sabato 30 dicembre 2006

La fine di Saddam

E così hanno impiccato Saddam. Non che lo pianga, per carità, era uno dei tanti sadici dittatori sanguinari di cui è pieno il mondo e probabilmente ha fatto la fine che meritava.

Mi domando però se a questo punto non ci sia il rischio di farne un martire. E i martiri, si sa, sono molto ingombranti. Soprattutto in una regione di fanatici. Forse era meglio lasciarlo crepare dimenticato in qualche prigione irachena, lasciando di sè solo l'immagine di un uomo disfatto che esce da una buca nel terreno come un topo di fogna.

Per quello che può valere, comunque, in uno stato in cui gli americani non sono riusciti (ed era prevedibile) a imporre la "loro" democrazia e per quell'errore adesso pagano un dazio pesantissimo in fatto di vittime e soprattutto di immagine internazionale. Senza contare quello che paga l'Irak.
Che cosa augurare a tutti, allora, se non un 2007 con meno Saddam e meno Bush?

sabato 23 dicembre 2006

Auguri ai 45 lettori - commentati

"Lo so che è banale, ma non posso esimermi dal formulare ai miei quarantacinque lettori i migliori auguri (politically correct) di una serena transizione dal 2005 al 2006, attraverso un Natale meno frenetico e consumista del solito. Che sia per tutti un anno di pace e rispetto reciproco. Di buona sorte e buoni sentimenti. Di cose semplici. Di curiosità e stupore per quello che verrà. Di desideri realizzati e speranze esaudite. Di parole sussurrate più che urlate. Di educazione e moderazione. Spero di non chiedere troppo".

Confermo tutto, parola per parola. Anche se a ben vedere non è che il mio auspicio si sia realizzato del tutto. C'è sempre troppa gente che strilla, o che parla quando farebbe meglio a stare zitta. C'è sempre meno pace e meno rispetto.

Ma si sa, io sono un ottimista e continuo a sperare che le cose vadano meglio. Pace e serenità a tutti.

lunedì 18 dicembre 2006

Un Natale sobrio

Ci avviciniamo a Natale e come tutti gli anni impazza la frenesia del regalo. Ormai non è più un piacere, ma un dovere imposto dal consumismo imperante. Ci si scatena in frenetici acquisti nei centri commerciali o nei mercatini (finto)etnici, e si consuma un rito ormai vuoto di significato. Ho sentito diverse persone dire che farebbero volentieri a meno di questa nevrotica caccia al regalo, ma poi... però che figura ci faccio se mi presento a mani vuote? si dicono tutti, e allora la caccia continua, per poi scambiarsi cose che a nessuno servono e che finiranno  dimenticate in qualche cassetto o a prendere polvere su qualche scaffale.

Be', basterebbe mettersi d'accordo prima, no? Qualche regalo, quello sì, ai bambini, e magari un po' di beneficenza a chi ne ha bisogno (non lo strombazzato Telethon o le tante, improbabili associazioni benefiche che in questo periodo ci riempiono di cartaccia la cassetta della posta). Così invece facciamo solo beneficenza ai venditori di effimero, e ci svuotiamo le tasche per niente, noi per primi poco convinti di quello che facciamo.

Da questo punto di vista sono fortunato. I miei cani e i miei gatti non chiedono regali per Natale, i miei parenti sono lontani e non ho amici ai quali non possa semplicemente augurare "buon Natale e buon anno". Me la cavo con poco, vivo sobriamente il mio Natale e non faccio nemmeno sprechi alimentari (a parte che a casa mia non si spreca niente, con tutti quei cani e gatti).
Comunque, se proprio dovete regalare qualcosa perché non potete farne a meno, scegliete un libro.

giovedì 7 dicembre 2006

La vita di Piergiorgio Welby

Ma che razza di vita è quella di Piergiorgio Welby? E' una vita che valga la pena di difendere? E' una vita che valga la pena di essere vissuta? Secondo me no. Completamente paralizzato, attaccato a una macchina che lo fa respirare, è solo un cervello in un corpo già morto. E per di più soffre pure, e rischia ugualmente di morire soffocato perché è vittima di apnee notturne che gli bloccano la respirazione.

Riuscite a immaginare che cosa possa significare vivere in questo modo? Riuscite a immaginare l'orrore di giorni e giorni passati lì a pensare e basta, il vuoto totale di un'esistenza che non ha alcun rapporto fisico col mondo esterno?

Un uomo che non può parlare, ascoltare, toccare, annusare, assaporare, muoversi, che uomo è?
Leggevo la giustificazione del medico che si rifiuta di staccare la macchina. Per carità, capisco anche lui, ma sentite quello che ha detto in proposito:


Su richiesta del paziente, rispettandone la volontà ed essendo egli lucido, dovrei staccare e sedare per evitare sofferenze. Nel momento che il paziente è sedato e quindi non è più in grado di decidere, risultando in pericolo di vita dovrei procedere immediatamente a riattaccarlo e ristabilire la respirazione. Pertanto sono obbligato per legge a rispettare la volontà, ma allo stesso tempo sono obbligato a rispettare la legge nel momento che perde conoscenza e quindi non è più in grado di decidere.

Un bel cavillo filosofico, eh? Un po' come il famoso Comma 22 che recitava: se sei pazzo puoi chiedere di non andare in guerra, ma se chiedi di non andare in guerra non sei pazzo, dunque...
Io credo che ognuno abbia il diritto di decidere autonomamente, in casi come questi, e che la sua volontà debba essere rispettata. E se io dico, quando sono lucido, che voglio morire, la mia scelta deve rimanere valida anche quando non sono più lucido. Non si può giocare con le parole sulla vita di un uomo. E questo governo, che si dice progressista, deve finalmente prendere una decisione.

lunedì 4 dicembre 2006

Compleanno a Roma

Sabato sono stato a Roma a farmi commemorare... pardon, festeggiare dai miei parenti in occasione del mio sessantesimo compleanno. Naturalmente mia madre ha preparato un pranzo per un battaglione che è avanzato anche per il giorno dopo e per i giorni ancora a venire, ed è stata un'occasione piacevole anche per ritrovare persone care che non mi capita spesso di vedere.

