martedì 15 maggio 2007

Carosello

Trent'anni fa, nel 1977, mia nipote Barbara non era ancora nata. Mio figlio Francesco aveva nemmeno due anni. Trent'anni fa finiva Carosello, il primo grande contenitore pubblicitario della TV ancora in bianco e nero.

Per quelli che non c'erano o che erano troppo giovani, Carosello sarà un nome che non evocherà nulla di particolare. Ma per chi l'ha vissuto e frequentato, è il simbolo di una pubblicità che non c'è più, sostituita da quella strillata e spesso provocatoria e di cattivo gusto di oggi. Di un mondo che non c'è più, direi, fatto di sentimenti semplici, di personaggi ingenui, di musiche e battute che sono entrate nel nostro inconscio collettivo.

Carosello equivaleva, per i più piccoli, allo spartiacque fra lo stare svegli e l'andare a letto. Più che una concessione era quasi una regola non scritta. Dopo cominciavano le trasmissioni per gli adulti, e questo significava che Carosello era una trasmissione per i più piccoli, o comunque anche per loro.
Vi hanno preso parte attiva attori, registi, sceneggiatori, disegnatori di prim'ordine. E vi hanno mosso i primi passi personaggi straordinari come Calimero il pulcino nero, Angelino, Gregorio il guardiano del pretorio, Ulisse e l'ombra e tanti altri.

Ma quello che mi ha fatto sempre impazzire è La linea, un bizzoso pupazzo animato da Osvaldo Cavandoli che prende vita da una linea continua (si vede la mano del disegnatore mentre la traccia). Un'invenzione assolutamente geniale.

Per chi fosse interessato, e per tutti i nostalgici di Carosello, c'è un bel sito che si chiama Mondo Carosello (http://www.mondocarosello.com/) in cui si trovano anche numerosi filmati originali degli anni 50, 60 e 70.

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