vogliamo, un mix che ha preso il meglio dall'una e dall'altra razza.

In quel caso abbiamo però due femmine. Sarà lo stesso per i maschi? L'esito dell'incrocio genetico, intendo? Non potrò saperlo prima di sei mesi.

Vabbe', come si dice in questi casi l'importante è che sia sano.
Chiamatemi nonno.

venerdì 3 agosto 2007

Tornato da Taiwan: sopravvissuto

Eccomi qua.

Sono tornato con il mal d'Asia, anche se ho sofferto il caldo in modo inenarrabile, anche se il tempo in aereo non mi passava mai, anche se non sono mai stato fermo, anche se ho mangiato cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare...

Però ho vissuto per una decina di giorni in una sorta di estasi mistica in cui tutto mi sembrava bello e gentile e il mio quotidiano di libri e gatti era solo un lontano ricordo. Immaginate cosa significhi passare da un luogo con abitanti (umani) uno a un luogo con abitanti (umani) qualche milione. E poi viceversa. Ma si sa, sono una vecchia roccia e anche stavolta sono sopravvissuto, come peraltro recita la T-shirt che acquistai l'anno scorso e che ancora indosso con orgoglio: I Survived Taiwan. E Hong Kong. E Macao.

Il tempo di riordinare le idee e potrete godervi un Diario taiwanese bis con cui sollazzarvi nelle ore più calde del Ferragosto.

Intanto potete già godervi una mia foto mentre faccio finta di mangiare in aereo.

sabato 30 giugno 2007

In partenza per Taiwan in estate

Oggi Francesco parte per l'Italia con il suo gruppo di studenti.

Lunedì andrò a prenderlo a Perugia. Staremo qui per un paio di settimane, poi andremo a Roma e di lì, il 17 luglio, ci imbarcheremo insieme per Taiwan.

Come ho già scritto sono curioso di rivedere l'isola, anche perché ci torno in un periodo diverso da quello in cui ci sono stato un anno e mezzo fa. In piena estate, a godermi il mitico caldo umido di Taipei, dove nessuno ha il riscaldamento dentro casa, ma tutti hanno il condizionatore d'aria.
Per tutto il mese di luglio, dunque, non ci sarò. Sul blog, intendo. Non che qualcuno si strapperà i capelli per questo, ma è giusto informare.

Tornerò ad agosto con un altro diario taiwanese.

lunedì 25 giugno 2007

Pubblicità assurde

Guardate la fotografia che ho aggiunto oggi.

Non è una mia creazione, non l'ho inventata io. L'ho trovata nella confezione di un film in DVD.
Ebbene sì, era necessario specificare che il DVD non è commestibile, fosse mai che qualche sballato in preda ai fumi della droga o dell'alcol dovesse sgranocchiarselo con l'aperitivo preserale.
In realtà una spiegazione c'è, ma semmai aggiunge maggiore comicità alla cosa: si tratta infatti di una promozione che si chiama "MordilDVD", e dunque meglio essere scrupolosi e mettere le cose in chiaro. I DVD non si mangiano, anche se noi vi invitiamo a farlo...

Questo mi conferma nella mia convinzione che spesso la pubblicità si prende gioco della nostra intelligenza. Oltreché saccheggiare i nostri portafogli.

lunedì 18 giugno 2007

La burocrazia italiana

Ecco, appunto.

Se qualcuno ha letto il commento al mio ultimo post (commento di mio figlio Francesco) capirà il motivo per cui ho scritto ciò che ho scritto.

Lui paga cifre ridicole in cambio di servizi più che decorosi. E ho dimenticato di aggiungere una cosa. Fino a qualche anno fa, diciamo una quindicina, la dichiarazione dei redditi me la facevo da solo. Mi prendevo il mio bel modello 740, mi sedevo e scrivevo. Ci voleva magari un'oretta, ma alla fine era pronto. Lo mettevo in busta e lo spedivo all'Ufficio Imposte Dirette (che oggi, in questo balletto di nomi tutti cambiati) si chiama Agenzia delle Entrate.

Oggi come oggi non posso più farlo. Non ne sarei capace e devo rivolgermi a un CAAF, dove per fortuna l'incaricato non mi fa pagare niente, bontà sua. C'è un programma sul computer che fa tutto lui e alla fine sputa fuori la sentenza.

E così, invece di semplificare le cose, il nostro fisco le ha complicate. A quando un governo che capirà quanto sia importante avvicinarsi al contribuente e trattarlo come un soggetto che ha doveri, ma anche diritti? Fra cui quello di non sentirsi un idiota di fronte alle astrusità della burocrazia?

 

martedì 12 giugno 2007

Il peso delle tasse

Bolletta del telefono: traffico effettivo 5 euro (o giù di lì), totale da pagare 60 euro (o giù di lì). Il resto sono canone, servizi, tasse, iva eccetera. Telecom s'ingrassa sul niente che mi addebita ogni volta. E non vale nemmeno la pena di cambiare gestore. Se non lo pago a Telecom, il canone lo devo pagare a qualcun altro. Alla faccia della concorrenza.

Bolletta della luce: qui la proporzione fra consumo effettivo e totale da pagare è più umana, ma rimane il fatto che, nonostante mi sforzi di economizzare (quanta energia elettrica può consumare una persona sola? Lavatrice una volta alla settimana, lavastoviglie una volta alla settimana, forno il minimo possibile, ferro da stiro mai, l'acqua calda arriva con il gas, le luci le accendo quel tanto che basta per non rimanere al buio) non riesco mai a pagare meno di 70-80 euro a bimestre.
La settimana scorsa sono andato a fare la dichiarazione dei redditi e ho scoperto di essere debitore con il fisco di qualcosa come 1200 euro per qualche reddito in più derivante da traduzioni (roba di 3-4000 euro nell'anno). Reddito in parte tassato alla fonte, così come quello da lavoro dipendente. Così si prendono i soldi due volte.

