venerdì 17 agosto 2012

Una volta l'estate era una cosa normale. Faceva caldo e nessuno se ne stupiva. Era nell'ordine naturale delle cose. Ricordo estati torride a Gaeta, mangiato dalle zanzare e cotto dal sole. Ma avevo vent'anni, o giù di lì, e tutto mi passava sopra.
Non c'erano allarmismi sulle condizioni meteo, anzi uno nemmeno lo sapeva che tempo avrebbe fatto il giorno dopo. L'informazione meteorologica in TV è nata con il mitico colonnello Bernacca negli anni sessanta, mi pare. Era un uomo molto pacato che spiegava le cose in modo semplice e non spaventava nessuno. Oggi a sentire i metereologi c'è da prendere i tranquillanti.
E siccome la natura così com'è non sembra abbastanza minacciosa, ecco che danno un nome ai tornado, ai tifoni e anche agli anticicloni. Ma mentre ai primi due attribuiscono nomi di donne,  per gli ultimi hanno pensato bene di andarsi a scegliere dei nomi fra i più sinistri della mitologia antica. Prima Caronte, poi Nerone, adesso tocca a Caligola, poi arriverà... cavolo, non me lo ricordo più, ma sempre un bastardo dal nome cattivo. Un modo per personalizzare le nostre paure, come se non ne avessimo già abbastanza.
E così invece di spaventarci per l'andamento della nostra italietta, per i nostri risparmi, il nostro lavoro, le nostre pensioni, ci ritroviamo ad attendere con terrore l'indomani, domandandoci dove andremo a rifugiarci per scampare alla canicola.
Se ne parla troppo, se ne fa spettacolo, ci si riempiono i palinsesti. Così siamo costretti a sentire banalità, a vedere dei poveri tapini che si rinfrescano alle fontanelle o che succhiano gelati, invece di starsene a casa, magari con un bel ventilatore o con l'aria condizionata.
E poi questi il vero caldo non lo conoscono. Che vadano in Tailandia, in Cambogia, a Taiwan, allora sì che potranno parlare con cognizione di causa. Lì il caldo è veramente insopportabile, perché all'alta temperatura si aggiunge l'alto tasso di umidità.
Insomma, che palle! Non ne posso più di sentire questi araldi di sventura. Forse la cosa migliore sarebbe trasferirsi ai tropici, dove la temperatura è costante tutto l'anno, fa sempre un bel calduccio e non ci sono neroni o caligola a minacciare la tua tranquillità. Stai in mutande tutto l'anno e te ne freghi dei meteorologi.
Oltreché dell'Italia tutta. Vi pare poco?

venerdì 3 agosto 2012

E' sceso il silenzio.
Per un mese sono stato travolto da rumore, confusione, movimento, per un mese sono emerso dal mio abituale isolamento, ho violentato la mia pigrizia e ho vissuto, fra tensione ed eccitazione, la vita inconsueta del nonno.
Ho un nipote impegnativo. Come ho già detto altre volte, vedo in Lolo grandi potenzialità, ma per il momento è più che altro un fiume in piena a cui non si riescono a mettere argini. Stargli appresso è molto spesso un piacere ineguagliabile, qualche volta una fatica improba e mi ha prosciugato tutte le (poche) energie che mi rimangono. Per cui adesso mi riposo, ma sento la sua mancanza e sono anche disposto a perdonargli tutte le sue marachelle.
La settimana in Sardegna è stata splendida, perché splendida è ancora l'isola, ancorché piuttosto cara. Praticamente abbiamo vissuto sempre di corsa, perché Rose non concepisce vacanze stanziali, e così fra Nuoro, Orgosolo, Sassari, Alghero, Palau, Santa Teresa e Olbia ne abbiamo girata quasi mezza. Con qualche inconveniente, come quando all'arrivo del traghetto non trovavo più le chiavi della macchina e ho temuto seriamente di dover chiamare il carro attrezzi. Per fortuna dopo mezz'ora sono venute fuori. Oppure come quando ho bucato una gomma, ma fortunatamente in prossimità di un supemercato e così ho risolto il problema abbastanza agevolmente. O come quando abbiamo letto male l'orario ferrovario e siamo tornati a Olbia con tre ore di ritardo sul previsto, proprio la sera in cui ci aspettava una grande abbuffata a base di porcetto presso un agriturismo.
Poi Francesco e Rose hanno pensato bene di farsi un bel giro nell'assolata pianura padana (proprio quando imperversava quell'ondata di caldo africano). Naturalmente io mi sono rifiutato di seguirli e me ne sono venuto a casa. Infine una ventina di giorni con Francesco e Lolo (mentre Rose se ne tornava a Taiwan perché non aveva più giorni di ferie). Giorni tranquilli con qualche escursione in luoghi vicini e grandi scofanate di pomodori e mozzarella.
Poi, come dicevo, il silenzio. E mentre io me ne sto qui a godermi il meritato riposo con qualche nostalgia, Fracesco non è ancora arrivato a Taiwan, perché sfortuna ha voluto che un grosso tifone giungesse sull'isola proprio in concomitanza con il suo arrivo. Tutti i voli da e per Taiwan sono stati sospesi e mi risulta che lui si sia rifugiato in un albergo di Bangkok in attesa di ripartire. Per quanto ne so è ancora lì.
Cose che succedono.
Mentre qui non succede niente. Torno alla mia vita tranquilla, mi godo quest'ultimo mese d'estate e poi mi preparerò per l'inverno. Sperando che il mondo non finisca a dicembre. Ho ancora qualcosa da fare.