Non dirò, come fanno molti: ho sessant'anni ma me ne sento venti. Sarebbe una bugia, e chiunque lo dica mente per la gola. No, ho sessant'anni e me ne sento sessanta, ma li accetto e li apprezzo anche per quello che mi possono dare.

Sono vivo e vitale, faccio un lavoro che mi piace (anzi più di uno), ho interessi e curiosità, e la mente ancora abbastanza lucida, anche se mi sono un po' impigrito, e non ho più l'elasticità dei vent'anni. Continuo a ragionare con la mia testa (o almeno mi sforzo di farlo) e mi accontento di quello che ho. Potrei stare meglio dal punto di vista fisico se smettessi di fumare, ma non ci riesco e cerco di non farmene un cruccio. Sarà quel che sarà. Col tempo ho imparato a diventare un po' fatalista, a non aspettarmi troppo, ma anche a non rinunciare mai a sperare. In che cosa non lo so, né m'importa più di tanto. Ma trovo bello pensare sempre che domani è un altro giorno, e che non si sa quello che porterà con sé.

Già questo basta perché valga la pena di aspettare con ansia la prossima alba.

mercoledì 22 novembre 2006

La legge finanziaria

Mi sono sempre chiesto come mai ogni anno, nella legge finanziaria, i conti non tornino mai. Lasciamo perdere di chi è la colpa, in questo momento non c'interessa. Ma perché non succede mai che non ci sia bisogno di cacciare soldi? Perché non capita mai che il ministro delle finanze, o chi per lui, dica: "Cari italiani, quest'anno abbiamo un disavanzo positivo, più entrate che uscite. Niente nuove tasse, niente aumenti delle sigarette, niente aumento del bollo... e soprattutto niente litigi in parlamento. Anzi, lo sapete che c'è di bello? Che ci avanzano un po' di soldi: mo' ve li ridiamo indietro, eccovi dieci euro a testa, andatevi a mangiare una bella pizza alla faccia nostra."

Fantascienza, naturalmente

Allora dico, da perfetto ignorante, che i casi sono due: o qualcuno lassù non sa fare i conti, oppure c'è qualcosa di perverso nel meccanismo.

Ecco la mia proposta: facciamo un anno una finanziaria da 100 miliardi (di euro, non di lire, ma una tantum, sia chiaro!). Bella pesante, direte voi, e vabbe', tiriamo la cinghia (tanto ci siamo abituati), ma poi vediamo se l'anno successivo riusciamo ad andare in paro. E così ancora gli anni a venire.
Altro che far pagare le tasse a chi non le paga. Quella sì che è fantascienza (e lasciatevi servire da uno che la fantascienza la pratica da quando aveva i calzoni corti).

sabato 18 novembre 2006

Fumatori come lebbrosi

Ma perché noi poveri fumatori dobbiamo sempre essere trattati come dei lebbrosi?

Leggevo l'altro giorno una notizia che mi ha lasciato senza parole. Pare che alcuni datori di lavoro stiano pensando di decurtare lo stipendio ai dipendenti che fumano, sostenendo che perdono almeno un'ora per andarsi a fumare le loro sigarette fuori dal luogo di lavoro. Il calcolo è presto fatto: consideriamo sei sigarette nell'arco una mattinata, dieci minuti a sigaretta (cinque per fumarla, cinque per uscire e rientrare), totale sessanta minuti.

Ora io dico: già ci costringono a uscire, magari al freddo o sotto la pioggia, e a strafogarci una sigaretta in condizioni da paria dell'India, già ci impongono una vita di stress rinunciando una pratica regolare del fumo, e in più ci vogliono anche levare i soldi? Ma scherziamo? Fra un po' ci faranno pagare anche il tempo per andare al gabinetto.

A quando un movimento per i diritti del fumatore?

lunedì 13 novembre 2006

Serie TV

Ebbene sì, sono di nuovo qui, alive and kicking, come dicono quelli che sanno parlare. La mia lunga odissea si è conclusa positivamente, nonostante gli intoppi della burocrazia. Sono di nuovo nella mia amata biblioteca, con il mio bel livello C3 che significa qualche euretto in più. Non che cambi di molto la mia situazione finanziaria, ma insomma meglio questo che un calcio sui denti.

Ho trascorso una lunga estate senza impegni e senza orari, godendomi una libertà che non avevo da tempo e vivendo un po' alla giornata. Ho tradotto, curato il giardino e l'orto, fatto qualche lavoretto dentro casa, preparato alcuni liquori casalinghi e guardato molto Sky.

In particolare sono diventato un fervido seguace di due serie televisive: Lost e 24. La prima è già alla seconda stagione ed è la storia di un gruppo di sopravvissuti a un disastro aereo su un'isola tropicale. Quest'isola è in realtà un luogo molto strano, che nasconde un segreto (forse più di uno) e i nostri eroi devono vedersela con minacce e misteri di ogni tipo. Devo dire che il tutto, oltre che molto ben confezionato, è anche assai intrigante, anche se nel tempo, invece di dare risposte, la vicenda tende a complicarsi e aggiunge altri dubbi ai tanti che già ci sono.
L'altra serie, invece, è alla quarta stagione, ma io ho cominciato a seguirla solo quest'anno. Il protagonista è come sempre Kiefer Sutherland (figlio del grande Donald), nei panni di un agente federale alle prese con una situazione altamente drammatica (in questo caso una gravissima minaccia terroristica di matrice islamica nel cuore degli Stati Uniti). Il bello è che l'intera vicenda si svolge nel giro di ventiquattro ore (da qui titolo) e dura quindi ventiquattro puntate, ognuna più o meno di un'ora, scandita dal passare dei minuti su un orologio digitale. Il ritmo è serratissimo e i colpi di scena si sprecano.