Questa settimana mi tocca l'ICI. La prossima l'assicurazione della macchina. Un mese fa il bollo della macchina: 238 euro per una volgarissima Honda Civic, neanche fosse una Ferrari.
E poi i tributi locali: acqua (talmente calcarea che ho dovuto mettere un addolcitore perché mi stava intasando tutte le tubazioni), rifiuti (io da solo, quanti rifiuti produrrò mai?), e per fortuna non sono collegato al sistema di fognatura. Scarico per conto mio in una fossa settica.
In Italia si paga davvero troppo in balzelli di vario tipo. Abbiamo una pressione fiscale spaventosa, ingiusta. In cambio poi di servizi in qualche caso da terzo mondo. Capisco chi è tentato di evadere o di eludere.

Di chi sia la colpa non lo so. Si parla da anni di ridurre il peso delle tasse, tutti sembrano d'accordo, ma poi in pratica nessuno lo ha fatto, anzi, il nostro governo cosiddetto di sinistra le ha addirittura aumentate ancora. Meno male che c'è il tesoretto.😑

Quasi quasi mi trasferisco a Taiwan.

martedì 5 giugno 2007

Connessione veloce in campagna

Abito in campagna, in una zona scarsamente popolata, e non ho speranza che Telecom mi usi la cortesia di portarmi a casa la connessione veloce. Non nei prossimi cinque anni, almeno.

Perciò mi connetto dal posto di lavoro, con tutte le parsimonie del caso, dal momento che con una connessione a 56 k non andrei troppo lontano.

Per il momento mi può anche andar bene così. In fondo risparmio. Ma quando, fra qualche anno, andrò in pensione? Il problema mi assillava fino a quando, alcune settimane fa, ho saputo di un progetto di copertura del territorio mediante connessione wireless. Ho partecipato a una riunione in comune e ho potuto verificare che il progetto è serio e destinato comunque a produrre risultati a breve termine.

Spero dunque di poter far parte quanto prima del numero dei fortunati che navigano veloci nel mare magnum della rete.

Così come stanno le cose mi sento davvero tagliato fuori dal mondo, un reietto. Per molti aspetti l'isolamento è ciò che voglio, da quella sorta di lupo solitario che sono diventato, ma per favore non toglietemi Internet. E il Mulo.

mercoledì 30 maggio 2007

Train-surfing in Brasile

Il mondo è pieno di imbecilli.

Non bastano quelli che si arrampicano sui grattacieli, quelli che corrono "a fari spenti nella notte", quelli che si lanciano nel vuoto appesi a una corda elastica. Adesso in Brasile ci sono anche quelli che praticano il cosiddetto "train-surfing". Salgono sul tetto dei vagoni e saltano da un vagone all'altro mentre il treno procede ad alta velocità, cercando di non cadere e di evitare gli ostacoli che si presentano, cavi elettrici soprattutto. Ogni tanto qualcuno ci rimane secco, folgorato, menomato, o paralizzato su una sedia a rotelle.

Siccome la vita è noiosa, dicono loro, facciamo qualcosa per renderla più emozionante. Almeno, a differenza della droga, si riescono ad abbattere i costi. Morire, infatti, nel caso loro non costa nulla.

martedì 22 maggio 2007

I cinema di una volta

Quand'ero piccolo (sto parlando degli anni 50) andavo spessissimo al cinema. Dalle mie parti (quartiere Prati) c'erano sale cinematografiche in abbondanza, per tutte le tasche, dalla prima visione giù giù fino alla seconda, la terza, la sala parrocchiale (detta volgarmente "pidocchietto"). Si entrava al primo spettacolo e si poteva, volendo, rimanere fino all'ultimo, rivedendo così il film più di una volta. Non bisognava mettersi in fila, tranne il sabato e la domenica, e allora sì che c'era da fare a cazzotti per entrare, e si stava magari per due ore intere sempre in piedi, litigandosi ferocemente il posto che si liberava! Si entrava quando si voleva, anche a metà spettacolo, non c'era da prenotare, né da passare attraverso le forche caudine delle merendine, bibite e caramelle. Se al buio non trovavi il posto c'era la mascherina, in genere una ragazza con un incredibile abito a vita strettissima che la rendeva molto vistosa, e che ti indicava il sedile libero con la luce della torcia elettrica. Cento lire di mancia ed era fatta. Magari dovevi fare alzare tutta la fila per raggiungere l'ultimo sedile disponibile, ma nessuno protestava. Allora le cose funzionavano così.

Al cinema si poteva fare di tutto: fumare, naturalmente, mangiare, gettare i rifiuti per terra, e qualche mamma faceva anche fare la pipì al figlio piccolo, con discrezione, in un angolo della sala. Mi ricordo in particolare il Giulio Cesare, un grande cinema tuttora esistente, che aveva il tetto apribile. Nell'intervallo fra un tempo e l'altro si cambiava l'aria e si vedevano enormi nuvole di fumo che uscivano dalla sala.

Si mangiavano porcherie incredibili, come i mostaccioli (che non ho mai capito bene che cosa fossero), le mosciarelle (che, al contrario, erano castagne seccate, durissime da masticare), le fusaje (in italiano i lupini) e altra robaccia del genere. Qualche volta, soprattutto nelle sale minori, la qualità della pellicola non era un gran che, magari il sonoro non era in sink con le immagini, e allora dalla sala si levavano cori di buuuuh!

Certe volte ci trovavi anche il pedofilo (ma allora nessuno lo chiamava così, si usavano epiteti più coloriti) che ti metteva in mano qualche monetina da cento lire, tu le accettavi e dopo un po' te la filavi a gambe levate, andandoti a cercare un altro posto. Tanto in zona li conoscevano tutti e sapevano come tenerli alla larga.

