mercoledì 27 aprile 2011

Il triste spettacolo della politica

Sono rimasto un po' indietro. Preso dai miei problemi di salute ho vissuto in una sorta di limbo in cui Berlusconi non esiste, l'Italia è ancora una roba seria, la Costituzione pure, la guerra si combatte solo al cinema, Fini è una marca di tortellini, Napolitano un arcaismo linguistico e via dicendo.

Invece non è così. Lo spettacolo è quello di sempre, se possibile peggiorato.

Trovo francamente raccapriccianti cose come il legittimo impedimento o la prescrizione breve. In un paese civile non dovrebbero esistere, nemmeno a livello di ipotesi giuridica. Ma mi sconvolge ancora di più la spudorata franchezza con cui il nostro premier ha ammesso che hanno affossato il referendum sul nucleare per "permettere all'opinione pubblica di tranquillizzarsi" (parole sue). Come se, fra un paio d'anni, il disastro giapponese potesse ridimensionarsi e trasformarsi in un piccolo incidente di percorso senza conseguenze, solo una manciata di morti e un po' di nuclearizzati, ma nemmeno troppi.

In realtà si tratta di una presa in giro bella e buona: in questo modo si tenta di dare un bel colpo alla partecipazione degli italiani che, sulla scia dell'emozione di Fukushima, probabilmente avrebbero affollato le cabine del referendum, raggiungendo il quorum e trascinando con sé anche altri quesiti altrettanto importanti, come quello sull'acqua. A questo punto Berlusconi deve solo augurarsi che il 12 giugno piova, così con l'aiuto del padreterno avrà raggiunto pienamente il suo scopo.

Bersani e Di Pietro gridano all'imbroglio, e di imbroglio effettivamente dobbiamo parlare. La loro voce è però ben piccola cosa, ridotti come sono al rango di pierini che fanno marachelle, ma che alla fine sono bravi guaglioni e pure loro devono far vedere che ci sono.

A questo punto l'unica cosa da fare è dimostrare in concreto che non ci stiamo più a essere presi in giro, truffati e gabbati. E l'unica occasione per farlo sono le due occasioni di espressione diretta della democrazia diretta che ci rimangono da qui all'estate: l'appuntamento con le elezioni amministrative del 16 maggio e, appunto, i referendum del 12 giugno. Facciamo capire a chiare lettere che non vogliamo più questa gentaglia, questi prestigiatori della menzogna, questi calpestatori della democrazia. Partecipiamo numerosi e votiamo tutti *contro* Berlusconi e i suoi accoliti. Anche se gli altri ci fanno schifo, anche se votare contro qualcosa non è come votare per qualcosa. Diamo un segno, magari piccolo, che qualcosa sta cambiando. Un'inversione di tendenza, uno spiraglio di luce. Una speranza.


martedì 19 aprile 2011

Dopo il secondo ricovero

Rieccomi qua.

Rientrato a casa dopo meno di una settimana di ospedale.  Sto bene, sono un po' fiacco, ma è più che normale. Devo stare a riposo, nel senso che non posso fare sforzi, sollevare pesi, guidare la macchina per lunghe distanze eccetera, ma per il resto posso fare quasi tutto. Infatti sono già tornato al lavoro. Che ci volete fare? Qualcun altro ne avrebbe approfittato per farsi una settimanella di vacanza in più, ma io sono fesso e certe cose non le faccio.

L'esperienza di Ancona è stata analoga a quella dell'anno scorso a Bracciano. Non solo perché la tipologia dell'intervento era molto simile, ma perché simili sono stati il prima e il durante, simile la permanenza nel letto d'ospedale, simili le storie e i personaggi che mi sono capitati in sorte. Diverso, invece, il vitto, decisamente migliore.

E diverso, tutto sommato anche il mio approccio. Quest'anno sapevo ciò che mi aspettava, almeno nelle sue linee generali. Nessun panico, dunque, quando sono entrato in sala operatoria. Anzi, ho affrontato la situazione da sveglio, dalla vita in su, e visto che c'ero ho sbirciato sul  monitor quello che succedeva dentro il mio corpo, dove il resettore riduceva in trucioli la prostata come un tronco in una segheria. Ho anche scoperto di avere un po' superato quella atavica paura degli aghi, al punto che adesso mi faccio da solo le iniezioni sulla pancia (siringhe con gli aghi piccoli, però, quelli da insulina).

Certo l'età media dei pazienti superava abbondantemente i sessant'anni, e nessuno era lì per farsi una vacanza. Ma si tratta pur sempre di un ospedale geriatrico, dunque che ci si può aspettare?

Il personale è stato decisamente all'altezza, comprese le infermiere, che all'inizio mi sembravano un po' scostanti, ma che poi si sono rivelate anche loro carine ed efficienti. Ricordo con piacere Anna Pia (una delle tante pugliesi in servizio ad Ancona), la non più giovanissima Ada, Milena (colombiana) e fra i maschi, Luigi e Francesco, ambedue di San Marco in Lamis, che a sentirli parlare sembrava di sentire il Lino Banfi di una volta.

Naturalmente ho trovato anche lì il modo di fumare: c'era una scala antincendio a pochi metri dalla mia camera e il bel tempo ha fatto il resto. Però ne ho approfittato non per smettere, che al momento sarebbe impossibile, ma per ridurre drasticamente il fumo. Praticamente ho dimezzato. Ditemi bravo.

Ho anche, per quei pochi che non lo sapessero, postato regolarmente una sorta di diario su Facebook. E in questo caso devo riconoscere l'utilità di questo strumento per comunicare con più persone, saltando a pie' pari la posta elettronica e il telefonino. Facilissimo, economico, rapido, e in fondo anche divertente.

Adesso mi godo un altro periodo relativamente tranquillo. Le mie disavventure non finiscono certamente qui, ma ho imparato a vivere alla giornata godendo di ciò che ho qui e adesso, o al massimo domani. Il futuro viene dopo.