giovedì 30 dicembre 2010

Benvenuta, Galatea

Nel mentre prendo nota, contrito, di quanto fattomi notare a proposito dell'ultimo post (eppure avevo dato un'occhiata in rete, ma evidentemente in modo superficiale) annuncio al mondo, magno cum gaudio, la nascita della piccola Galatea (tre chili e quattrocento grammi), figlia di mia nipote Barbara. Già la scelta del nome dovrebbe far capire come Barbara non sia una persona normale (leggi: nella norma): è estrosa, creativa, variopinta, si potrebbe dire inquieta se poi non avesse in qualche modo un suo forte equilibrio interiore e idee tutto sommato abbastanza precise, finanche un po' estremiste. Ma è comunque persona viva e vitale, e le perdono volentieri la scelta ideologica di diventare vegetariana. Per me l'uomo è un animale carnivoro (anzi, onnivoro) e rinunciare a una parte consistente della propria alimentazione (non considerando il piacere che si perde) mi suona sempre una scelta in qualche modo contro natura. Ma tant'è, ognuno è libero di fare come gli pare.

Benvenuta a Galatea, dunque, nome evocativo quanto mai (Galatea è una ninfa del mare, nella mitologia greca, ed è nota agli enigmisti perché spesso, nei cruciverba, si trova la parola "Aci" definita come "Amò Galatea"). Aci non è l'Automobil Club, ma il suo amante che fece una brutta fine, poverino.

Meglio non si poteva concludere l'anno. Speriamo che il prossimo non ci riservi troppe delusioni (anche se non ci spero molto). L'idea di tornare a votare a metà legislatura mi indigna e mi offende. L'idea di restare con questo branco di incapaci/disonesti/maneggioni/spudorati/bugiardi (gli altri aggettivi aggiungeteli voi) al governo mi indigna e mi offende. Non ho scelta. Non mi rimane che indignarmi e offendermi, qualsiasi cosa succeda. Salvo miracoli, che non sono cosa all'ordine del giorno, anche se il nostro premier si comporta come se fosse Dio.

Consideratemi ateo e buon anno laico a tutti.


venerdì 24 dicembre 2010

Una bella proposta al posto dei soliti auguri

Circola da decenni sotto diverse forme. Pare sia stata trovata nell'antica chiesa di San Paolo, a Baltimora. Datata 1692, anonima, è una sorta di compendio di buon senso e di buone intenzioni. Ma è garbata, tutto sommato ancora attuale, e mi sembra una bella proposta per Natale, al posto dei soliti auguri. Se la conoscete già, perdonatemi.

“Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio. Finché è possibile senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Di' la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare. Evita le persone volgari ed aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti. Conserva l'interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l'immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai diritto ad essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l'universo ti si stia schiudendo come dovrebbe. Perciò sii in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fa' attenzione. Cerca di essere felice”.

Buon Natale a tutti.

martedì 21 dicembre 2010

L'appello di Valentin

Eccolo! Mi mancava. Non so a voi, ma a me è capitato diverse volte di ricevere l'appello di un certo Valentin, giovane russo che soffre il freddo e che chiede la miseria di una stufa per potersi scaldare (naturalmente a domicilio, a spese nostre, un pacco di oltre cento chili fino in Russia!).

Stavolta il nostro ha cambiato sesso e si chiama Elena, ma la sostanza è la stessa. Tradotta alla bell'e meglio con gli strumenti che la rete mette a disposizione, la lettera ripropone la solita pietosa storia.

Il mio nome e` Elena, ho 34 anni e vi scrivo dalla provincia russa. Io lavoro in biblioteca e, dopo il mio lavoro mi ha permesso di utilizzare computer quando e` possibile. Ho trovato alcuni indirizzi su Internet, e ho deciso di scrivere questa lettera.
Ho una figlia di 9 anni, suo padre ci ha abbandonati e ci vivo con mia madre.
Recentlyi mia madre perso posti di lavoro a causa della profonda crisi nella nostra regione e ora la nostra situazione diventata molto dfficult.
Gas ed elettricita` molto costoso e non puo` permettersi di riscaldare la nostra casa piu` con esso.
Inverno e` alle porte e il clima molto freddo gia` nella nostra regione e abbiamo un sacco di neve. Non sappiamo cosa fare e siamo molto paura.
L'unico modo possibile per riscaldare la nostra casa e` quella di utilizzare stufa portatile che con il calore a legna. Abbiamo legno risparmi nella nostra stalla e questa stufa riscaldare la nostra casa tutto l'inverno senza alcun costo per noi.
Purtroppo non possiamo acquistare questa stufa nel nostro mercato locale, perche' il valore di questa stufa e` 8.149 rubli, ed e` molto costoso per noi (equival. di 196 Euro).
Spero che lei ci puo` aiutare. Se avete qualche vecchia stufa portatile, e se non lo si usa piu`, saremo molto grati se e` possibile donare a noi e organizzare il trasporto della stufa a noi (abitiamo a 200 km da Mosca). Questi forni sono diversi, essi sono di solito in ghisa e pesano circa 100 kg.
Da tutto il mio cuore vi auguro un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo. Mi auguro che l'anno nuovo 2011 portera` la felicita`, buona salute e tutti i vostri sogni diventeranno realta`!
Elena.
 