Erano bei tempi, ingenui e spensierati. O più probabilmente lo era la mia età.

martedì 15 maggio 2007

Carosello

Trent'anni fa, nel 1977, mia nipote Barbara non era ancora nata. Mio figlio Francesco aveva nemmeno due anni. Trent'anni fa finiva Carosello, il primo grande contenitore pubblicitario della TV ancora in bianco e nero.

Per quelli che non c'erano o che erano troppo giovani, Carosello sarà un nome che non evocherà nulla di particolare. Ma per chi l'ha vissuto e frequentato, è il simbolo di una pubblicità che non c'è più, sostituita da quella strillata e spesso provocatoria e di cattivo gusto di oggi. Di un mondo che non c'è più, direi, fatto di sentimenti semplici, di personaggi ingenui, di musiche e battute che sono entrate nel nostro inconscio collettivo.

Carosello equivaleva, per i più piccoli, allo spartiacque fra lo stare svegli e l'andare a letto. Più che una concessione era quasi una regola non scritta. Dopo cominciavano le trasmissioni per gli adulti, e questo significava che Carosello era una trasmissione per i più piccoli, o comunque anche per loro.
Vi hanno preso parte attiva attori, registi, sceneggiatori, disegnatori di prim'ordine. E vi hanno mosso i primi passi personaggi straordinari come Calimero il pulcino nero, Angelino, Gregorio il guardiano del pretorio, Ulisse e l'ombra e tanti altri.

Ma quello che mi ha fatto sempre impazzire è La linea, un bizzoso pupazzo animato da Osvaldo Cavandoli che prende vita da una linea continua (si vede la mano del disegnatore mentre la traccia). Un'invenzione assolutamente geniale.

Per chi fosse interessato, e per tutti i nostalgici di Carosello, c'è un bel sito che si chiama Mondo Carosello (http://www.mondocarosello.com/) in cui si trovano anche numerosi filmati originali degli anni 50, 60 e 70.

lunedì 7 maggio 2007

Antonella

 Esattamente quattro anni fa, il 7 maggio 2003, più o meno a quest'ora, ricevevo questa email:


ciao, sto iniziando a viaggiare qua e la con il computer e la mia inguaribile curiosità mi ha fatto arrivare fino alla tua probabile mail. Se sei Maurizio Nati, laureato in Lingue come me all'Università di Roma (Magistero) nel '70 (o 71?), compagno di viaggio a Londra nell'estate del 1966, mandami una mail, mi farebbe piacere avere tue notizie; would you like to be one of my penpals? Perdona il riferimento infantile all'amico di penna ma i miei alunni mi hanno contagiato e trovo divertente questo tipo di conversazione.

cari saluti Antonella.


Chi è questa Antonella? Ebbene, dovete sapere che è stato il mio grande amore all'inizio dei miei anni venti. Una storia durata oltre tre anni e poi finita miseramente perché mi lasciò con motivazioni che non ho mai capito fino in fondo, e probabilmente nemmeno lei. Una storia come tante, in fondo, in un'età in cui l'amore sembra la cosa più importante della vita e dunque quando finisce ti sembra di morire.

Certo che sono io, le rispondo. Da quale buco nero spunti fuori? O qualcosa del genere.

E così, dopo 34 anni, è ricominciato un rapporto (questa volta solo epistolare) che dura tuttora. E mi sono trovato a rivivere un passato che avevo nascosto da qualche parte dentro di me, ma in fondo mai del tutto cancellato. Combattuto fra il ricordo di una ragazza nel fiore degli anni e la realtà di una donna ormai matura, moglie e madre di famiglia. E le due immagini non corrispondono, né potrebbero mai corrispondere.

Da quattro anni ci scambiamo confessioni, battute, pensieri, speranze e fotografie solo per scoprire che non siamo più quelli di allora, che la vita ci è passata sopra e ha fatto di noi due persone diverse. Troppa acqua è passata sotto i ponti. Ma nello stesso tempo per ritrovare un'amicizia (solo virtuale, per il momento) che quotidianamente ci unisce al di là dei percorsi differenti che abbiamo seguito. E per riscoprire affinità sorprendenti che stranamente allora non bastarono a tenerci insieme. Ma nessun rimpianto, nessuna recriminazione per ciò che poteva essere e non è stato. Non sapremo mai se avrebbe funzionato.

Non ci siamo ancora rivisti. Lei insiste, io nicchio. Lei sta a Roma e io sto qui nelle Marche. Prima o poi succederà, e magari ve ne renderò conto. Per il momento mi diverto a coltivare questo strano rapporto a distanza e a riflettere sull'imprevedibilità della vita. Passare dallo stato di innamorato a quello di pen-pal potrebbe sembrare un'irriverenza, una crudele ironia. E invece è un'evoluzione giusta e coerente, una delle tante nel labirinto delle infinite variabili che ci si presentano spesso e che ci costringono a una scelta. Se giusta o sbagliata, lo scopriremo solo vivendo, come diceva il buon Lucio Battisti.


mercoledì 2 maggio 2007

La fortuna è cieca, mentre...

Un americano ha vinto un milione di dollari a una lotteria spendendo una somma irrisoria. Il tapino, vinti tutti quei soldi a gennaio, ha scoperto di avere un cancro ai polmoni a febbraio e a marzo è morto. Quando si dice ironia della sorte!