Stasera c'è la puntata di Lost. Poi magari vi racconto quello che è successo.

lunedì 25 settembre 2006

Una situazione kafkiana

Credo sia ora di spiegare ai miei pochi, affezionati lettori il perché della mia scomparsa. Da circa due mesi non scrivo niente, e non è da me. Il fatto è che mi trovo alle prese con una situazione kafkiana.

Sono un fantasma. Assegnato, a seguito di un processo di riqualificazione di cui vi risparmio i particolari, a un'altra biblioteca lontana 250 chilometri da Macerata, mi ritrovo a non lavorare più né qui né là. Qualche bello spirito ha pensato che fosse giusto e lecito trasferire un povero cristo sulla soglia della pensione, imponendogli a tutti gli effetti di sradicarsi da casa, amici, animali e abitudini. In attesa che la situazione si risolva, sono costretto a vivere di espedienti, fra ferie, malattie e altre bizzarre invenzioni che ripugnano al mio animo di onesto servitore dello stato. Frustrato e avvilito, soprattutto adesso che la mala stagione è imminente, mi interrogo sul significato della vita in un'Italia in cui le persone sono oggetti da spostare a piacimento, in nome di una pretesa razionalizzazione.
Ci risentiamo quando il problema sarà risolto. Se si risolverà.

giovedì 20 luglio 2006

Rivoglio le zuccheriere nei bar

Rivoglio le zuccheriere nei bar! Non ne posso più di quelle bustine di zucchero, voglio la zuccheriera con il cucchiaino, in modo da potermi servire a piacere e nella dose desiderata. E voglio anche poter bere un bicchiere d'acqua di rubinetto, se è buona come a Roma, senza essere costretto ad accettare l'acqua minerale.

Questa fissazione dell'igiene a tutti i costi sta diventando davvero irritante. Per quale motivo devo prendere la frutta e la verdura con il guanto di plastica? Tanto non la devo lavare comunque prima di consumarla? Che malattia posso trasmettere? Non siamo in un paese del terzo mondo, dove esiste ancora un rischio di contagio da malattie infettive non debellate.

Nessuno si preoccupa della quantità di plastica che mettiamo in circolazione?

martedì 11 luglio 2006

L'Italia ha vinto i mondiali

Alla faccia di Beppe Grillo e altri uccellacci del malaugurio l'Italia ha vinto il mondiale di Germania. L'ha fatto senza esprimere un grandissimo gioco, che del resto nessuno, se non a sprazzi, ha mai espresso. Anzi, mi sento di dire che questo mondiale è stato fra i più scarsi dal punto di vista qualitativo. con tanti campioni che non hanno giocato come sanno, forse perché ormai i campionati nazionali ti spompano al punto che a giugno sei già alla frutta.

Ha vinto perché ha avuto più voglia degli altri di vincerlo, perché è stata unita e compatta, fortemente motivata, e ben messa in campo. Ha vinto perché ogni giocatore, oltre all'allenatore, voleva dimostrare che il calcio italiano non è solo Moggi e tutta la cacca che gli gira intorno, e si è stufato di essere preso per il culo. Ha vinto perché proprio quando ti pestano i piedi trovi la forza di reagire.
E se anche un campione celebrato come Zidane impazzisce e prende a capocciate Materazzi, allora dobbiamo rivedere un po' i giudizi sul povero De Rossi, che almeno ha commesso un fallo di gioco, sia pure esagerando, e dobbiamo rivedere i giudizi anche sul famoso sputo di Totti agli europei di due anni fa. Insomma, non siamo peggio di tanti altri, da questo punto di vista.
Ieri sera confesso di avere provato dei brividi di fronte al bagno di folla del Circo Massimo. E' stata una vera e propria parata trionfale, un evento degno dell'antica Roma, con i gladiatori osannati dal popolo.
E ho voluto bene a tutti, anche a quello sfigato di Zaccardo che passerà ai posteri come l'autore del più goffo autogol dei mondiali. Anche a chi non ha mai giocato ma ha comunque fatto parte di un gruppo formidabile. Anche a chi, come Totti, ha giocato male, ma ha messo dentro un rigore con l'Australia che ha avuto un'importanza straordinaria.

E adesso speriamo che la giustizia sportiva faccia il suo dovere fino in fondo. La vittoria del mondiale non deve essere pretesto per amnistie o buonismi di sorta. Al contrario, esige che si vada fino in fondo per non intaccare il valore della vittoria sul campo.

mercoledì 5 luglio 2006

La Cina è vicina, ma Taiwan non è lontana

Vado per qualche giorno a Roma, dove incontrerò Francesco, Rose e la famiglia di lei. Rose & family sono in giro per l'Europa da una ventina di giorni, e sabato prossimo ci sarà il grande pranzo con i parenti italiani per festeggiare gli sposi. Dopo i due rinfreschi taiwanesi dell'11 febbraio, ci voleva un incontro in Italia per salutare degnamente questa unione interrazziale, interculturale, forse interreligiosa, e poi metteteci tutti gli "inter" che volete.