PS: Mi scuso per gli errori in questa lettera, che ho tradotto con Google-traduttore. Ho studiato l'inglese a scuola e vi chiedo di rispondere a me in lingua inglese. 
In questo caso saro` in grado di comprendere e di rispondere voi.
 
L'italiano è anche discreto e, per inciso, la nostra Elena lavora in una biblioteca, proprio come me. Se non altro per solidarietà impiegatizia dovrei aiutarla, non vi pare?
Peccato, credevo fosse la solita ammiratrice e invece è una bufala.

sabato 11 dicembre 2010

Ludopatia

L'Italia sta diventando il paese dei balocchi (anzi, il paese degli allocchi, citando una gustosa parodia che scrisse mio padre tanti anni fa).

Sarà per via del delicato momento economico che stiamo attraversando, sarà per dimenticare i brutti ceffi che ci governano, ma gli italiani stanno perdendo la testa dietro il demone del gioco. Che si tratti di grattare, scommettere, giocare a poker, partecipare a lotterie, infilare monete in una macchina, o anche solo semplicemente votare questo o quel concorso, questo o quel personaggio di un reality, si mette da parte il buon senso e ci si affida alla fortuna, spesso in modo scriteriato. Per molti si tratta di buttar via quei pochi euro e poi la cosa finisce lì, ma per molti altri (più di quanto non si creda) la cosa si trasforma in un'ossessione che li porta a impegnarsi anche la macchina, la casa, la moglie, la stessa dignità, e che alla fine li riduce sul lastrico, magari in mano agli strozzini, a domandarsi come abbiano potuto essere così stupidi.

Questo fenomeno è una vera e propria malattia, e ha un nome, si chiama ludopatia. Ne ha parlato qualche giorno fa in toni piuttosto critici Beppe Grillo, sottolineando l'immoralità di un'operazione voluta e santificata dallo Stato che succhia soldi ai più deboli (in questo assolutamente sulla mia stessa lunghezza d'onda) e citando il caso di un paese del bergamasco, Gromo, il cui sindaco vuole proibire con un'ordinanza l'uso delle macchinette (nella fattispecie le slot-machines) in tutto il territorio comunale.

Perché? Perché c'è chi si gioca tutto lo stipendio o la pensione e poi chiede aiuto ai servizi di assistenza del comune. E così Gromo è diventato, o dovrebbe diventare, il primo comune d'Italia "Game Free".

Un inizio, piccolo ma significativo. Anche se noto con raccapriccio l'aumento dei siti web in cui si può scommettere, giocare a poker (a POKER, vi rendete conto? Ma una volta non era un gioco d'azzardo?), insomma sperperare un sacco di soldi, perché tanto alla fine vince sempre il banco, come si dice. E per quei pochi che ogni tanto hanno successo ce ne sono tantissimi che pagano amaramente.

E purtroppo giocano (ma sulla pelle di tutti gli italiani) anche molti di coloro che sono al governo, impegnati in uno squallido mercato delle vacche, alla caccia dell'ultimo deputato. Per salvare le poltrone, per salvare il potere, i privilegi, l'impunità, in qualche caso per salvare il culo dalla galera.

Ma come abbiamo fatto a scendere così in basso?


giovedì 2 dicembre 2010

Sono arrivato a 64 anni

 Ve lo ricordate quando i Beatles cantavano "When I'm Sixty Four?". Pare sia una canzone che Paul McCartney scrisse quando aveva sedici anni, e che poi è confluita molto tempo dopo nel mitico album Sgt. Pepper.