Faccio bene io, che non ho mai comprato un gratta e vinci o un biglietto della lotteria, non gioco al totocalcio, all'enalotto, al superenalotto, al videopoker, nemmeno alla tomboletta di Natale. Mi accontento di quello che ho. Meglio non sfidare la fortuna. Che come si sa bene è cieca, mentre la sfiga ci vede benissimo.

martedì 24 aprile 2007

Frodi via posta elettronica

Da tempo immemorabile continuo a ricevere messaggi come questo:

Caro membro di Intesa Sanpaolo, per i motivi di sicurezza abbiamo sospeso il vostro conto di operazioni bancarie in linea a Intesa Sanpaolo. Dovete confermare che non siete una vittima del furto di identità per ristabilire il vostro conto.

Dovete scattare il collegamento qui sotto e riempire la forma alla seguente pagina per realizzare il processo di verifica-

 

(INDIRIZZO CANCELLATO, non si sa mai!)


Li ringraziamo per la vostra attenzione rapida a questa materia. Capisca prego che questa e una misura di sicurezza progettata per contribuire a proteggere voi ed il vostro conto. Chiediamo scusa per eventuali inconvenienti


Francamente, Reparto Di Rassegna Di Conti Di Intesa Sanpaolo


Non risponda prego a questo E-mail. La posta trasmessa a questo indirizzo non puo essere risposta a.

Se non fosse che si tratta di una frode (e qualcuno purtroppo ci casca) bisogna dire che è divertente, se non altro per l'italiano approssimativo (certamente frutto di un traduttore automatico).
Ma chi mai può cadere vittima di un imbroglio così stupido? Certamente non coloro che non hanno un conto corrente con Sanpaolo Banca Intesa (almeno spero), ma anche quelli che ce l'hanno, suvvia, come possono essere così ingenui? Eppure qualche pesce abbocca all'amo, clicca su quell'indirizzo malandrino e rimane fregato. Quello che succede esattamente non lo so, immagino che si corra il rischio di trasmettere dati bancari riservati a chi certamente ne farà cattivo uso.
E allora la morale qual è? Che la stupidità, oltre certi limiti, è una colpa, ed è giusto che venga punita. O no?

venerdì 20 aprile 2007

Un uso non sessista della lingua

La guerra delle donne è silenziosa, spietata, incessante. Una guerra non dichiarata che parte da lontano, dalle suffragette, dalla rivoluzione femminista degli anni sessanta, per arrivare alle quote rosa e alle novità nel campo del diritto di famiglia. Magari le donne si sono dimenticate di rinunciare a qualche privilegio che invece si tengono ben stretto, alla faccia della parità, ma questa è un'altra storia.

Adesso la guerra si sposta sul piano semantico. Vogliono cambiare le parole. Perché, sostengono loro, dire il "senatore" Maria Rossi, quando esiste la forma femminile "senatrice"? Analogamente per "ispettore" (ispettrice), "ambasciatore" (ambasciatrice), "lettore" (lettrice) e via dicendo. Giusto.
Le cose si complicano un po' quando scopro che non si deve dire la "studentessa", bensì la "studente", non la "vigilessa" ma la "vigile", non la "poetessa" ma la "poeta", non la "avvocatessa" ma la "avvocata" (mai "avvocato" riferito a una donna, per carità!).

Ohibò, qui si vogliono cambiare abitudini radicate, minare alla base le nostre certezze linguistiche.
E così di questo passo troviamo la "ministra", la "pretora", la "assessora", la "chirurga", addirittura la "arbitra".

Ma il bello deve ancora venire. Non esiste ancora il sacerdozio femminile, ma quando esisterà avremo nientedimeno che "la prete". Avete letto bene: la prete. Oppure "la sacerdote". Perché giustamente prete e sacerdote non sono sostantivi maschili e quel s.m. (singolare maschile) che troviamo in tutti i dizionari della lingua italiana è soltanto una volgare prevaricazione perpetrata dai linguisti ai danni delle donne.

Se non ne avete abbastanza potete andare a leggervi altre amenità del genere nelle Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana all'indirizzo: http://www.provincia.rimini.it/informa/statistiche/altre/2003_genere/allegati/linguaggio.PDF.

venerdì 13 aprile 2007

Batosta della Roma contro il Manchester

Dopo una doverosa pausa di riflessione non posso esimermi da qualche commento sulla terrificante batosta della Roma in quel di Manchester.

Tifo giallorosso da quasi quarant'anni e non ricordo una sconfitta dalle dimensioni così pesanti. Mi sento perciò umiliato per una figuraccia calcistica che francamente si poteva evitare. Nulla da salvare, in quella partita. E' stato un suicidio tattico che francamente non so se attribuire più all'allenatore o ai giocatori. Probabilmente a tutti e due. Di certo la Roma si è giocata buona parte della credibilità internazionale che si era conquistata con molta fatica e con pieno merito.
Su un giornale ho letto una definizione, riferita al gruppo, che mi sembra calzante: presuntuoso e immaturo. Ma presuntuosi siamo stati forse un po' tutti nel celebrare in anticipo le lodi di una squadra che ha, sì, grandi qualità, ma solo se gioca al completo. Basta togliere qualche pezzetto e il giocattolo mostra tutti i suoi limiti. Squadra troppo corta, dunque, e in questo caso anche frastornata dalla magia di Anfield Road, che pare metta i brividi solo a entrarci.

Aggiungiamo le condizioni non perfette di qualche giocatore, diversi errori che normalmente non vengono commessi da giocatori peraltro affidabilissimi, e il fatto che, davvero, al Manchester riuscisse tutto, ma proprio tutto, senza sforzo apparente.

Ma da questo a stroncare una squadra e un allenatore che hanno raggiunto risultati inattesi con un organico tanto risicato ce ne corre. Non si può buttare a mare tutto. Bisogna semplicemente fare tesoro di questa sconfitta e metterla subito da parte, non lasciarsene condizionare. Ricominciando da domenica come se niente fosse accaduto. C'è ancora un secondo posto da difendere e una Coppa Italia da conquistare.

sabato 7 aprile 2007

Lavori pubblici a Taiwan e in Italia

A luglio tornerò a Taiwan.

