venerdì 21 settembre 2012

Sono preoccupato, lo confesso.
Ogni volta che vedo in televisione quegli invasati che nei paesi islamici scendono in piazza, bruciano bandiere, urlano e strepitano come se li avesse morsi una tarantola, in quel momento mi preoccupo. Perché quelli credono in qualcosa, o li indottrinano a credere in qualcosa, il che è anche peggio.
Noi popoli civili invece non crediamo più in niente. Oh, certo, crediamo nel dio denaro, nel consumismo, nell'omologazione dei desideri e delle speranze. Ci possiamo esaltare, e nemmeno dappertutto, per la liquefazione del sangue di San Gennaro, per la vittoria del tapino di turno a qualche concorso di nuovi talenti o per l'uscita di un telefonino di nuova generazione, ma non è la stessa cosa.
Una volta, in nome della fede, si bruciavano sul rogo gli eretici e le streghe. Lo facevamo noi, proprio noi civilissimi cattolici occidentali. Ne abbiano sterminati a milioni, in tutto il mondo, di poveracci che pensavano in un altro modo, o forse non pensavano per niente e se ne stavano tranquilli per i fatti loro, con un altro dio o totem da adorare.
Dov'è la differenza? In entrambi i casi si protesta, si fa casino o addirittura si uccide in nome di un'idea. Però noi adesso siamo convinti di essere quelli che stanno dalla parte della ragione perché abbiamo i soldi, le case, le macchine, il cibo e la democrazia, e abbiamo paura che tutto questo ci venga tolto da chi ha un po' meno, o non ha niente.
Intendiamoci, io aborrisco la violenza, soprattutto quella in nome di un'ideologia, più che mai in nome di una religione, e sono anche un fautore della libera espressione del pensiero, ma la nostra mancanza di etica mi disturba profondamente, e se i morti di fame, gli sfruttati, gli affamati del mondo si ribellano, be', li capisco e li compiango. Anche se lo fanno in nome di Maometto.
Forse quelli che hanno ucciso l'ambasciatore a Bengasi non sono dei morti di fame, e magari qualcuno li ha manovrati, ma quando impareremo che il mondo non è fatto a immagine e somiglianza dell'occidente? E che Dio non ha l'esclusiva in fatto di religione?

mercoledì 12 settembre 2012

Perbacco, quasi un mese di assenza.
Be', ho avuto da fare.
Ho tradotto una valanga di racconti di Richard Matheson (sapete, quello di Duel, I Am Legend). Lui è soprattutto un grande nella narrativa breve. Ci sono alcuni suoi racconti che hanno fatto la storia della fantascienza (uno per tutti, Born of Man and Woman), dell'horror, del thriller e, ho scoperto adesso, anche del western.
Riesce a creare atmosfere allucinate con niente e in un crescendo di tensione conduce il lettore a finali quasi sempre a sorpresa.
Non a caso è stato uno dei più importanti sceneggiatori di episodi della serie televisiva The Twilight Zone (Ai confini della realtà), delle stagioni a cavallo tra fine anni 50 e inizi anni 60. Non so voi, ma io ci sono cresciuto, con quelle storie.
Ve la ricordate quella dell'uomo che scopre di essere l'unico sopravvissuto sulla Terra, entra in una grande biblioteca e dice, finalmente tanti libri da leggere, poi cade e gli si rompono gli occhiali e non ce ne sono altri?
O quella dell'uomo che vede uno strano mostriciattolo che sta rosicchiando l'ala dell'aereo su cui sta volando?
Oppure quella dello scrittore i cui personaggi prendono vita e alla fine si scopre che anche sua moglie è stata creata da lui?
O ancora quella degli astronauti che sbarcano su un pianeta in cui scoprono il relitto della loro astronave e i loro stessi cadaveri?
Be', sono tutte storie di Matheson. Che alla bella età di 88 anni scrive ancora e scrive sempre bene.
Insomma mi sono divertito come un matto. Ne ho tradotti una settantina, e altri ne arriveranno.
Ricordatevi il suo nome, se avete voglia di leggere storie che vi prendono alla gola. Non so quando uscirà (probabilmente nel tardo autunno, e saranno almeno due volumi, se non tre) ma ci dovrebbe essere tutta, proprio tutta la sua narrativa breve. Ne vale la pena.