venerdì 13 aprile 2007

Batosta della Roma contro il Manchester

Dopo una doverosa pausa di riflessione non posso esimermi da qualche commento sulla terrificante batosta della Roma in quel di Manchester.

Tifo giallorosso da quasi quarant'anni e non ricordo una sconfitta dalle dimensioni così pesanti. Mi sento perciò umiliato per una figuraccia calcistica che francamente si poteva evitare. Nulla da salvare, in quella partita. E' stato un suicidio tattico che francamente non so se attribuire più all'allenatore o ai giocatori. Probabilmente a tutti e due. Di certo la Roma si è giocata buona parte della credibilità internazionale che si era conquistata con molta fatica e con pieno merito.
Su un giornale ho letto una definizione, riferita al gruppo, che mi sembra calzante: presuntuoso e immaturo. Ma presuntuosi siamo stati forse un po' tutti nel celebrare in anticipo le lodi di una squadra che ha, sì, grandi qualità, ma solo se gioca al completo. Basta togliere qualche pezzetto e il giocattolo mostra tutti i suoi limiti. Squadra troppo corta, dunque, e in questo caso anche frastornata dalla magia di Anfield Road, che pare metta i brividi solo a entrarci.

Aggiungiamo le condizioni non perfette di qualche giocatore, diversi errori che normalmente non vengono commessi da giocatori peraltro affidabilissimi, e il fatto che, davvero, al Manchester riuscisse tutto, ma proprio tutto, senza sforzo apparente.

Ma da questo a stroncare una squadra e un allenatore che hanno raggiunto risultati inattesi con un organico tanto risicato ce ne corre. Non si può buttare a mare tutto. Bisogna semplicemente fare tesoro di questa sconfitta e metterla subito da parte, non lasciarsene condizionare. Ricominciando da domenica come se niente fosse accaduto. C'è ancora un secondo posto da difendere e una Coppa Italia da conquistare.

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