sabato 21 febbraio 2009

L'autobus con la pubblicità degli atei a Genova

Contrordine a Genova. L'autobus con la pubblicità degli atei ha girato per la città. Solo che c'era scritta tutta un'altra cosa: "La buona notizia è che in Italia ci sono milioni di atei. Quella ottima è che credono nella libertà di espressione". Insomma una cosetta all'acqua di rose rispetto al progetto originale ("La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno").

Vuoi mettere la differenza? Parafrasando: la buona notizia è che anche gli atei possono far sentire la loro voce. Quella cattiva è che qualcuno potrebbe scambiarli per teorici del liberalismo. Sarà contento il cardinal Bagnasco, che appunto di Genova è. E questo c'insegna ancora una volta, se ce fosse bisogno, quanto pesi il Vaticano (anche indirettamente) sull'Italietta di oggi (e di sempre, se è per questo). Rappresentata nel mondo da un imprenditore improvvisatosi politico e dai loschi figuri che lo circondano, e sempre più in balia dei furori ideologici di Ratzinger & c., si avvia a un triste destino di sottomessa mediocrità, dove ogni più elementare forma di libertà sembra minacciata nei modi più subdoli.

Voglio emigrare.

martedì 10 febbraio 2009

La vicenda di Eluana

Chissà, forse si è spaventata per tutto il tran tran mediatico che si è scatenato attorno al suo caso. Fatto sta che Eluana ha pensato bene di andarsene prima del tempo. Come a dire, mi avete stancato tutti quanti, chi è contro e chi è a favore, così tolgo il disturbo e tanti saluti.

Io non ho certezze, sulla vicenda di Eluana. Contrariamente a quanto può sembrare da ciò che scrivo, non ne ho quasi mai, sulle grandi questioni della vita. Ma in questo caso ne ho ancora meno. Non so che significhi vivere da diciassette anni attaccato a una macchina che ti nutre. Non so che passa in quel cervello meccanicamente ancora vivo, ma in un corpo che non è più in grado di rispondere ai suoi stimoli. Non so che cosa si provi, quali sentimenti si nutrano, quali speranze, quali desideri. Magari nessuno. Magari si è come un vegetale che sta lì, vivo, ma non pensa niente, non fa niente, occupa semplicemente uno spazio e basta.

Non lo so e nessuno lo sa. Nessuno è mai tornato a dirci che cosa significhi un coma permanente. Ci si può soltanto appellare a quello in cui si crede, ma dal di fuori, astrattamente, e in questo senso ogni posizione è lecita.

Personalmente non vorrei vivere in quel modo, ma magari, una volta che (Dio non lo voglia!) dovessi trovarmici può anche darsi che cambierei idea. Chi può dirlo? Magari me ne starei benissimo, tranquillo, nutrito e accudito, a pensare ai fatti miei. Fregandomene del mondo che mi gira intorno.

Detto questo, però, qualche punto fermo bisogna pur metterlo.

Primo: perché il nostro governo ha aspettato così tanto per legiferare in materia? Sono anni che si parla del caso di Eluana, e almeno da luglio si sapeva che la macchina si poteva staccare. E allora perché aspettare l'ultimo minuto, in una sorta di accanimento più accanito di quello terapeutico? Tra l'altro in modo frettoloso e necessariamente sommario?

I maligni dicono che è servito solo a fare bella figura. Noi ci abbiamo provato, diranno quelli che volevano che Eluana vivesse, ma purtroppo non ce l'abbiamo fatta. Anche perché qualcuno ci ha messo i bastoni fra le ruote...

Io non sono maligno e non la penso così. Penso solo che da politici di mezza tacca come i nostri non ci si poteva aspettare di meglio.

Secondo: che dire di un uomo che poteva portarsi sua figlia in Svizzera, o in qualche altro paese, molti anni fa e lì lasciarla morire tranquillamente, e invece ha scelto di combattere con coraggio la sua battaglia laica, all'interno delle istituzioni, pagando sulla pelle questa scelta? Tutto il bene possibile, direi.

Terzo: ancora una volta il nostro beneamato premier ha perso un'ottima occasione per stare zitto. E in questo caso il suo cattivo gusto ha superato ogni limite. Non aggiungo altro.

Quarto: adesso che il dramma si è compiuto, non sarebbe il caso di affrontare il problema del testamento biologico in modo serio, e non isterico e a volte preconcetto come si è fatto fino a ora? Con una legge fatta non sull'emozione del momento, ma dopo una riflessione la più larga e approfondita possibile?

Sarebbe il miglior modo per onorare il ricordo di questa povera donna, che riposi veramente in pace.

mercoledì 4 febbraio 2009

Chi ama i gatti vs Chi ama i cani

Perché alcuni amano i gatti e altri amano i cani? Ohibò, mi direte voi, ognuno è libero di amare chi gli pare. D'accordo, formuliamo la domanda in un altro modo: quali sono le caratteristiche di chi ama i gatti? E quali quelle di chi ama i cani? Si può arrivare a definire due categorie distinte di persone in base al loro amore per gli uni o per gli altri? Certo che si può. 

Per farlo dobbiamo cominciare col definire gli elementi distintivi del gatto e del cane.
Il gatto è indipendente, egoista, opportunista, qualche volta un po' farabutto. Pensa solo agli affari suoi, non accetta regole o limitazioni, si concede solo quando lo vuole lui e a chi vuole lui. Sa di essere bello ed elegante, e non ci pensa due volte a farlo capire. E' poco portato per la vita sociale e sembra incapace di dimostrare affetto (ma non è così), e passa la vita a dormire in una sorta di otium oraziano. Non è un animale gregario, non riconosce padroni. A suo modo è un filosofo, ed è certamente un progressista.

Il cane è fedele, obbediente, rispettoso (se gli si insegna a esserlo quando è piccolo), accetta l'idea di fare i suoi bisogni quando lo decide il padrone, accetta il guinzaglio, la museruola, il cappottino. Insomma è un animale politically correct, adattabile (riesce a fare le cose più incredibili, alcune belle e utili, altre stupide e inutili) e affidabile (gli si può ordinare di fare una cosa e lui la farà, anche se non ne ha voglia e se lede il suo orgoglio canino). Vive, quando può, in un branco dove c'è sempre un capo che comanda e altri che obbediscono. Il cane è un tradizionalista.
A questo punto si può arrivare alla conclusione che, a seconda di come si sceglie, si possa parlare di un un'entità uomo-gatto e di un'entità uomo-cane. Solitario, poco portato alla vita sociale, autonomo, libero pensatore il primo; solidale, gregario, irreggimentato, portato al pensiero condiviso il secondo.
Con tutte le eccezioni del caso.

Chiudo con una riflessione divertente che ho trovato su Internet: non capisco perché le donne amano tanto i gatti. I gatti sono indipendenti, non ascoltano mai, non vengono mai quando li si chiama, amano restare fuori tutta la notte, e quando sono a casa, tutto quello che vogliono è di essere lasciati tranquilli a dormire. In altre parole, tutte le caratteristiche che le donne odiano in un uomo, esse le amano in un gatto.

Non so se sia vero che le donne amano i gatti più degli uomini, forse sì.
Aspetto conferme o smentite.