Sono molto curioso di scoprire se l'impressione positiva della prima volta verrà confermata. Di scoprire quanti chilometri di metropolitana hanno costruito in questo anno e mezzo. Di scoprire se magari nel frattempo hanno tirato su qualche nuovo grattacielo o centro commerciale o tratto di autostrada.
Perché laggiù queste cose le fanno a tempo di record. Mentre qui da noi se la prendono un po' più comoda. La famosa bretella di Villa Potenza, per esempio. Per chi non lo sapesse, Villa Potenza è una frazione di Macerata, giù nella valle del Potenza. Da anni progettavano un bypass per evitarne l'attraversamento, ma si sono sempre scontrati con problemi burocratici di esproprio e con cavilli procedurali, conflitti di competenza e altre amenità del genere. Cose che succedono solo in Italia.
OK, risolti questi problemi sono partiti i lavori nell'autunno scorso. Dopo sei mesi la strada non è ancora finita. Volete sapere quanto è lunga? 800 metri, senza nessun ostacolo naturale. 800 miserabili metri di terreno pianeggiante. Non si può considerare un'incompiuta perché prima o poi verrà compiuta, ma è un esempio di come vanno le cose in Italia.

Quando sarà inaugurata ve lo farò sapere. Che tra l'altro fa molto comodo anche a me.
Ah, a proposito, buona Pasqua a tutti.

sabato 31 marzo 2007

L'avvento della TV digitale

A proposito di censura, mi è stato segnalato un sito che riporta anticipazioni preoccupanti per quelli che guardano la televisione. Cioè quasi tutti, almeno nei paesi civilizzati, che gli altri hanno altre rogne da grattarsi, poveretti.

Già sapete, immagino, che presto o tardi dovrete buttare via l'antenna terrestre. Dal 2009, infatti, per legge in Italia si potrà trasmettere solo per via digitale: satellite, cavo, digitale terrestre, apparecchi mobili o altre diavolerie che inventeranno.

Ma il bello (o il brutto) è che il Grande Fratello (non quello squallido del reality, ma quello preconizzato da Orwell nel 1948, e che esiste eccome) si sta già attrezzando per renderci la vita difficile con un marchingegno tecnologico chiamato DVB Project. Come? E' troppo lungo da spiegare, fate prima a cliccare sull'indirizzo: http://www.partito-pirata.it/?q=node/75.

Nella migliore delle ipotesi guarderemo la televisione se, come e quando diranno loro, e con tutti i limiti imposti da loro. Nella peggiore il Grande Fratello avrà avuto definitivamente partita vinta.

giovedì 22 marzo 2007

Il caso Imprimatur

La volta scorsa parlavo di censura e di libri proibiti. Non c'è più l'Index Librorum Prohibitorum, per fortuna, ma ci sono tanti modi per impedire la diffusione di un libro senza ricorrere al rogo.

L'esempio più recente, almeno quello di cui sono informato, riguarda un libro che si chiama Imprimatur, scritto a quattro mani da Rita Monaldi e Francesco Sorti (per la cronaca moglie e marito). Pubblicato nel marzo del 2002 dalla più grossa casa editrice italiana (Mondadori), il libro si attesta ben presto fra quelli più venduti in Italia. A tal punto che dopo un mese ne esce una seconda ristampa e poi addirittura una terza.

In seguito le cose si complicano. Mentre le librerie, ancora subissate di richieste, rimangono a secco, il libro scompare dalla circolazione e viene depennato dai cataloghi dell'editore. Contemporaneamente viene anche tradotto e pubblicato in venti lingue e 45 paesi diversi, sempre con grande successo.

Si arriva così al paradosso che un'opera scritta da italiani è fruibile in tutto il mondo meno che in Italia. Ma c'è di più. Un editore olandese si è offerto di pubblicarne 1000 copie in italiano, che però non vengono vendute nelle librerie del nostro paese, ma solamente on-line, nelle librerie italiane all’estero e in quelle straniere in Italia.

Ma di che parlerà mai questo libro? E' in sostanza un romanzo storico (il primo di una serie di sette, peraltro), nel quale però si pestano i piedi al Vaticano...

Io non l'ho ancora letto (ma ne sto aspettando una copia dall'autore, che ho avuto la fortuna di conoscere telefonicamente), e dunque non sono in grado di esprimere un giudizio. Ma la storia non mi piace. Un po' come successe con Il Codice Da Vinci si è cercato di impedire la libera scelta dei lettori con un'operazione a dir poco subdola. Tra l'altro, un editore che pubblica un libro e poi lo ripudia così clamorosamente ha come minimo qualche problema di coerenza.
Vi ho solo accennato la vicenda per sommi capi. Se siete interessati a saperne di più c'è un bel sito Internet che vi svelerà tutto il mistero ( http://www.attomelani.net/).

E la prossima volta un'altra storia illuminante sul futuro televisivo che ci aspetta.

mercoledì 14 marzo 2007

Le coppie di fatto

Ma, DI.CO. io, possibile che si debba fare tutto questo cancan sul tema delle coppie di fatto? Da giorni, settimane, forse mesi, non si parla d'altro. Fiumi di inchiostro, trasmissioni televisive e radiofoniche, le alte sfere del Vaticano impegnatissime a fare barricate per bloccare la legge, con interventi al limite dell'intimidazione.