Io, da parte mia, vi dico "inter nos" che sono molto curioso di vedere come saranno i nipotini che verranno, quando verranno. Da chi prenderanno le caratteristiche somatiche e in che misura. Ho visto bambini nati da unioni simili e devo dire che li ho trovati deliziosi. Hanno preso il meglio dall'uno e dall'altro. Peccato che li vedrò poco, ma magari questo sarà uno stimolo a tornare più spesso a Taiwan, di cui conservo sempre un piacevolissimo ricordo.

La Cina è vicina, ma Taiwan non è lontana.

sabato 1 luglio 2006

Arriva il gran caldo

Tutti gli anni, quando arriva il grande caldo, mi ritrovo a sentire i consigli degli esperti in televisione. Che cosa bisogna fare? Bere molto (e ti credo, chi è che non beve d'estate?), non uscire nelle ore più calde (solo i cretini o chi non può proprio evitarlo lo fa), mangiare frutta e verdura (be', ce n'è così tanta che sarebbe stupido non mangiarla), vestire leggero (avete mai visto qualcuno col cappotto?) e via dicendo. Sono regole di buon senso, e non abbiamo bisogno dell'esperto per capirlo. E' la fiera delle banalità, analoga a quella del grande freddo. Ogni volta le stesse cose.

E ancora. In questo week-end partiranno tot milioni di italiani. Di questi, x milioni andranno al mare, y milioni in montagna, z milioni ai laghi o in campagna. Ma che cacchio ne sanno loro? Forse che ognuno di questi italiani ha telefonato comunicando i suoi programmi di viaggio? Ma poi, a me che mi frega di sapere dove vanno in vacanza e quanti sono?

Bah, oggi sono in vena di lepidezze. Evidentemente il caldo ha colpito duramente anche me.

lunedì 26 giugno 2006

Vittoria contro l'Australia

Non c'è soddisfazione maggiore nella vita che vincere una partita ai mondiali con un rigore inesistente al 94° minuto!

Lo confesso, sono antisportivo, fazioso e sfacciatamente schierato, in questo momento il barone De Coubertin mi fa un baffo, avrei voglia (e non è da me, credetemi sulla parola) di fare pernacchie e sberleffi, di dire volgarità e cattiverie, di urlare in modo disumano come il personaggio di Vittorio Gassman nel film "I mostri", quello che strillava "oddio, me vie' lo sturbo!" al gol di Piedone Manfredini.
Lo so, è solo una partita di calcio, e nemmeno una di quelle da tramandare ai posteri, ma che ci volete fare? Fra un'oretta sarò di nuovo un uomo posato, normale e rispettato, ma adesso lasciatemi la soddisfazione di esprimere il peggio di me. E' una delle poche volte in cui è consentito.
Australia, perepè perepè perepè...

mercoledì 21 giugno 2006

Il referendum costituzionale

Votare sì? Votare no? Confesso di sentirmi impreparato di fronte al referendum di domenica prossima. Come mi è successo spesso in occasione di alcune tornate referendarie del passato. Come si fa a dire un sì o un no secco a una legge che modifica addirittura la Costituzione italiana? Non che sia intoccabile, non sono fra quelli che la pensano così, ma non so con certezza se questo cambiamento possa essere un bene o un male. Probabilmente né l'uno né l'altro, probabilmente non cambierà niente, ma insomma mi sento addosso la responsabilità di dover decidere al posto di coloro che io, e l'intero corpo elettorale, abbiamo eletto proprio perché decidessero per noi. Ho sentito dire in proposito, su giornali radio e TV, tutto e il contrario di tutto, ma il più delle volte erano posizioni di parte e dunque poco credibili. Anche i costituzionalisti sono divisi, e allora perché proprio al povero Maurizio Nati deve toccare il duro compito di scegliere?

Voi che farete?

lunedì 12 giugno 2006

Esordio dell'Italia ai mondiali

Come passa il tempo! Ci eravamo lasciati il 5 maggio di manzoniana memoria, poi un lungo blackout dovuto a problemi con il PC. Oggi si è scoperto che era colpa di un fottutissimo cavo interrotto che impediva la connessione. Per più di un mese mi sono arrabattato con soluzioni tappabuchi, e oggi sono di nuovo operativo. Guarda caso, proprio nel giorno in cui l'Italia esordisce ai mondiali, contro il Ghana. Non sono d'accordo con il buon Beppe Grillo, che nel suo blog tifa per i nostri avversari sostenendo che la vittoria degli azzurri significherebbe la morte definitiva del calcio in Italia, il trionfo dei grandi poteri (TV e sponsor) che manipolano il giocattolo. Penso al contrario che se gli azzurri, sul campo, dimostreranno professionalità e attaccamento alla maglia oltreché al dio denaro, restituiranno al nostro calcio un volto pulito. Nell'attesa che i giudici facciano in pieno il loro dovere.

Forza Italia, perciò.

venerdì 5 maggio 2006

Ancora sul Codice da Vinci

Ancora sul Codice Da Vinci.

Adesso le alte gerarchie cattoliche si stanno mobilitando per boicottare il film, che uscirà il prossimo 19 maggio. Ci saranno picchettaggi davanti alle sale per dissuadere la gente dall'entrare in sala. Approva l'iniziativa anche il buon Andreotti, il quale ha inoltre ammesso di non avere letto il libro, ma ha aggiunto che lo leggerà. Be', meglio tardi che mai. E così il babau Dan Brown mette tanta paura ai talebani della religione cattolica. Sarà forse perché il suo è un libro che instilla qualche dubbio? Sarà perché qualche devota pecorella potrebbe essere indotta ad approfondire la materia, scoprendo magari che, sì, Gesù non ha sposato Maria Maddalena, ma anche che forse le cose non stanno proprio come ce le hanno sempre raccontate? Insomma, a ragionare con la propria testa e non con quella del vicario di Cristo o del parroco di paese? Non so, la cosa mi puzza. Già le ingerenze dei tutori della vera fede nella cosa pubblica sono pesanti. Ci manca solo che si mettano a picchettare i cinema dove proiettano film che a loro non piacciono.