Be', io ci sono arrivato, a sessantaquattro anni. Lui pure.

Mi ricordo che quando ero più giovane pensavo spesso al fatidico anno 2000. Madonna, mi dicevo, se ci arrivo avrò cinquantaquattro anni, sarò vecchissimo. Fesserie. Non ero vecchissimo nel 2000 e non lo sono oggi. Me la cavo discretamente. Certo, ho qualche acciacchetto, ma la testa funziona ancora, e in fondo è quello che conta di più.

Perciò oggi faccio gli auguri a me stesso, e mi pongo il limite del 2046. Sarebbe bello arrivare al secolo di vita, no? Pensate, con Berlusconi uguale a oggi che si spara tonnellate di Viagra mentre Bersani è morto da tempo di sfinimento.

A proposito, ho ricevuto valanghe di auguri anche tramite il tanto bistrattato Facebook. Grazie a tutti, non dovevate scomodarvi.

Ho ricevuto anche un'altra email del tipo di quella di cui parlavo nel precedente post. Questa è più comprensibile, evidentemente è bastato un solo passaggio col traduttore automatico. Stavolta mi scrive Nataliya. Ecco il testo:

 

Ciao. Perche sei cosi tanto tempo per rispondere a me? 
Spero ti ricordi di me. Questo Nataliya! 
Ci siamo incontrati in estate. Io a lungo non ha potuto scrivere perche
un sacco di lavoro. Ma ora ho un sacco di tempo libero) Ho molta voglia
di continuare la nostra corrispondenza. Ci siamo incontrati su un sito
di incontri. Dovete mantenere il mio indirizzo email? Ecco il mio e-mai:
(omissis).
Si prega di scrivere a questo indirizzo e-mail, e posso inviare le mie
foto. Spero ti ricordi di me) Aspetto la vostra risposta. Nataliya!
 
Inutile dire che non l'ho mai conosciuta. Vabbe', si vede che ancora piaccio alle donne!
E la cosa bella è che l'indirizzo email ha come estensione com.tw. Viene da Taiwan (almeno credo). Che sia uno scherzo di Francesco?

lunedì 29 novembre 2010

Mi ha scritto una tale Oksana...

Ho ricevuto una email da una ragazza, una perfetta sconosciuta, tale Oksana. Chissà a quanti di voi sarà capitato. Ve la trascrivo qui sotto perché è bellissima:


Ciao bello straniero, sono contento che incontriamo il mio nome Oksana. Sto guardando per loro mezzo unico e inimitabile. Io sto cercando non e semplicemente un uomo che sto cercando un altro, questo amico per tutta la vita. Calda dolce ragazza. Me per 27 anni. Stanco della solitudine e si desidera trovare la sua felicita! Un poco su di me: mi piace creare confortevole, amo quando il pozzo di casa e con calma, misurare serio e responsabile, correzione la ragazza. Inoltre I emotive e sensibili su. Possono essere problemi Spiritoso e buon divertimento.  Per me sola vita priva di significato. Sulla semplicita, posso dire che si apre la cartella di lavoro. Appena letto. Se Kam interessanti su di me quindi scrittura! Attendo con grande risposta.


Segue indirizzo a cui rispondere.

Perché è bellissima? Perché è scritta in un italiano meravigliosamente reinventato da uno dei tanti traduttori automatici che si trovano a disposizione. Talmente reinventato che non si capisce davvero nulla, non si riesce nemmeno vagamente a risalire all'originale. 

Che vorrà dire "amo quando il pozzo di casa e con calma"? E che sarà mai quella cartella di lavoro che si apre sulla semplicità? E chi (o che cosa) sarà infine quel "Kam" di cui all'ultima riga? Misteri che non verranno mai svelati.

Umberto Eco ci sguazzerebbe.

Io ne ricevo tante, di queste missive. Per lo più di ragazze russe, con spesso allegate fotografie (castissime, per carità) palesemente fasulle. Ragazze che cercano amicizia, amore o chissà che altro.

Non ho mai risposto, per fondamentale diffidenza, ma mi sono sempre domandato quale sia il senso di queste operazioni. Cui iuvat? Non ti rimandano a un link dove magari possono rubarti i dati, e non sembrano esserci minacce apparenti in questi gioielli di romantico abbandono alla ricerca del principe azzurro della rete.