Sarò ingenuo, ma non mi sembra che sia poi un argomento di primaria importanza. Diciamocelo francamente: alle coppie eterosessuali non credo che interessi più di tanto. Hanno sempre a disposizione il matrimonio civile per regolare le loro faccende, possono rivolgersi a un notaio, insomma niente che gli cambi veramente la vita. Qual è il nodo, allora? E' che i benpensanti, senza dirlo, pensano però che in sostanza si vogliano legalizzare le unioni omosessuali. E allora fuoco e fulmini. E visto che ci siamo, diamo anche una raddrizzata all'anarchia predominante nelle nostre chiese, buttiamo a mare le innovazioni volute dal quel sovversivo di Giovanni XXIII e ripristiniamo la messa in latino. Che così (il latino) esce dalla finestra delle scuole e rientra dalla porta delle chiese. Così facciamo contenti anche i puristi.

E ancora, via la musica non ortodossa dalla chiesa. Che sono quelle chitarre, quegli strumenti etnici, quel fracasso irriverente? Una bella operazione di retroguardia, non c'è che dire.

E dunque: omosessuali nel ghetto, matrimonio solo quello che dicono loro, famiglia solo quella che dicono loro, bacchettate ai politici di estrazione cattolica. Non vorrei davvero essere un cattolico praticante, avrei dei grossi problemi di identità. Come deve averli, del resto, il buon Prodi, ma almeno lui lo pagano bene anche per questo genere di rogne.

Ci manca solo che venga ripristinato l'indice dei libri proibiti. Che formalmente è stato abolito, ma attenzione, una forma di censura esiste ancora. Un giorno, forse, vi racconterò una storia illuminante al riguardo.

mercoledì 7 marzo 2007

Il mistero della donna

Non ho mai capito niente delle donne. Mi sono sempre limitato a guardarle, ho nutrito per loro una reverente ammirazione, ma senza mai veramente giungere al mistero del femminino, e questo spiega i miei frequenti fallimenti sentimentali.

E' forse per questo che non ho mai dato eccesiva considerazione alla festa della donna. Perché è proprio in quel giorno che le donne offrono il peggio di sé, concedendosi al vuoto rituale dell'omaggio e della beatificazione, partecipando (loro per prime poco convinte, forse) alle illusorie evasioni fatte di mimose, innocenti scappatelle in pizzeria e squallidi spogliarelli maschili. Che poi, a ben vedere, sono proprio le armi con cui gli uomini riaffermano il proprio status di maschi dominatori anche in questo giorno fin troppo santificato dai media e dai lupi del consumo di massa.
Perciò domani non festeggerò le donne. Continuerò a guardarle, a subire il loro fascino, a stupirmi della loro intrigante natura e a illudermi di riuscire prima o poi svelare il loro segreto.

giovedì 1 marzo 2007

L'ennesima crisi di governo

Avevo quasi voglia di parlare della crisi di governo, ma mi è venuta una crisi di rigetto. Ne ho visti troppi, di questi teatrini, per credere ancora alla buona fede dei nostri uomini politici. Ne ho visti troppi di voltafaccia, sgambetti, conversioni sulla via di Damasco, per sperare che i nostri parlamentari possano mai diventare ciò che in teoria dovrebbero essere: rappresentanti dei nostri interessi. Come dice Beppe Grillo, nostri dipendenti.

E così non parlo. Propongo un minuto simbolico di silenzio per ricordare la democrazia, quella vera, che non è più.

mercoledì 28 febbraio 2007

TV satellitare vs TV generalista

Da quando sono abbonato alla TV satellitare (Sky, per la precisione) ho scoperto un modo nuovo di vedere la televisione. E un modo nuovo di fare televisione.

Non più il sistema orizzontale, per cui nelle diverse fasce orarie si trovano più o meno gli stessi programmi, ma il sistema verticale, con canali tematici nell'arco delle 24 ore. Così posso scegliere in ogni momento di vedere un film, un evento sportivo, un documentario, un notiziario o altro a mia scelta. Senza che la pubblicità interrompa mai (o quasi mai) la visione.

Inoltre la programmazione e gli orari sono sempre molto precisi, i film vengono trasmessi completi di titoli di coda e senza tagli, e l'informazione è in genere abbastanza completa. Tanto per fare un esempio, sabato scorso c'è stata una diretta no-stop sulla manifestazione di Vicenza seguita sia da terra che dal cielo. Fatti, dunque, più che parole.

Casomai il limite potrebbe essere proprio l'abbondanza di offerta. E' chiaro che quando la domenica ti trasmettono in contemporanea sette partite di serie A su sette diversi canali non è possibile seguirle tutte. Io seguo sempre la Roma, ma mi rimane sempre il rimpianto di non potere sfruttare l'offerta completa (non ho il dono dell'ubiquità, purtroppo).

E quelle rare volte che mi ritrovo, per caso o per necessità, a sintonizzarmi sulle cosiddette televisioni generaliste, provo un moto di irritazione nel vedere, con qualche rara eccezione, il basso livello cui sono giunte tutte, l'invadenza della pubblicità, la tendenza a omogeneizzare la proposta per adeguarsi a un pubblico distratto e passivo.

E la cosa che mi fa più rabbia è che sono anche costretto a pagare 104 euro all'anno per un servizio che non mi interessa e di cui non usufruisco quasi mai.

lunedì 12 febbraio 2007

Furto a Fiumicino

Se dovete farvi derubare, evitate di farlo all'aeroporto di Fiumicino.

OK, cercate di non farlo per niente, ma si sa, sono cose che succedono. E' successo a una studentessa di Francesco appena arrivata a Roma. Proprio un magnifico benvenuto, non c'è che dire.

La tapina ha lasciato incustodito il bagaglio e l'hanno fatta subito secca.

