sabato 31 dicembre 2005

Buon 2006

Be', visto che ho augurato buon Natale, posso esimermi dall'augurare anche buon 2006? Anzi, forse l'ho già fatto, ma repetita juvant, come dicevano i miei antenati. E dunque buon anno a tutti, con l'augurio di ritrovarci migliori fra poche ore. Pia illusione? Può darsi. Ma credere e sperare non costa nulla.

giovedì 29 dicembre 2005

Propaganda politica

Le piazze e le strade italiane sono piene di enormi cartelloni con il volto sorridente del nostro Presidente del Consiglio che ci ricorda i risultati raggiunti dal suo governo. La pubblicità è l'anima del commercio, si diceva una volta, ma mi domando quanto l'italiano medio possa farsi condizionare da una campagna promozionale così massiccia. Me lo domando anche quando si pubblicizzano telefonini o elettrodomestici, ma nel caso di un uomo e di una linea politica? Possibile che siamo tutti così vulnerabili allo strapotere dei media?          

Mi ricordo il grande Totò che in un film promuoveva se stesso con le famose parole "Vota Antonio, vota Antonio!". Beata ingenuità. Cerchiamoli questi Antonio, e votiamoli, se non altro per fare un dispetto ai padroni della politica. Magari per illuderci che il voto è ancora un vero strumento di democrazia.

sabato 24 dicembre 2005

Auguri ai miei 45 lettori

Lo so che è banale, ma non posso esimermi dal formulare ai miei quarantacinque lettori i migliori auguri (politically correct) di una serena transizione dal 2005 al 2006, attraverso un Natale meno frenetico e consumista del solito. Che sia per tutti un anno di pace e rispetto reciproco. Di buona sorte e buoni sentimenti. Di cose semplici. Di curiosità e stupore per quello che verrà. Di desideri realizzati e speranze esaudite. Di parole sussurrate più che urlate. Di educazione e moderazione. Spero di non chiedere troppo.

lunedì 19 dicembre 2005

Tartufi parte seconda

Tartufi, parte seconda.          

Sabato è venuto un tecnico dell'Associazione tartuficoltori ad analizzare il mio terreno. Pare che sia più che idoneo per impiantare una tartufaia. Che poi consiste nella messa a dimora di un certo numero di piante (nel mio caso noccioli) con le spore del tartufo già impiantate nelle radici. Dopo quattro o cinque anni si ha il primo raccolto, e così via ogni anno a seguire. Secondo lui l'investimento iniziale si recupera già con il primo raccolto, e dopo è solo guadagno. L'Associazione si impegna ad acquistarli, se voglio venderli, alle quotazioni di mercato. Che non sono quelle dei bruscolini.
Morale della favola, ho accettato. Mi è sembrata una offerta seria, con sufficienti garanzie. Tanto quel pezzo di terra era inutilizzato. Verranno a portarmi 96 piantine di nocciolo, sotto le quali cresceranno tartufi: non quelli neri pregiati, ma sempre roba che costa un fracco di soldi quando la vai a comprare. Se funziona, è una forma d'investimento assai più redditizia di qualsiasi titolo azionario, obbligazione, buono fruttifero o qualsivoglia altro similare marchingegno fruttasoldi. Se non funziona avrò fatto la figura del coglione. Una volta in più nella vita, che cambia?

sabato 17 dicembre 2005

Una pizza gigantesca

Ieri sera ho mangiato una pizza gigantesca. In quel di Sarnano, alle pendici dei monti Sibillini, dove fanno una pizza da Guinness dei primati. E anche molto buona. Provare per credere. Costa come una pizza normale. 