Chi sarai, enigmatica Oksana? Un fantasma generato dal computer? La multiforme espressione di un raggiro misterioso? Una creatura in carne e ossa che palpita e freme? Una collezionista bulimica di indirizzi ai quali inviare messaggi criptici?

Non lo saprò mai, ma il tuo nome è così fascinoso che mi viene voglia di scriverci un racconto. Che non pubblicherò mai.


giovedì 18 novembre 2010

Buon compleanno, Stefano!

Quanti scorpioni nella nostra famiglia.

Dopo Francesco e Rose adesso tocca a mio fratello Stefano. 60 anni oggi, portati bene.
Mi sembra di aver già detto che è una persona seria anche se non lo sembra. Ha fatto molto più carriera di me, infatti, ha avuto più successo con le donne, sa suonare la chitarra meglio di me ed è due volte nonno, quasi tre.

Nonostante questo, però, e nonostante il fatto che lui sia laziale e io romanista, ci siamo sempre voluti bene. Non ricordo di aver mai litigato con lui. Quando eravamo più piccoli giocavamo insieme a calcio con una palletta da tennis dentro la grande stanza in cui dormivamo entrambi, sfondando regolarmente la rete del letto, ci sfottevamo sui risultati delle partite, ma sempre con molta signorilità, e discutevamo spesso se fossero meglio i Beatles o i Rolling Stones. Lui naturalmente preferiva i secondi, io i primi.

Un'altra cosa ci differenziava: io amavo molto leggere, lui leggeva pochissimo, era troppo occupato a divertirsi. Per molto tempo si è sparsa la voce che l'unico libro che avesse mai letto fosse un fantomatico romanzo per ragazzi dal titolo Tino Tappo architetto, ma probabilmente è solo una leggenda metropolitana.

Facevamo vita separata. Studi diversi, frequentazioni diverse, spesso orari diversi. Anche perché i quattro anni che ci separano sono stati per lungo tempo un gap quasi invalicabile. Quando lui era bambino io ero ragazzo, quando era ragazzo io ero adolescente, quando era adolescente io ero già grande (o credevo di esserlo). Poi la vita ci ha allontanato (geograficamente), ma ogni volta che ci ritrovavamo era come se non fosse cambiato niente. Amici come prima.

Adesso lui gongola perché la sua Lazio va alla grande, e io non riesco a dispiacermene. Sono contento per lui, questo sì che è amor fraterno!

Dopo una lunga e prestigiosa carriera nelle file della Bose (quella che costruisce casse acustiche per fanatici) si sta (quasi) godendo la meritata pensione. In realtà lavora ancora part-time perché è un po' come Fantozzi, sente la mancanza dell'ambiente di lavoro... non è vero, sono loro che non possono fare a meno di lui. E' un bravo ragazzo, capace e integerrimo, una razza in via di estinzione. E poi per fortuna a casa non ha una signora Pina che lo assilla. No, Tiziana è molto meglio, e anche più bella.

Cento di questi giorni, Stefano!

sabato 6 novembre 2010

Il Politically Correct

A mio avviso il politically correct è la peggior forma di ipocrisia che mente umana potesse escogitare. Mi ritrovo a citare il libro di cui parlavo un paio di post fa, quel "Il medioevo alle porte" che è davvero una lettura illuminante per capire in che mondo viviamo.

Molti esempi li conoscevo (da diversamente abile a non vedente), ma quelli citati nel libro mi risultano nuovi. Qualche esempio? Grasso = portatore di adipe. Lebbroso = infermo hanseniano. Paralitico = ipocinetico. Nano = verticalmente svantaggiato. Sordomuto = sordo preverbale.
Tutti modi edulcorati per definire persone o situazioni che da sempre eravamo abituati a chiamare in un certo modo e che all'improvviso diventano altro, perché ci viene detto che non è più educato chiamarli così. Di certo la loro situazione non cambia, ma cambia (ipocritamente, sottolineo) l'approccio da parte nostra a quella menomazione o caratteristica, e come d'incanto la definizione diventa pulita, priva di connotazioni negative. E' come se gli dicessimo, amico mio, non posso fare niente per te (leggi: non me ne frega un beneamato piffero di te), però ti attribuisco un bel nome, così sembra che sei diverso da quello che sei.

I sordomuti, peraltro, che magari non ci sentono e non parlano, ma non sono scemi, hanno contestato la sostituzione del loro appellativo (decretato da una legge dello stato, attenzione!) sostenendo che "... al di là di tutto le persone disabili preferiscono essere chiamate per quello che sono...). Niente da fare. Dovranno tenersi il nuovo appellativo.