Ma il problema non è finito qui. Tanto per cominciare, provate un po' ad andare a cercare il posto di polizia a Fiumicino. C'è naturalmente, ma è indicato male, e funziona come funzionano molte cose in Italia: alla come capita, con poco personale, oberato di lavoro, annoiato e poco disponibile a farsi carico dei problemi degli altri. La videosorveglianza c'è, ma non dappertutto: non c'è, per esempio, su un gruppo di poltrone in sala d'attesa presso gli arrivi internazionali, proprio dove è avvenuto il fattaccio, tra l'altro in prossimità di una comodissima via di fuga. Poliziotti in giro non se ne vedono, magari ci saranno in borghese, chi lo sa. E così si arriva all'assurdo che per qualche centinaio di facinorosi in uno stadio ci sono duemila poliziotti, e in un terminal dove transitano centinaia di migliaia di passeggeri al giorno (più la smaliziata fauna dei ladri e dei borseggiatori) ce ne sono pochi e anche invisibili.

Ma la cosa più bella (si fa per dire) è questa: esiste, come è logico, un ufficio oggetti smarriti, che non solo non è indicato, ma non è nemmeno rintracciabile perché sulla porta non c'è alcun cartello. Un ufficio con una porta senza alcuna indicazione, di cui si ignora anche l'orario di apertura. Un ufficio fantasma che ieri mattina (domenica) era anche chiuso.

Però non azzardatevi a portare con voi all'imbarco una bottiglietta d'acqua minerale. Vi beccano subito e fate la figura dei cretini, nel migliore dei casi.

lunedì 5 febbraio 2007

Violenza negli stadi

Adesso che a Catania c'è scappato il morto, si riparte con la fiera delle banalità, del già detto e mai fatto. Il solito teatrino di chi si scandalizza, di chi moralizza, di chi tira fuori le motivazioni più improbabili e le soluzioni più demagogiche. Parla chi dovrebbe stare zitto e tace chi invece dovrebbe parlare. O meglio, chi dovrebbe mettere (o far mettere) in pratica leggi che già ci sono.

Perché è questo, in sostanza, il nocciolo del problema. Fare applicare la legge, e se non ce n'è una adatta farla subito ex novo. Come è successo in Inghilterra, dove il cancro della violenza negli stadi è stato azzerato da anni. Una legge chiara, severa, sempre applicata. Se sbagli paghi, subito e fino in fondo. Senza condoni, condizionali, indulti e pietismi di sorta. Non deve essere più ammissibile che se io vado allo stadio mi frugano pure nelle mutande, ma poi spuntano fuori chissà come bastoni, fumogeni e armi improprie di ogni tipo.

La mia paura è che fra qualche settimana tutto il bla bla di questi giorni sarà solo un ricordo. Fino alla prossima vittima.

mercoledì 31 gennaio 2007

Francesco e la sua vita a Taiwan

E' arrivato Francesco in Italia con il suo gruppo di studenti da sistemare a Perugia. Si tratterrà per pochi giorni, ma questo passa il convento.

Non avrei mai pensato che l'unico figlio che ho avuto e che avrò mai avrebbe fatto una scelta di vita così drastica, andandosene a lavorare e a vivere dall'altra parte del mondo. Anche se, a ben guardare, le avvisaglie c'erano già nella scelta degli studi universitari e nel suo non nascosto interesse per l'oriente fin da giovanissimo. Non è il genere di situazione in cui si prende la macchina o un treno e nel giro di qualche ora ci si incontra da qualche parte. No, il viaggio è lungo (troppo lungo per i miei gusti) e così ci si deve accontentare di vederci un paio di volte all'anno.

Ma in fondo, per un figlio ci si deve augurare solo che sia felice e soddisfatto della sua vita. E Francesco lo è, almeno mi sembra. E tanto mi basta. Vuol dire che mi consolerò con i miei gatti. Che almeno, contrariamente agli esseri umani, hanno un territorio limitato e non si allontanano mai troppo da casa.

mercoledì 24 gennaio 2007

Fumare mentre si smette di fumare

Ho sentito alla radio la pubblicità di un prodotto per smettere di fumare. Non ne ricordo il nome, ma è a base di nicotina, e comunque non importa.

Alla fine del messaggio c'è la canonica frase d'obbligo, detta a grande velocità perché il tempo costa e chissenefrega se l'ascoltatore non capisce un tubo: "Attenzione, è un medicinale, assumere con cautela..." eccetera eccetera. E poi, in fondo, una chiosa da manuale: NON FUMARE DURANTE IL TRATTAMENTO.

Ma chi è il genio della pubblicità che ha partorito questa perla di saggezza?
Cacchio, se potessi non fumare non avrei bisogno del trattamento, giusto? E se fumo durante il trattamento che mi succede? Muoio? No, semplicemente non ho rispettato le regole e dunque nessuno può sostenere che il prodotto non funziona. Machiavellico, questo prodotto. Chi l'avrà inventato, Archimede Pitagorico?

sabato 20 gennaio 2007

Mancanza d'acqua

Domani, 21 gennaio, dovrò innaffiare le mie piante. Sembra un'eresia, ma è così. Sono sofferenti per mancanza d'acqua, pur trovandosi in piena campagna, all'aperto.

Ieri sera me ne stavo fuori casa in maglietta, e mi sembrava settembre/ottobre.
L'uragano Kyrill è arrivato smorzato anche da me, rovesciando fioriere e facendo sbattere porte e finestre. Ma nel nord Europa ha causato sfracelli e vittime innocenti. Che sta succedendo?

C'è qualcosa che non va nell'orologio della natura. Le previsioni dicono che la prossima settimana arriverà il freddo, ma lo dicono da tempo e finché non lo vedo non ci credo. Se anche fosse così, però, non cambia di una virgola la sostanza delle cose.