Ohibò, confermo che andrò a vederlo al cinema, a costo di sfidare l'ira di qualche ciellino.

venerdì 28 aprile 2006

La Chiesa vs Il Codice da Vinci

Francamente mi riesce difficile capire il motivo dell'avversione che le alte sfere della chiesa cattolica romana hanno dimostrato nei confronti del Codice Da Vinci, il bestseller di Dan Brown, fin dal momento della sua pubblicazione. E' stato un continuo di interventi critici, di condanne, di anatemi dal sapore medievale (o, se preferite, islamico), dai piccoli parroci di paese allo stesso Pastore tedesco (così titolò al momento dell'elezione di Benedetto XVI il quotidiano di Rifondazione, che quanto a titoli ne sa una più del diavolo). Manca solo la condanna a morte e siamo a livello dei Versetti satanici di Salman Rushdie.

In fondo stiamo parlando solo di un romanzo, di un'opera di pura e semplice fiction. Non è un trattato dottrinale, né ha pretese di esserlo, ma evidentemente ha toccato un nervo scoperto. Guai a chi scalfisce i dogmi dell'ortodossia cattolica, anche solo in forma narrativa. Guai a chi mette in dubbio le certezze sancite da generazioni di teologi nel corso di due millenni.
E invece io consiglio il romanzo a tutti quelli che non l'hanno letto. E' una macchina perfetta, di godibilissima lettura, e ricca di stimoli ad approfondire la storia un po' nascosta dietro il velo della santa ufficialità. E quando fra pochi giorni uscirà il film, facendo violenza alla mia ormai inveterata pigrizia probabilmente andrò a vederlo. Alla faccia di chi vorrebbe impedirmi di ragionare con la mia testa.

mercoledì 19 aprile 2006

Pasqua a Roma

Per Pasqua sono stato a Roma, la città in cui sono nato e in cui sono vissuto fino a trent'anni. La città dove ancora vivono tanti miei parenti. La città dalla quale in pratica sono scappato, rifugiandomi in una regione tranquilla e contadina, passando nel tempo dalla grande città alla piccola città, dalla piccola città alla campagna. La prossima tappa è l'isola deserta o il faro sul promontorio.

Ogni volta che torno a Roma non vedo l'ora di fuggirne. E' troppo rumorosa, troppo sguaiata, troppo affollata, troppo sporca. Una sgualdrina senza più classe, appesantita dal trucco, incapace di sedurre se non con i suoi aspetti più vistosi e celebrati (che ai miei occhi di romano non possono più avere lo stesso fascino), con il ricordo di una bellezza fatta merce a basso costo per torme senza fine di turisti frettolosi, fagocitati dall'industria esasperata del turismo. Una Roma da supermercato.
La ricordo ancora com'era negli anni cinquanta e inizio dei sessanta, bella ma vivibile, senza troppo traffico, profumata in tutte le stagioni, incantevole perché non ancora artefatta, non ancora trasformata in metropoli, non ancora messa in (s)vendita, né svilita da molti suoi figli. Era forse la Roma che amò Fellini e che lui ritrasse così bene nel suo film che proprio dalla Città Eterna prendeva il nome. Nostalgico anche lui nel descriverla com'era prima e durante la guerra, e già capace di coglierne le trasformazioni, l'involuzione, la decadenza. Sarà il destino di tutte le grandi città, forse, che ingoiano fameliche e insaziabili il proprio passato e non sanno proporre un presente altrettanto fascinoso, per non parlare del futuro, che già si intravede nella cementizzazione senza pudori.
Ci sono solo due cose che rimpiango di Roma, oltre al ricordo di com'era una volta: il clima e l'acqua. Lì non c'è bisogno di cappotti, tranne per poche settimane d'inverno. E non c'è bisogno di acqua minerale, perché quella che sgorga dalle mille fontane e fontanelle (i nasoni, per i non romani) è una delizia impareggiabile. Troppo poco per cambiare idea e tornare sui miei passi.

martedì 11 aprile 2006

Risultati elezioni 2006

E così questa kermesse elettorale è finita, forse. Salvo ricorsi, contestazioni, richieste di nuove elezioni. Proprio quello che non ci voleva per un'Italia già debole. Quasi tutti potranno affermare di aver vinto, e qualcuno a buon diritto. Un ritornello che già conosciamo. Mi sia concessa solo qualche personalissima osservazione.

I sondaggisti hanno fatto la più magra figura che si ricordi. Non ne hanno azzeccata una. Si giustificano col dire che questa è la scienza statistica e che loro non possono farci niente. Bene, allora a che servono i sondaggi? Se la statistica è quella cosa per cui, se tu mangi due bistecche e io nessuna, è come se ne avessimo mangiata una a testa, allora non so che farmene. Tutti a casa, la prossima volta, e quei soldi (miliardi, mica bruscolini) si risparmino per iniziative più degne.
A mezzanotte di ieri sera, nove ore dopo la chiusura dei seggi, ancora non c'erano i risultati definitivi, non dico per la Camera, ma nemmeno per il Senato. E questo in una tornata elettorale in cui non c'era nemmeno il voto di preferenza. Che fa questa gente, dorme? Oppure è il Viminale che non funziona? In ogni caso c'è qualcosa da rivedere. Questi strampalati meccanismi per cui se al Senato la maggioranza sia pur risicata degli italiani vota per X, rischia di vincere Y a seconda dei risultati nelle varie regioni, mi sembra un'emerita fesseria. E non mi convince nemmeno il premio di maggioranza alla coalizione che vince alla Camera. Io sono per le cose semplici. E allora viva il semplice proporzionale di una volta, duro e puro, magari con sbarramento. Basta con queste accozzaglie di partiti e movimenti improbabili. Fra qualche secolo, quando saremo diventati una nazione politicamente matura, potremo tornare al maggioritario.