E così la comunità omosessuale americana si è recentemente riappropriata del vecchio termine "queer" (più o meno il nostro "finocchio") in luogo dell'ormai accettato e quasi innocuo "gay". Che a loro suona, giustamente, inappropriato (in inglese gay significa prima di tutto, allegro, gioioso, e per di più si riferisce solo agli uomini, penalizzando in tal modo le lesbiche).

In Inghilterra una direttiva del Ministero dell'educazione ha bandito dalle scuole elementari del regno l'uso di termini come "mamma" e "papà", da sostituirsi con il neutro "genitore" per non turbare i figli delle coppie omosessuali.

Sempre in America, poi, sono stati capaci di inventarsi un'espressione come (udite udite!) "knowledge-base non possessor" (non in possesso del supporto di conoscenze necessarie). Sapete che significa? Semplicemente scolaro ignorante.

Uno scrittore americano ha proposto una versione "politically correct" delle favole più famose. Nel suo Cappuccetto Rosso, per esempio, troviamo un lupo vegetariano ed ecologista che usa materiali non importati per costruire una bella casetta per sé e per i tre porcellini, con i quali fila d'amore e d'accordo.
Ha ragione l'autore del libro, Massimo Arcangeli, quando definisce questa tendenza "talibanismo verbale".
Diversi anni fa tradussi un racconto della scrittrice americana Connie Willis (e Francesco se ne ricorda certamente, perché contribuì anche lui alla traduzione). In questo racconto si narrano le tragicomiche vicende di un'insegnante che tenta proporre la lettura di Shakespeare ai suoi allievi, ma viene ostacolata da una serie di interventi da parte delle più strampalate associazioni che contestano questo o quel concetto, questa o quella parola, e ne richiedono la cassazione. Alla fine, di tutta l'opera del grande bardo si salvano dalla censura solo poche frasi del tutto innocenti e insignificanti, e il resto va perduto per sempre.

Ma si può essere più cretini? Pardon, più "diversamente intelligenti"?

venerdì 22 ottobre 2010

"Esportare" la democrazia

"Alle donne saudite è proibito guidare, viaggiare, stare sole in un albergo, dare il nome ai figli, ottenere un passaporto, lasciare la casa, avere un lavoro, cambiare il colore della propria abaya, andare a scuola o all'università, aprire un conto in banca a nome dei propri figli, sposarsi. Per tutte queste cose ci vuole un permesso".

Non l'ha detto Maometto (almeno non credo) e non è un testo di mille anni fa. E' roba di oggi, così come ce ne riferisce Giuliana Sgrena (ve la ricordate, quella giornalista che fu salvata dal sequestro da un funzionario italiano che poi ci rimise la pelle?). Si riferisce all'Arabia Saudita, ma potrebbe valere per altre disgraziate situazioni in paesi musulmani in cui una donna conta meno di una capra. Iran, Afganistan, Yemen, diverse nazioni africane, per citare le prime che mi vengono in mente.
Allora sorge spontanea la domanda: ma noi (gli occidentali buoni) stiamo spendendo risorse e vite umane per difendere (almeno in Afganistan) questa mentalità barbara? Certo che non è così. Lo facciamo per biechi interessi di tutt' altro tipo di cui in genere non si parla. Affermiamo che lo facciamo per importare la nostra democrazia, ma in realtà cerchiamo solo di colonizzare, schiacciare e omologare (come facciamo da secoli). Abbiamo paura che il fanatismo religioso (che a suo modo è un valore) abbia la meglio sulla nostra indolente presunzione di essere sempre i migliori, che le nostre idee siano le più autorevoli, le nostre credenze le più sante, le nostre abitudini le più giuste. Tentiamo di imporre un modus vivendi perché campiamo vendendo prodotti che di quello sono il necessario nutrimento, spesso aria fritta o bisogni indotti.

Può sembrare un discorso contraddittorio: da una parte condanno una certa mentalità, dall'altra difendo il diritto di non farsi imporre idee altrui. In realtà sto solo cercando di dire che la democrazia, il rispetto, la tolleranza, i diritti umani non si impongono con le armi. Altrimenti il mondo sarebbe già pieno di paesi perfetti. Sono tutti valori che si costruiscono dal di dentro, nel tempo, con l'opera paziente di chi vuole veramente cambiare le cose. Ogni crociata è una barbarie di per sé.

