Ma in Italia questa benedetta
libertà di stampa c'è o non c'è? In teoria c'è. Non siamo arrivati alla censura
o alle veline, non ancora. I giornali scrivono quello che gli pare, e coloro
che vengono chiamati in causa sbraitano e rispondono a suon di querele. Santoro
ancora non lo hanno cacciato via, e la sua trasmissione sfonda l'audience con
un'edizione degna di Novella 2000.
Tutto a posto, allora? Non direi.
Il fatto è che è sbagliato l'approccio. Non dobbiamo domandarci se ci sia la
libertà di stampa (o meglio, di espressione): dobbiamo domandarci se c'è gente
che di questa libertà sa che cosa farsene. Tutti sono schierati, da una parte o
dall'altra, si solleva un gran polverone di qua e di là e poi tutto torna come
prima. Paga solo qualche pesce piccolo, tipo Boffo. Gli altri se ne sbattono le
tasche, tanto sono e resteranno impuniti (in tutti e due i significati
linguistici).
Nessuno si scandalizza che una legge ingiusta (sfacciatamente ingiusta) come
quella sullo scudo fiscale passi con venti volti di scarto e una trentina di
parlamentari dell'opposizione che non hanno partecipato al voto. Ma ci stanno
prendendo per il culo? Prima fanno fuoco e fiamme (a parole) per contrastare
l'approvazione e poi si dileguano al momento del voto? Come può essere
credibile un'opposizione così? Evidentemente sono tutti d'accordo. Con la sola
eccezione, forse, di Di Pietro che però ha sempre il torto di esprimere
sguaiatamente il suo punto di vista.
Che speranze abbiamo, con una
classe politica come questa?