Saremo stati noi a provocare queste anomalie climatologiche? O è semplicemente un'evoluzione naturale, un progressivo surriscaldamento del pianeta? Probabilmente un po' tutte e due le cose, più molte altre. Ma non sono molto ottimista sul futuro.

Tempo fa ho scritto un raccontino sul tema, magari un giorno ve lo farò leggere. Vi si parla di un paese malato e boccheggiante in cui l'acqua è diventata un bene prezioso e in cui si tenta di sopravvivere al caldo, alla carenza di prodotti alimentari freschi, alla caduta dei valori.
L'avevo concepito come una storia di fantascienza, ma mi sa che mi sono sbagliato. La fantascienza è già qui.

martedì 16 gennaio 2007

Il primo italiano ibernato

Mentre aspettavo il mio turno nell'ambulatorio del mio medico curante, che poi è una donna, ho letto su Panorama che un avvocato friulano sarà il primo italiano a farsi ibernare. Costui, 57 anni, si è rivolto alla Alcor Life Extension Foundation (www.alcor.org), in Arizona, che per la modica somma di 175 mila dollari (circa 135 mila euro) congelerà il suo corpo all'atto della morte e lo conserverà per un tempo indefinito. In attesa di che, non è dato saperlo, e non è nemmeno sicuro che in futuro la scienza sarà in grado di risvegliare dalla morte un corpo umano. Pare che alla Alcor già conservino 80 corpi, tra cui quello di Walt Disney.

Chi ha letto un minimo di fantascienza saprà che il tema è già stato affrontato in numerosi romanzi e racconti, sollevando questioni di ogni genere. Mettiamo che questo signore venga effettivamente risvegliato fra due o trecento anni. Sarà un perfetto estraneo in un mondo che non conosce, e nel quale saranno presumibilmente cambiate molte cose. Non avrà amici né parenti, forse solo qualche lontanissimo discendente. Non avrà denaro, non avrà una casa, non avrà un lavoro. Si ritroverà in un ambiente socioculturale modificato, con differenze climatiche, linguistiche, igieniche e comportamentali, e vivrà magari altri trenta o quarant'anni da perfetto disadattato, una specie di fenomeno da baraccone. Potrà fondare magari un club degli ibernati insieme a Walt Disney e agli altri ospiti del centro e tenere conferenze sulla vita a cavallo fra il ventesimo e il ventunesimo secolo. O magari semplicemente impazzirà, incapace di superare il gap troppo forte fra i due mondi.

E poi, chi deciderà quando sarà il momento di risvegliarlo?

Be', in ogni caso complimenti all'avvocato friulano. E' un coraggioso e un ottimista, oltreché uno che non sa come buttare via i soldi.

mercoledì 10 gennaio 2007

Multa della Siae ai bambini bielorussi

Leggetevi questa notizia…


La Siae ha fatto una multa di 205 euro a 14 bambini di Chernobyl per violazione del diritto d´autore. I piccoli, di età compresa tra i 7 e 12 anni, avevano preparato un piccolo spettacolo per dire grazie alle famiglie da cui erano stati ospitati. Con una canzone in bielorusso. Le piccole casse di un computer portatile diffondevano una canzone popolare. E loro, sulla base musicale, avevano iniziato a cantare le prime strofe per salutare le persone che si erano prese cura di loro per quasi un mese.

... e ditemi se c'è un limite alla stupidità umana.

Ah, l'eroe di simile prodezza merita di essere citato, anzi segnalato per la solerzia e il radicato senso del dovere: è il dottor Francesco Disanto, titolare dell´ufficio Siae di Martina Franca, secondo il quale i bambini bielorussi avevano violato l´articolo 17 della legge numero 633 del 1941.
Fossero tutti come lui, i nostri esattori, avremmo risolto il problema dell'evasione fiscale!

venerdì 5 gennaio 2007

Il mistero delle visite al blog

Apro il mio blog, come faccio ogni tanto (si sa, sono un narcisista...) e scopro che il numeratore è arrivato a 1077 visite in poco più di un anno.

Ohibò, mi domando, come sarà mai? D'accordo, ammetto spudoratamente di aver contribuito anch'io. Diciamo una volta la settimana? Be', facciamo anche due. In quattordici mesi sono 112 accessi. Arrotondiamo a 150, anzi a 177. E gli altri novecento visitatori chi sono? Mettiamoci qualche parente, qualche amico, qualche collega. Ne rimangono pur sempre tanti che sono (o dovrebbero essere) dei perfetti sconosciuti, navigatori della rete che vanno a visitare il blog dell'altrettanto sconosciuto Maurizio Nati.

Ma chi è questa gente? Com'è fatto il mondo degli internauti? Quali misteri si nascondono dietro gli errabondi itinerari di costoro? Che cercano? In che modo arrivano al mio piccolo, insignificante sito?
Non lo saprò mai. Per me la rete è un mondo affascinante e insidioso, dove c'è tutto e il contrario di tutto, ma dove si rischia anche di perdersi. Un po' come quando entro in una biblioteca e mi metto a sfogliare i libri: li guardo tutti e non ne leggo nessuno, e così diventano personaggi di un teatrino di burattini impazziti, qualcosa alla Beckett, dove tutti parlano e non succede mai niente. E alla fine ci si ritrova sperduti, sgomenti, ci si sente piccoli e inadeguati sul grande palcoscenico del mondo virtuale. Nel quale tutti recitiamo ruoli di nessuna importanza, e se pure c'è un regista non lo vediamo. Siamo tutti registi di noi stessi, contemporaneamente tutti attori e spettatori, ma alla fine è solo un gran muoversi di qua e di là e non si arriva mai da nessuna parte.

Però è bello che ci sia tutto questo. Un po' come Dio, del quale dico sempre: non so se ci sei veramente, ma mi consola pensare che, all'occorrenza, tu ci sia.