Devo aggiungere che questa citazione di Giuliana Sgrena è tratta da un interessante libro che sto leggendo al momento: "Il medioevo alle porte", di Massimo Arcangeli, nel quale viene formulata l'ipotesi che l'occidente sia alle soglie di una nuova età oscura. Con conseguenze che potrebbero anche essere catastrofiche. Ah, la citazione è incompleta. Ci sono molte altre cose che le donne saudite non possono fare, fra cui "non disturbare il marito e non parlare in pubblico, perché la voce della donna è considerata una sorta di profanazione".

Be', in fondo in fondo...

lunedì 11 ottobre 2010

Il disagio sociale

Ma che succede?

A Milano un tassista investe involontariamente un cane e per questo viene picchiato selvaggiamente, cadendo batte la testa sul marciapiede e finisce in coma. A Roma una donna è finita anche lei in coma per aver ricevuto un pugno durante una discussione con un ragazzo per motivi non futili, futilissimi, a una stazione della metropolitana. In Puglia uno zio uccide e poi violenta (non il contrario, badate bene) la nipote quindicenne e getta il suo cadavere in un pozzo. Sempre a Milano un professore uccide a martellate un coniglio "in classe", davanti agli studenti, perché il tapino non era ancora morto e lui doveva fare lezione di anatomia dal vivo.

Tutti episodi di violenza spicciola, di quelli che sembrano succedere solo nei film d'azione o in quelli dell'orrore. E invece sono veri, concreti, spaventosamente quotidiani. La fatalità ci ha messo lo zampino, in qualche caso, ma tutto nasce sempre da un fenomeno di prepotenza, di mancato rispetto per l'altro (anche se è un animale).

Ora io non voglio arrivare a dire che viviamo in un mondo violento, dove spesso vige la legge del più forte. Esistono numerosi esempi che attestano il contrario (e in genere non se ne parla perché non fanno notizia), ma di certo questi eventi testimoniano uno stato di disagio sociale molto forte, soprattutto nelle grandi città, dove magari si respira aria di intolleranza, di insicurezza, e si tende a esasperare le proprie reazioni.

Il caso della povera Sarah in effetti ci dice altro. Al di là del fatto che la madre abbia saputo della morte della figlia in diretta durante la trasmissione "Chi l'ha visto?" (ma chi glielo ha fatto fare di partecipare? Per ritrovare le persone scomparse ci sono le forze dell'ordine, non è necessario costruirci uno spettacolo sopra), quante donne devono subire la violenza di mariti, padri, zii o fratelli, tutti convinti che di un corpo di donna si possa disporre a proprio piacimento? Novantanove volte non succede niente, la donna subisce e basta, la centesima ci scappa il morto. Adesso diranno che lo zio non era sano di mente, ma quanti zii malati ci saranno in giro?

Quanto al coniglio ucciso a martellate, mi domando che razza di persona può essere un insegnante che porta in classe degli animali per fare lezione di anatomia. E soprattutto come gli sia stato permesso. Una bella martellata dove dico io gli starebbe proprio bene.

martedì 5 ottobre 2010

Sto per andare in letargo

Ottobre è cominciato all'insegna del bel tempo, settembre non era stato male. Certo, ogni tanto piove, ogni tanto il cielo si rannuvola, ma le temperature si sono sempre mantenute su valori accettabili, non c'è ancora bisogno di tirar fuori i maglioni di lana (nel mio caso le felpe tipo pile, che la lana mi fa sentire troppo caldo). Però...

Però la bella stagione è finita e questo si capisce da tante cose, prima di tutto dal progressivo accorciamento delle ore di luce. In campagna poi si vede anche dalle foglie che cadono, dal colore di certe piante, da quel sottile velo di umidità che pian piano si depone sulle cose.
Da alcuni anni a questa parte sono diventato metereopatico. Non vedo l'ora che arrivi l'estate, poi quando arriva se ne va in un attimo e in questo periodo mi ritrovo sempre a pensare che mi aspettano cinque/sei mesi (se va bene) di umor malinconico.

