martedì 26 maggio 2009

Arriva il piccolo Lolo

Ci siamo quasi. A fine mese arriva il piccolo Lolo. Verrà a conoscere l'Italia che è anche sua patria, benché ancora sia troppo piccolo per capire che cosa significa. Per l'occasione ho messo sottosopra casa, fra pulizie, riverniciature e riorganizzazione degli spazi e al resto ha pensato la natura: ci sono un albicocco e un susino pieno di frutti ancora acerbi, ma che matureranno quando lui sarà qui.

Io ci sarò e non ci sarò. Nel senso che verrò al lavoro a singhiozzo, sfruttando quei giorni di ferie che potrò prendere senza pregiudicare il delicato equilibrio della biblioteca e le sacrosante esigenze dei colleghi. Probabilmente ne risentirà anche il mio blog, ma non è escluso che alla fine ci scappi un bel "Diario della mia vita con il nipotino Lolo", che andrà a fare compagnia ai diversi diari taiwanesi.
Mi si dice che sia un diavolo scatenato: a quasi quindici mesi cammina e ha giustamente il desiderio di esplorare il mondo. Dopo il mondo della metropoli sempre in movimento quello della campagna sonnacchiosa delle Marche. Mi auguro di essere all'altezza del compito, disabituato come sono al rapporto diretto con i bambini. Perché se non fosse così non avrei nemmeno più le ferie da prendere per riposarmi delle ferie...

Scherzo, naturalmente. Sono felicissimo di accogliere Lolo, sua madre Huei-Hsin (Rose) e sua zia Huei-Pin (spero di aver scritto bene i loro nomi), oltre a Francesco che arriverà in seguito. E che forse mi porterà qualche diavoleria tecnologica taiwanese.

lunedì 18 maggio 2009

A caccia di libri proibiti

Un tizio un po' strambo, del quale non si conosce nemmeno il nome, ha pubblicato nel 1834 un curioso libretto dal titolo Lettere senza lettere. Che cos'ha di particolare? Semplicemente in ognuna delle 22 lettere (nel senso di missive) scritte al figlio manca una lettera (dell'alfabeto) dalla a alla z. Provateci un po' voi a scrivere una lettera senza usare la a, o la e. Occorrono equilibrismi letterari e lessicali di prim'ordine. Qualche giorno fa il libro era disponibile su Maremagnum al prezzo di 150 euro.

Un altro mattacchione è Luigi Casolini, che nel 1803 ha pubblicato un'opera analoga dal titolo Saggio di elogj senza la R. Un libro intero (87 pagine) senza usare quella lettera, nemmeno nel frontespizio, dove come luogo di stampa, al posto di Roma appare Nella capitale dello Stato Pontificio. Uno scherzetto mica da niente: evidentemente il buon Casolini non aveva niente di meglio da fare.

Un francese, tale Jacques Etienne Victor Arago, pubblicò invece nel 1853 un'opera dal titolo Voyage autour du monde sans la lettre A (Viaggio attorno al mondo senza la lettera A). Il bello è che nella prima edizione la famigerata lettera A compariva una volta, per una svista di stampa, e così fu necessario procedere subito a una seconda edizione.

Tutte queste bizzarre notiziole le ho tratte da una bella pubblicazione intitolata A caccia di libri proibiti, di Simone Berni. Ne esistono diverse edizioni, tutte pubblicate da una giovane e rampante casa editrice maceratese, la Biblohaus di Simone Pasquali. L'ultima è in due volumi ed è naturalmente la più completa e aggiornata.

Vi si parla di libri strani e introvabili, non capolavori da tramandare ai posteri, ma pubblicazioni bizzarre di autori bizzarri su argomenti bizzarri, spesso stampate in poche copie e dunque difficilmente reperibili. Simone Berni è un cacciatore di questo genere di libri (e di altri) e la lettura del suo libro è davvero piacevole. Almeno per chi ama i libri.

sabato 9 maggio 2009

Veronica accusa Silvio, Silvio accusa Veronica

Veronica accusa Silvio, Silvio accusa Veronica, e i media ci vanno a nozze.

