venerdì 15 febbraio 2013

Grande evento, ieri pomeriggio, presso la Biblioteca Statale di Macerata. E' stato presentato al pubblico il mio libro "Un amore reciproco e ideale", ovvero la storia di Quinto e Ferrina, della quale accennai in un mio precedente post. Una lunga e tormentata storia d'amore, e quale migliore occasione di parlarne della festa di San Valentino, che poi sarebbe anche il compleanno di Maria Luisa?
A lei questa storia sarebbe piaciuta, passionale e romantica com'era. Amore d'altri tempi, certo, in un altro contesto, ma pieno di autenticità. Mi ha appassionato mentre la leggevo nelle lettere e mi ha appassionato mentre la scrivevo. E adesso eccola lì, sotto forma di libro, un bel libro di quasi quattrocento pagine che consegna alla storia una vicenda altrimenti sconosciuta e negletta. Lo so, lo leggeranno trenta persone, perché non stiamo parlando di chissà quale tiratura, ma io sono contento lo stesso. Ho salvato dal macero e dall'oblio qualcosa di bello, e tanto mi basta.
E adesso sotto con il prossimo libro. Che non so ancora quale sarà, ma c'è quell'idea taiwanese che continua a stuzzicarmi...
Ah, se per caso qualcuno fosse interessato, potrà acquistare il libro on line a questo indirizzo: http://www.edizionisimple.it/

domenica 3 febbraio 2013

Bene. Dunque adesso sappiamo che per volare da Pisa a Roma Aliltalia si serve di una compagnia aerea rumena, la Carpatair, non esattamente un modello di efficienza (quattro incidenti solo negli ultimi otto mesi, l'ultimo ieri sera). Evidentemente anche Alitalia ha delocalizzato, come fanno numerose ditte italiane alla ricerca di costi più bassi in paesi del terzo mondo. Il cosiddetto made in Italy fatto all'estero.
Ma il bello è che chi ha acquistato il biglietto era convinto di volare su un aereo di Alitalia, con personale di Alitalia. Il volo stesso aveva il codice Alitalia, e sulla fusoliera c'era scritto Alitalia.
A me sembra un imbroglio bello e buono.
Esattamente come quello di chi fa lavorare all'estero i propri prodotti e poi li spaccia per made in Italy. Guardandosi bene, però, dall'abbassare il prezzo di vendita. Insomma, se a te quel prodotto costa di meno perché hai trovato mano d'opera a basso costo, perché me lo devi vendere allo stesso prezzo che se l'avessi fabbricato in Italia? Tu non solo hai tolto lavoro agli italiani, ma ci guadagni anche sopra.
E lasciamo perdere cosa può essere costato quel prodotto in termini di sfruttamento, magari anche di minorenni.
Mi domando, ma questa gente, quando avrà finito di arricchirsi a spese del terzo mondo, troverà un quarto mondo da sfruttare? E poi magari un quinto? E fino a quando?