giovedì 6 aprile 2006

Le donne arabe potranno entrare in biblioteca

E' di qualche giorno fa la notizia che dopo quasi cinquant'anni le donne arabe potranno entrare in biblioteca. Sì, avete capito bene. In Arabia Saudita le donne non potevano accedere alle biblioteche, e adesso, grazie alla lungimiranza dei loro governanti, potranno farlo. Naturalmente non così, sic et simpliciter. Eh no, non chiediamo troppo. In certi orari e in certi luoghi, sempre sotto il rigido controllo dei maschi. Si sa, la biblioteca è galeotta, hai visto mai che qualche svergognata possa approfittarne per fare qualcosa di diverso dal leggere. Però la donna nei paesi musulmani è al centro dell'interesse sociale. Guai a chi la tocca, e la vede. Chi se ne frega se poi è anche un essere umano e ha voglia di fare cose da essere umano. Vivere, per esempio.

lunedì 3 aprile 2006

Il caso Tommaso Onofri

Ahi, com'è forte la tentazione di dire "al rogo, al rogo!" quando si sentono brutte storie come quella del piccolo Tommaso. Per me (per tutti, spero) è impensabile già solo l'idea di rapire un bambino, di strapparlo alla sua famiglia, di creargli nel migliore dei casi un trauma dal quale forse non si riprenderà mai. Figuriamoci ucciderlo, o lasciare che, per imprudenza, menefreghismo o semplice incapacità, perda la vita. Ce l'ho avuta anch'io quella tentazione, e ce l'ho ancora, mi impedisce di cedervi non tanto l'idea che ogni criminale sia redimibile (hanno voglia a redimersi, gli assassini di Tommaso) quanto la prospettiva che, una volta aperta la porta, diventi impossibile richiuderla

E allora che dire? Niente. Spero solo che fra qualche anno, fra benefici di legge, buona condotta e condoni, non ce li ritroveremo fra i piedi riaprendo le stucchevoli tavole rotonde sulla giustizia ingiusta. E' troppo chiedere che esseri così abominevoli crepino in galera?

lunedì 27 marzo 2006

Per i cuccioli di foca

Questa volta non parlo io. Parla, anche a mio nome e a nome di tutti coloro che hanno un minimo di sensibilità e di amore per gli animali, Beppe Grillo nel suo blog. 325.000 cuccioli di foca massacrati grazie alla compiacenza del civilissimo Canada. Non aggiungo altro, vi invito solo ad andare a visitare il sito di Beppe Grillo all'indirizzo: http://www.beppegrillo.it/2006/03/325000_cuccioli.html e a comportarvi di conseguenza.

sabato 25 marzo 2006

Ritorno all'ora legale

Oggi per me è un giorno importante. Come tutti gli anni, l'ultimo sabato di marzo è quello in cui si torna all'ora legale. Per molti è una sofferenza. C'è chi continua a sostenere che dormirà un'ora di meno. Io dormirò lo stesso numero di ore, e domani sera mi ritroverò con un'ora di luce in più. Mica poco!

Lo confesso, sono meteoropatico, e l'inverno mi porta sempre a una sorta di lungo letargo dal quale emergo, appunto, in occasione del ritorno dell'ora legale. Poi magari continuerà a fare freddo e a piovere, ma psicologicamente questa è una svolta piena di segnali positivi che sollecitano il mio innato ottimismo. Del resto, dopo essere sopravvissuto brillantemente a sette ore di differenza di fuso orario, che volete che sia una misera oretta in meno fra un sabato e una domenica?

martedì 21 marzo 2006

Miracoli per creduloni

Un'altra madonnina che piange lacrime di sangue, dopo quella di Civitavecchia del 1995 (forse la più famosa) e molte altre sparse un po' in tutta la penisola. Qualche giorno fa è toccato a Forlì.

Non mi stupisce che la credulità popolare avalli questi fenomeni che qualsiasi buon prestigiatore è in grado di riprodurre senza difficoltà. Non mi stupisce perché la gente ha bisogno di credere, perché credere è rassicurante, e la fede è una grande compagna di fronte alla quale è anche lecito sospendere le funzioni del cervello e privilegiare quelle del cuore. Mi stupisce invece che per l'ennesima volta queste teofanie (mai sentito il termine "teofania"? Significa "manifestazione della divinità") si verifichino sempre in presenza di contadini, pastorelli e in genere rappresentanti del sottoproletariato più semplice e credulone. Oppure di bambini e adolescenti. A quando un'apparizione, una bella lacrimazione davanti, che so, a Umberto Eco, o Margherita Hack, o Piero Angela? O magari davanti a qualche uomo politico, in modo che lo illumini e gli indichi la retta via? Nel qual caso sarei anche disposto a credere al miracolo (dell'uomo politico che si converte, beninteso, non della statua che piange).

mercoledì 15 marzo 2006

Faccia a faccia Berlusconi-Prodi

Tutto qui? Il mitico e strombazzato faccia a faccia fra Berlusconi e Prodi si è risolto ieri sera in uno squallidissimo, asettico confronto indiretto nel quale ciascuno dei due ha ripetuto cose che sapevamo già. Niente sangue, insomma, solo due protagonisti ingessati che hanno recitato il gioco delle parti a denti stretti, rigidamente cronometrati perché non fosse mai che uno parlasse qualche secondo più dell'altro... Si sa, noi siamo tutti cretini e ne saremmo stati pesantemente condizionati. Signori, questa è la par condicio. L'avete voluta? Tenetevela! Zero a zero, come in Juventus-Milan. Non ha vinto nessuno. In compenso hanno perso gli italiani.