Ragazzi, dietro una pizza fatta come si deve si annegano dispiaceri e malinconie, ci si riconcilia con la vita e si può anche essere portati a credere che l'Italia sia il più bel paese del mondo, a dispetto di chi la governa.      
Italians do it better, si diceva una volta. Almeno per la pizza, è vero.

venerdì 16 dicembre 2005

Funari contro il fumo

Mi ha colpito l'appello di Gianfranco Funari contro il fumo. E' vero e giusto, non bisogna fumare perché fa male. E ve lo dice un fumatore incallito, con qualche milione di sigarette sulle spalle. Mi domando tuttavia che senso abbia un appello del genere fatto da un uomo che in tempi migliori ha sempre esibito il suo vizio, per di più in spazi pubblici come le platee televisive. Non lo sapeva prima che il fumo fa male? E non lo sapeva di dare il cattivo esempio? Lo sapeva benissimo, ma lui sarebbe stato il primo a ignorare un invito del genere. Perché finché non ci sbatti il grugno, non riuscirai mai a trovare la forza di smettere. E quando ci sbatti il grugno in genere è troppo tardi. Ogni fumatore sa che il suo futuro è a rischio, e in qualche modo sa anche di fare una scelta consapevole. Il meno che gli si può chiedere, pertanto, è un minimo di coerenza, e non tardivi e patetici ripensamenti. Tra l'altro, fumare è un piacere. Se ci mettiamo sopra i sensi di colpa, che piacere è?

lunedì 12 dicembre 2005

L'era del bla-bla

Viviamo nell'era del bla-bla. Contrariamente al sempre valido adagio "se non hai niente da dire, sta' zitto", oggi si parla e si sparla fin troppo. Le pubblicità delle compagnie telefoniche, in particolare quelle della telefonia mobile, propongono offerte di SMS e conversazioni a prezzi stracciati, quando non addirittura gratis. Mi sono sempre domandato come si faccia a stare tante ore al telefono, e come si faccia a inviare tanti SMS.     

Da parte mia, devo confessare che faccio fatica a comporre un SMS, perché non mi ricordo mai come si separano le parole. E ogni volta che squilla un telefono (mio o di altri, mobile o fisso che sia) ho un moto di stizza. Ma di certo è colpa mia, che non sono al passo con i tempi.
Comunque rimane il fatto che la telefonia, oggi, è una vera gallina dalle uova d'oro. Che poi si tratti anche di una rivoluzione, è tutto da verificare. Le rivoluzioni hanno bisogno di tempo per superare la verifica della storia. Diciamo piuttosto che se lo strumento in sé è buono, può non esserlo l'uso che se ne fa. Ma queste, in una società del benessere in cui l'imperativo è "consumare" o, se preferite, "usa e getta", sono solo parole di un vecchio moralista. Che non ama il rumore, nemmeno quello della voce umana quando parla senza avere niente da dire.

sabato 10 dicembre 2005

Mondiali in Germania

Abbiamo paura degli Stati Uniti? Della Repubblica Ceca? O del Ghana? Allora è meglio che in Germania non ci andiamo per niente.           

Ieri sera c'è stato l'antipasto della grande abbuffata calcistica che ci aspetta fra sette mesi. Questa volta senza il problema del fuso orario che in Corea/Giappone ci costrinse ad accendere la TV in orari inconsueti. E, speriamo, senza loschi figuri come Byron Moreno, che ci fece uscire anzitempo dal mondiale.  
Io ci sarò, come faccio sempre da... vediamo un po', il primo mondiale di cui ho vaga memoria è quello del 1958, ma il primo di cui ricordo anche le partite è quello del 1962, in Cile. Anche lì con un arbitro lazzarone, tale Aston. Oltre quarant'anni di impavida, ostinata fedeltà al dio pallone. Che il cielo mi perdoni!

venerdì 9 dicembre 2005

Tartufi

Tartufi? Perché no?   

Ho sentito alla radio un messaggio pubblicitario dell'Associazione italiana tartuficoltori. Pare che si possano coltivare i tartufi nel proprio terreno. Io credevo che crescessero spontaneamente in zone ben precise, una sorta di dono della natura. Chi ha la fortuna di trovarli diventa ricco.
Invece no, si possono mettere a dimora delle piante già predisposte con milioni di spore fra le radici che, nel tempo, produrranno il prezioso tubero.        
Ho telefonato e verranno da me a fare un sondaggio per vedere se il mio terreno è adatto. Vi terrò aggiornati.

mercoledì 30 novembre 2005

La Pasta del Capitano

Tutti, immagino, conoscete la Pasta del Capitano, il dentifricio. Io credevo che fosse un personaggio di fantasia, un po' come Capitan Findus, e invece ho scoperto che quel signore con i baffoni ritratto nel tubetto non solo è esistito per davvero, ma era marchigiano, nato a un tiro di schioppo da dove abito. A Petriolo, per la precisione, un paesino dell'entroterra maceratese.           

