mercoledì 23 novembre 2011

Mi sento come l'omino di Altan

Vi ricordate l'omino di Altan minacciato di sodomizzazione da un tizio con l'ombrello? Ecco, io mi sento come lui. A rischio di violenza. Legalizzata.

Non ho stappato una bottiglia di spumante quando Berlusconi si è dimesso. No, non era così che doveva andare, dovevano essere gli italiani a cacciarlo via a calci in culo, alle urne. Invece se l'è cavata alla grande, da quel furbacchione che è, spacciandosi per un eroe che rinuncia disinteressatamente all'esercizio del suo diritto di governare. Così ottiene due risultati: molla la patata bollente a qualcun altro e intanto può riorganizzarsi in vista delle elezioni del 2013. Perché non c'è dubbio che, chiunque si facesse carico di guidare l'Italia in questo momento, aveva solo da rimetterci: mala tempora currunt, e continuano a dirci che se vogliamo salvarci è necessario fare dei sacrifici. E così meglio un Monti qualsiasi, che farà macelleria finanziaria senza doverne rendere conto a nessun elettore, anzi fra quindici mesi se ne andrà come salvatore della patria lasciando gli italiani in ginocchio in nome di un'idea di Europa sempre più astratta, sempre più lontana dalla gente, sempre più nelle mani di poteri forti che in un modo o nell'altro trovano comunque il modo di diventare più forti.

Bersani si è ben guardato anche lui dal proporsi, con il suo indecifrabile e frammentato PD, e ringrazia il cielo di avere un po' di tempo per mettere qualche toppa. Tutti stanno alla finestra, anche Casini, anche Di Pietro, anche Vendola, perché sanno che da una situazione del genere hanno solo da guadagnare, tanto a loro che gliene frega, hanno comunque i loro privilegi di parlamentari e possono permettersi di sopportare qualche (piccolo) sacrificio economico. Devo dire, con qualche rammarico, che l'unico coerente è stato Bossi, sia pure per motivi non certo disinteressati. Ma almeno gli si deve riconoscere di avere assunto una posizione chiara e forte. E' triste dirlo, ma secondo me la Lega è l'unico partito veramente comunista che esista oggi nel panorama politico italiano. Granitico, organizzato, vicino alla gente. Parla un linguaggio rozzo, ma semplice, comprensibile a tutti, ha un progetto preciso e lo persegue con chiunque sia disposto a condividerlo, al di là delle masturbazioni ideologiche.

E così aspettiamoci lacrime e sangue, alla stregua di una Grecia qualsiasi. Aspettiamoci quindici mesi di sofferenza senza nemmeno potersela prendere con Berlusconi o con qualcun altro dei suoi accoliti. Porgi il culo e taci! Ecco come siamo ridotti.

Certo, Monti non è Berlusconi. E' un signore, non fa battute, non commette gaffe, non ha il suo harem. Con quell'aria da nobiluomo di una volta, con il suo eloquio suadente, con il suo carisma di uomo al di sopra delle parti sembra il nonno a cui non si può non volere bene. Severo, ma imparziale. Quello che farà sarà giusto per definizione, perché non gli si possono attribuire secondi fini, non ha conflitti di interesse, non ha bisogno di ricorrere a legittimi impedimenti per salvarsi da qualche processo. Farà quello che deve perché così è scritto che sia. Amen.

Ah, a proposito di legittimo impedimento, questo interregno capita a fagiolo per Berlusconi. Scatenerà il suo esercito di avvocati strapagati per attaccarsi a ogni minimo cavillo giuridico (sfruttando anche leggi che si è fatto approvare ad hoc) e per ottenere rinvii, sospensioni, prescrizioni e quant'altro. Così nella primavera del 2013 ce lo ritroveremo più bello e più giovane a guidare l'orda dei vandali che spazzerà via per sempre ogni parvenza di libertà democratica in un'Italia prostrata, ma orgogliosamente ancora in Europa.

lunedì 14 novembre 2011

Questo blog non morirà

Da circa un mese e mezzo non scrivo più niente. Nessuno si strappa i capelli per questo. Magari a me un poco dispiace, perché in questi sei anni mi sono divertito a dare sfogo alle mie pulsioni autoriali, ma adesso sento che è diventata un'operazione accademica, priva di reali motivazioni. E a me non piace fare le cose per semplice necessità, non accetto l'idea che il blog debba andare avanti perché è brutto staccare la spina.

E c'è un limite anche al narcisismo.

Però, però... In fondo sono anche contrario alle decisioni definitive. Conservo tutto, spesso anche le cose più inutili, perché penso sempre che un giorno possano servirmi o mi venga voglia di riaverle. E allora perché buttare via sei anni di pensieri, dubbi, riflessioni, provocazioni? Scrivere è sempre un atto creativo, anche quando si compila la lista della spesa. E allora io ho creato qualcosa, in questi sei anni, che non è giusto buttare via, che ha ancora diritto alla vita, a una seconda possibilità.
E allora questo blog non morirà, cambierà semplicemente periodicità. Scriverò quando ne avrò voglia e se ne avrò voglia, magari solo per me. Mi potrà essere di conforto nelle lunghe serate invernali, o nei lunghi giorni della pensione, fra un libro e l'altro, fra un telefilm e l'altro, fra una musica e l'altra, fra una traduzione e l'altra. Potrà essere il giornalino di Gian Burrasca o il diario di un pensionato inquieto, ma sarà sempre lì a ricordarmi che finché c'è parola c'è speranza.

Per citare uno degli autori cari alla mia infanzia, Emilio Salgari, "scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli". Siccome anch'io detesto i bagagli quando viaggio, ecco che mi tengo stretta questa forma di viaggio virtuale. Per quali destinazioni ancora non lo so, ma sono curioso di scoprirle.