lunedì 13 marzo 2006

Un campionato cinico

Se è vero che il campionato di calcio italiano è il più bello del mondo (come sostiene qualcuno), ne deriva che Juventus e Milan (rispettivamente prima e seconda in classifica) sono le più belle squadre del mondo. Nulla di più falso. La partita di ieri sera è stata di una noia mortale, con due squadre impegnate solo a non farsi male (in nessun senso). E così sono quasi tutte le partite del campionato italiano: sono pochissime le squadre che interpretano il gioco in modo spettacolare, soprattutto adesso che i punti, anche i punticini, fanno comodo. Mentre i giochi al vertice sono già decisi da tempo.

Avete mai visto giocare il Barcellona? Siamo su un altro pianeta. E mediamente il gioco espresso dal campionato spagnolo, ma anche da quello inglese, francese e (qualche volta) tedesco è molto più godibile del nostro. Ma probabilmente ci ritroveremo con due squadre italiane in finale di Champions. Che significa questo? Che il campionato italiano non è il più bello del mondo, ma solo il più cinico. Circoscritto per di più alle solite tre, che comandano e si pappano la gran parte della torta.
Che si facciano dunque il loro campionato personale. Propongo un girone d'eccellenza a tre, ogni giornata giocano due e la terza riposa. Mentre le altre diciassette riusciranno, forse, a offrirci un campionato più emozionante.

martedì 7 marzo 2006

Un mondo in cui trionfa la stupidità

 

Viviamo in un mondo in cui trionfa la stupidità. Non solo quella televisiva dei grandi fratelli, delle fattorie, delle isole dei famosi, dei contenitori domenicali e mi fermo qui, ma anche a livelli più alti, dove si ci aspetterebbe di trovare maggiore buon senso, per non dire il lume della ragione.
Le ultime testimonianze? Quelli che non comprano carne di pollo perché non si sa mai, quelli che abbandonano i gatti perché con l'aviaria meglio stare tranquilli, quelli che pubblicano vignette su un profeta di cui non si può nemmeno fare il nome (figuriamoci la caricatura), quelli che si aprono la camicia e mostrano le vignette di cui sopra, quelli che si offendono per le vignette di cui sopra, quelli che reclamano risarcimenti postumi perché tanto l'Italia è il paese di Bengodi e provarci non costa niente, quelli che si presentano alle elezioni (o almeno fanno finta di farlo) con il simbolo NO VOTO, quelli che sono sempre contro, ma non sono mai per, quelli che dicono i rifiuti da noi? No, da qualcun altro, quelli che...

Devo continuare? Meglio di no. Meglio quelli che... il calcio.

sabato 4 marzo 2006

Elezioni con il naso turato

Dopo l'abbuffata taiwanese torniamo a cose italiane. Fra poco più di un mese si andrà a votare, in quella che secondo me è una tornata elettorale fra le più importanti della nostra storia recente. Perché si tratta di decidere dove vogliamo andare, di trovare un'identità politica definita e un ruolo riconoscibile nel mondo che ci aspetta, o meglio che non ci aspetta, perché qualcuno corre mentre noi continuiamo a procedere con il freno tirato. Dovremo farlo, ahimé, scegliendo fra il poco e il niente della nostra scena politica attuale. Uomini di governo improvvisati, candidati opportunisti o voltagabbana, coalizioni appiccicate con lo scotch, programmi confusi e molta demagogia. Un padrone del vapore da una parte e un parroco di campagna dal'altra, con un avvilente contorno di comprimari più attaccati alla poltrona che alle esigenze dell'elettore. Un teatrino di basso profilo nel quale nessuno sembra emergere dal grigiore e nel quale non si intravedono nemmeno quelle figure marginali, ma di qualche spessore e con qualche idea chiara, alle quali ci si poteva aggrappare una volta in mancanza di meglio, scegliendo di votare la persona a dispetto dell'idea politica. Mi riferisco ai vari Pannella, Segni e simili, tutti tristemente segnati dall'avanzare dell'età.

Che fare allora? Io ho sempre votato e voterò anche stavolta, ma turandomi il naso, come disse qualcuno, e dopo avere esaminato con attenzione i nominativi, in cerca di qualcuno che mi sembri un po' più promettente degli altri. Mi perdonerete se vi confesso che qualche volta rimpiango gente come Giulio Andreotti. Non solo perché è buon tifoso della Roma, ma perché almeno in lui brillava (e qualche volta brilla ancora) la luce inconfondibile dell'arguzia e dell'intelligenza. Con questi personaggi, invece, siamo nel buio più completo. 

giovedì 16 febbraio 2006

Tornato da Taiwan

Eccomi di ritorno da Taiwan! Due settimane di full immersion in un mondo nuovo e affascinante, alla scoperta di un'isola bella e gentile, "formosa", come la chiamarono non a torto i portoghesi.

Ho superato indenne il lungo viaggio in aereo, il fuso orario e l'overdose di informazioni, nonché l'impatto con una realtà tanto diversa dalla nostra, e ho una lunga serie di riflessioni che pian piano metterò per iscritto. Una sorta di diario taiwanese a puntate. Se avrete la pazienza di seguirmi scoprirete cose che voi umani non avreste mai immaginato (cfr. Blade Runner). Solo il tempo di riordinare le idee e si parte. Anche questo è un modo di viaggiare.

lunedì 30 gennaio 2006

Fra pochi giorni diventerò suocero...

