martedì 22 maggio 2007

I cinema di una volta

Quand'ero piccolo (sto parlando degli anni 50) andavo spessissimo al cinema. Dalle mie parti (quartiere Prati) c'erano sale cinematografiche in abbondanza, per tutte le tasche, dalla prima visione giù giù fino alla seconda, la terza, la sala parrocchiale (detta volgarmente "pidocchietto"). Si entrava al primo spettacolo e si poteva, volendo, rimanere fino all'ultimo, rivedendo così il film più di una volta. Non bisognava mettersi in fila, tranne il sabato e la domenica, e allora sì che c'era da fare a cazzotti per entrare, e si stava magari per due ore intere sempre in piedi, litigandosi ferocemente il posto che si liberava! Si entrava quando si voleva, anche a metà spettacolo, non c'era da prenotare, né da passare attraverso le forche caudine delle merendine, bibite e caramelle. Se al buio non trovavi il posto c'era la mascherina, in genere una ragazza con un incredibile abito a vita strettissima che la rendeva molto vistosa, e che ti indicava il sedile libero con la luce della torcia elettrica. Cento lire di mancia ed era fatta. Magari dovevi fare alzare tutta la fila per raggiungere l'ultimo sedile disponibile, ma nessuno protestava. Allora le cose funzionavano così.

Al cinema si poteva fare di tutto: fumare, naturalmente, mangiare, gettare i rifiuti per terra, e qualche mamma faceva anche fare la pipì al figlio piccolo, con discrezione, in un angolo della sala. Mi ricordo in particolare il Giulio Cesare, un grande cinema tuttora esistente, che aveva il tetto apribile. Nell'intervallo fra un tempo e l'altro si cambiava l'aria e si vedevano enormi nuvole di fumo che uscivano dalla sala.

Si mangiavano porcherie incredibili, come i mostaccioli (che non ho mai capito bene che cosa fossero), le mosciarelle (che, al contrario, erano castagne seccate, durissime da masticare), le fusaje (in italiano i lupini) e altra robaccia del genere. Qualche volta, soprattutto nelle sale minori, la qualità della pellicola non era un gran che, magari il sonoro non era in sink con le immagini, e allora dalla sala si levavano cori di buuuuh!

Certe volte ci trovavi anche il pedofilo (ma allora nessuno lo chiamava così, si usavano epiteti più coloriti) che ti metteva in mano qualche monetina da cento lire, tu le accettavi e dopo un po' te la filavi a gambe levate, andandoti a cercare un altro posto. Tanto in zona li conoscevano tutti e sapevano come tenerli alla larga.

Erano bei tempi, ingenui e spensierati. O più probabilmente lo era la mia età.

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