Non so perché, ma pare che il pubblico nutra un morboso interesse per le vicende intime dei grandi della Terra. Vi ricordate Bill Clinton e il suo pruriginoso incontro con Monica Lewinski? Roba che Hillary doveva solo prenderlo a calci in culo, in privato beninteso, e invece il buon Bill per poco non si è giocato la presidenza degli Stati Uniti.

Sarà forse perché queste piccolezze ce li restituiscono come uomini comuni, con i loro problemi e le loro rogne da grattare. Come a dire: lo vedete, anche loro sono dei poveri cristi come noi. Non è che perché uno si chiama Silvio Berlusconi sta scritto da qualche parte che il suo matrimonio debba essere perfetto. Insomma, anche i ricchi piangono, per rimanere in tema di telenovelas.
Solo che Silvio, da quel grande imbonitore che è, lungi dal piangere, ne approfitta per aumentare i consensi che gli attribuiscono i sondaggi da lui stesso commissionati. Fa la figura del signore, del bravo marito e padre di famiglia alle prese con le isterie uterine di una donna che però ama ancora alla follia e che è dispostissimo a perdonare se lei saprà ravvedersi. Perché Silvio è buono, generoso, un vero esempio per tutti. E Veronica è solo una povera moglie che ha sbagliato, può succedere.
E così, magari, i 65 italiani su 100 che attualmente sono dalla sua parte diventeranno, 70, poi 80, poi 100 e poi ancora di più. Con percentuali che una volta si definivano bulgare e che allora dovranno giocoforza definirsi italiane. Anzi, forzaitaliane.

sabato 2 maggio 2009

La memoria

C'è una donna, negli Stati Uniti d'America, che si ricorda nei dettagli ogni giorno della sua vita a partire dall'età di otto anni. Se uno le chiede: che hai fatto il giorno 2 maggio 1989?, lei ti risponde per filo e per segno, e ti dice pure che tempo faceva quel giorno. Naturalmente è impossibile verificare che dica il vero quanto a ciò che faceva, ma è stato accertato che per quanto riguarda gli aspetti meteorologici ci azzecca sempre.

Io non mi ricordo nemmeno quello che ho mangiato ieri a pranzo.

La memoria è una cosa strana. Tanti anni fa ho conosciuto un tizio (un inglese) il quale affermava di ricordare la sua nascita, o meglio le sensazioni provate nel momento in cui è venuto al mondo. Diceva che si trovava a suo agio, caldo e protetto dentro l'utero, e che poi si è sentito proiettare verso l'esterno, e non aveva nessuna voglia di uscire, e poi ha sentito freddo e ha visto tanta luce.
Non credo che mentisse. Era una persona seria, e non ci guadagnava nulla da una menzogna.
Anch'io ho dei ricordi molto antichi, frammenti isolati ma piuttosto nitidi di quando avevo pochi anni. Mi rivedo ancora in una casa di Viale del Vignola dove i miei si stavano trasferendo, c'erano i muratori che stavano mettendo le mattonelle e per terra era pieno di segatura. Io giocavo con una spazzola che per me era un'automobile e tracciavo strade in mezzo alla segatura. Avrò avuto quattro o cinque anni.

Ce ne sono altri, ma ve li risparmio. Il punto è, però, che delle capacità intellettive che possediamo ne sfruttiamo solo una minima parte; per lo più rimangono latenti nel cervello, che immagazzina comunque tutti i dati ma che spesso non è in grado di restituirceli. Anzi, siamo noi che non sappiamo andarli a recuperare. Mio padre leggeva un libro saltando da una parola all'altra: in pratica individuava le parole significative e saltava quelle superflue. Non so come facesse, ma così riusciva a finire un libro in un tempo assai più breve di quanto, per esempio, non faccia io, che anzi, spesso devo tornare su quanto ho già letto perché non mi ricordo più niente.

A proposito di memoria il mio amico Philip K. Dick scrisse un racconto nel quale si ipotizzava che fosse possibile impiantare dei ricordi nel cervello di un uomo, il quale poteva ricordare nei minimi particolari cose che non aveva mai fatto: un'avventura spaziale, un bel viaggio, un'esperienza amorosa e via dicendo. Ne hanno tratto un film fracassone, Total Recall - Atto di forza, con Arnold Schwarzenegger e una Sharon Stone alle prime armi.

Sarebbe bello farsi impiantare ricordi, solo quelli belli, però. E magari farsi cancellare quelli brutti.