E così ci siamo. Come ho scritto nel mio primo post, fra pochi giorni diventerò ufficialmente suocero di una nuora taiwanese, la dolcissima Rose, che a vederla sembra dover volare via alla brezza più leggera, ma è invece "salda come roccia che non cede all'infuriar dei venti" (citazione letteraria approssimativa). Così come i suoi connazionali, gente senza fronzoli che si rimbocca le maniche e lavora sempre. Orario di lavoro? E' roba che si mangia? Sindacati? Chi li conosce? Ferie? Mai sentite nominare. O giù di lì. Altra gente, altro mondo. 

Nel quale si è catapultato con entusiasmo Francesco, mio figlio, che ormai ha rinunciato per sempre alla sua bella Italia e si comporta come un taiwanese doc. Tutto questo per dire che, naturalmente, ci sarò anch'io. Parto giovedì per quella piccola fetta di Cina, dove arriverò dopo circa 17 (diconsi 17) ore di volo, senza fumare, senza dormire, senza vedere un cacchio dal finestrino. Ma tant'è, per un figlio si fa questo ed altro.

E così, dopo una settimana che preparo la mia valigia, aggiungendo qualcosa ogni giorno, credo ormai di essere pronto all'avventura. Sarà comunque un'esperienza, e magari tornerò con il mal d'Asia, chissà. Di certo tornerò con qualcosa "made in Taiwan", foss'anche solo una stecca di sigarette, perché laggiù costano molto di meno. E già lo so, quando mi ritroverò ad assistere al teatrino Berlusconi/Prodi mi verrà subito voglia di ripartire per quei lidi.

sabato 28 gennaio 2006

Beppe Grillo

Lo confesso, sono iscritto al blog di Beppe Grillo (per chi fosse interessato: http://www.beppegrillo.it/index.html), questo comico straordinario che si è recentemente reinventato come geniale "pierino" della politica italiana e accanito difensore dell'ambiente e della salute dei cittadini. Nemmeno tanto recentemente, a pensarci bene, visto che da anni prende a schiaffoni il potere nei suoi spettacoli (peraltro oggetto di inveterata censura in televisione, ma su Sky ogni tanto lo si vede), però adesso usa la rete come strumento d'informazione, proponendosi a un pubblico più vasto. In realtà non condivido esattamente tutto quello che dice, né tutte le battaglie che porta avanti, ma lo apprezzo per il coraggio con cui sa esporsi e per il suo rigore morale. Affronta sempre temi scottanti e lo fa in prima persona, senza reticenze e senza compromessi.

Beppe Grillo definisce gli uomini politici "i nostri dipendenti", visto che sono pagati da noi e stanno dove stanno perché noi ce li abbiamo mandati, delegando loro il compito di rappresentare le nostre istanze. Un'idea della politica al servizio del cittadino che sembra essere diventata obsoleta.
Forse non è più tempo di Don Chisciotte, ma l'idea che qualcuno si ribelli all'idea del potere consolidato e immutabile, al servizio solo di se stesso, mi apre il cuore alla speranza. C'è bisogno di un pensiero non omologato, non passato al tritacarne dei grandi fratelli, non filtrato dalle veline del palazzo.
Vai, Beppe, continua così.

mercoledì 25 gennaio 2006

Assenza prolungata

Riemergo dopo una ventina di giorni dal mio lungo sonno, non voluto. Il "piccolo problema" si è rivelato meno piccolo del previsto, e mi ritrovo adesso con un altro PC e una montagna di arretrato sul lavoro. Ma tant'è, per il momento mi basta rassicurare i miei cinquanta lettori che sono ancora vivo e vegeto, alive and kicking, come dicono gli americani, che Dio li abbia sempre in gloria.

Ho scoperto che l'astinenza da connessione informatica è una brutta malattia. Ti sembra di essere tagliato fuori dal mondo, anzi ti sembra che il mondo vada avanti senza di te. Cosa che comunque il mondo fa sempre, visto che di te non gliene frega più di tanto, ma insomma, esserci è un po' come illudersi di corrergli appresso, se lo perdi alla prima stazione puoi forse raggiungerlo alla successiva.
Fa freddo, da queste parti. Non come in Russia, che dev'essere il paese più sfigato del mondo. E' talmente grande che ci vuole una montagna di gas per scaldarla tutta. A me un bombolone di GPL basta sì e no per un mese, e comunque sento freddo lo stesso. Invidio i miei gatti, che si mettono a dormire tutti ammucchiati l'uno sull'altro. Loro sì che hanno capito tutto della vita. Una volta o l'altra vi parlerò della differenza che c'è fra cani e gatti, e della differenza che c'è fra coloro che amano i cani e coloro che amano i gatti. Due categorie ben distinte, due filosofie di vita completamente diverse. Adesso però il dovere mi chiama. E' stato bello ritrovarvi. 

sabato 7 gennaio 2006

Il caso Cassano

Qualche problema con il PC mi ha impedito di intervenire tempestivamente sul caso Cassano. Da buon tifoso giallorosso ho vissuto con angoscia (si fa per dire) la lunga telenovela che si è poi conclusa con il passaggio del talento barese al Real Madrid. Bon, meglio a Madrid che a Torino, lasciatemelo dire, ma un'osservazione devo farla. Antonio Cassano è stato acquistato nel 2000 dal Bari per la modica somma di 60 miliardi del vecchio conio. E' stato rivenduto a poco più di 10. Proprio un bell'affare, non c'è che dire. E non mi si venga a dire che per quattro anni e mezzo ha dato il suo contributo alla Roma, come sostiene qualcuno, perché per questo è stato profumatamente pagato. A parte il fatto che ha giocato sì e no due stagioni ad alto livello. Se questo è il modo di gestire un patrimonio, allora campa cavallo. Ci aspettano altre stagioni di vacche magre.