Al capitano Clemente Ciccarelli, infatti, si deve l'invenzione di una pasta dentifricia alla moda inglese (prima si usavano dentifrici in polvere, e prima ancora in cenere, brrrrrr). Siamo a cavallo fra ottocento e novecento, più o meno.    
Devo l'informazione a una studentessa di Petriolo che mi ha informato dell'esistenza in paese di una via intestata al suddetto capitano.          
In seguito ho fatto qualche ricerca e ho scoperto un curioso sito web nel quale si parla di fatti strani che i libri di storia non ci raccontano e altre amenità (http://www.sesamo.it/rubriche/insolitastoria/capitano12.htm).
E' proprio vero, la rete è un immenso serbatoio in cui si trova di tutto e di più. Anche il superfluo e l'inutile. Per fortuna.

martedì 29 novembre 2005

La Chiesa e il limbo

 Pare che la chiesa cattolica voglia togliersi da torno quell'imbarazzante concetto teologico chiamato "limbo". Né inferno né paradiso, e nemmeno purgatorio, ci vanno a finire i bambini che muoiono prima del battesimo. Cosa che mi è sempre sembrata sommamente ingiusta, perché che colpa ne hanno loro, poverini, se nessuno li ha battezzati? Non a caso limbo e' diventato sinonimo di non-luogo, qualcosa che c'è ma non si sa dove sta. E da cui non si può andare in nessun'altra parte.

Ma tant'è, Giovanni Paolo II aveva già avviato le pratiche, diciamo così, per eliminare questo non-luogo, sostenendo che Dio, nella sua infinita bontà, si fa carico di questo contenzioso provvedendo a sistemare i bambini in un luogo più consono. Non dimentichiamo, non solo quelli che nascono in paesi di fede cattolica, ma anche quelli che nascono in paesi dove vigono altre religioni o credenze. Magari anche quelli extraterrestri. Si parla dunque di milioni, forse miliardi, di bambini.
Adesso si riunisce un'apposita commissione cardinalizia per decidere che fare del limbo. Perché, insomma, per secoli c'è stato e non si può spazzarlo via con un colpo di spugna. Occorrerà trovare un elegante cavillo dottrinale che salvi capra e cavoli.    
Certo che spostare dal limbo al paradiso (se così sarà) i bambini dell'Africa che muore di fame non sarà per loro, e per le loro famiglie, una grande consolazione. Sempre morti saranno. Forse sarebbe meglio trovare il modo per farli campare (o magari per non farli nascere affatto). 

lunedì 28 novembre 2005

Sto per diventare suocero...

Sto per diventare suocero di una nuora taiwanese, che in Italia si fa chiamare Rose. E' una cosa che non capita a tutti... pensate alla banalità di avere una nuora di Pizzighettone o di Centobuchi, con tutto il rispetto per queste località.          

Infatti mio figlio Francesco ha pensato bene di trasferirsi dall'altra parte del mondo, a Taiwan appunto, e di mettere su famiglia proprio nell'isola che molti forse conoscono come Formosa. Un lembo di Cina orgoglioso della sua autonomia e della sua operosità (quante volte avete letto su un prodotto la mitica scritta "made in Taiwan"?).     
Bene, spero che questo matrimonio interculturale e interrazziale si riveli felice e duraturo. Quanto a me, mi aspetto prima o poi dei nipotini italo-taiwanesi, augurandomi che prendano il meglio dall'una e dall'altra razza.           
Ne sarebbe stata felice anche mia moglie, che ha pensato bene di andarsene per sempre qualche mese fa. Ti abbraccio, Maria Luisa, dovunque tu sia. Ti porto sempre con me.