Tutti i giorni vado a vedere il meteo di Sky per controllare se c'è qualche imminente calo di temperatura all'orizzonte, se pioverà, se sarà nuvoloso. Sto diventando paranoico, direi. Il fatto è che in campagna l'inverno è ancora più triste che in città. Quando vedo il prato, fino a qualche settimana fa di un bel verde brillante, che comincia a ingiallire, quando noto che i gatti dormono già appiccicati l'uno all'altro, quando la mattina esco fuori e mi accoglie un frescolino che a luglio avrei anche apprezzato, quando il bagnato sui mattoni non si decide mai ad asciugarsi, quando sotto le scarpe mi ritrovo brandelli di fango... ecco, è il momento in cui il cambio di stagione mi aggredisce in tutta la sua violenza.

Come dico spesso, un po' per celia ma mica tanto, è quasi ora di andare in letargo. Meglio sarebbe se potessi andarci veramente, come fanno certi animali. Mi risveglierei col tepore del primo sole e risparmierei sul riscaldamento.

Oppure vorrei essere un cactus, come affermava il personaggio di un romanzo di Philip Dick (uno scrittore che ne ha inventate, di cose...). Starmene lì senza fare niente. Crescere, semmai, ma senza muovermi, senza mangiare, senza respirare. E in primavera tornare uomo.

Se poi per miracolo allora Berlusconi non ci fosse più, sarebbe il massimo.

lunedì 27 settembre 2010

Lo smaltimento dei rifiuti

No, la discarica nel mio orticello non la voglio. Mettetela in un altro orticello.

Questo è più o meno il modo di ragionare di tanta gente, sindaci compresi, quando si parla di immondizia. Be', da qualche parte bisognerà pur metterla, no? E' meglio per le strade, così qualcuno la brucia e l'inquinamento è garantito? E perché la stessa protesta non viene fatta nei confronti di fabbriche magari attaccate ai centri storici, che magari avvelenano più della monnezza?
Ma poi com'è mai che questi problemi nascono sempre laggiù? Come mai dalle mie parti non c'è mai stato un problema del genere? La raccolta è puntuale e pulita, e adesso che hanno tolto i cassonetti non c'è nemmeno più quel brutto spettacolo che c'era prima. Solo piccoli contenitori di plastica colorata, che non si notano quasi. E stiamo anche imparando a differenziare come si deve.
E com'è mai che nemmeno in tante altre parti d'Italia succedono quelle scene da terzo mondo? Sarà mica che laggiù c'è qualcosa che non funziona? OK, non voglio parlare male dei meridionali, anche se spesso sono proprio loro a parlar male di se stessi. Con rammarico, naturalmente, e con un po' di vergogna. E comunque non è sempre colpa loro.

Detto questo, però, bisogna anche aggiungere che buona parte dei rifiuti urbani non sono prodotti da noi, o lo sono solo indirettamente. Mi sapete spiegare perché quando si va al supermercato ad acquistare un prodotto, c'è quasi sempre un eccesso di involucri? Plastica per lo più, ma anche carta, cartone, vetro e via dicendo. Compri mezzo chilo di biscotti e devi portarti a casa uno scatolone. Compri affettati e formaggi e te li danno incartati più volte, compri un qualsiasi prodotto elettronico e ci vuole il trapano elettrico per aprire la confezione, e poi ti si riempie casa di polistirolo, cartoncino, plastica e carta (già, perché il libretto delle istruzioni è spesso una specie di elenco telefonico scritto in cinquanta lingue, per lo più anche male. Se vuoi capirci qualcosa devi leggerti quello in inglese, e anche allora non è detto che ci riesci). E i giornali? Se entri in un'edicola ti sembra di stare in un emporio. C'è di tutto, insieme ai giornali e le riviste, gadget di ogni tipo, naturalmente tutti avvolti nella loro bella confezione di plastica dura.

A quando la messa al bando della plastica, o PVC o PET o come diavolo si chiama? Torniamo al vetro, che è naturale e del tutto riciclabile. Anzi, meglio ancora, per certi prodotti (latte, vino, olio, detersivi e perché no, anche acqua) eliminiamo qualsiasi contenitore e portiamocelo da casa.
Io intanto mi sono comprato il gasificatore per l'acqua (e anche Francesco, che ne è rimasto colpito quando è venuto in Italia). Se vi piace l'acqua frizzante ve lo consiglio. Avrete acqua buonissima tutto l'anno, gasata a vostro piacimento (da quella tipo Perrier di fantozziana memoria a quella appena frizzante tipo Ferrarelle), a poco prezzo, e vi risparmiate il fastidio delle bottiglie da eliminare. Con un bel vantaggio anche per l'ambiente.

E' un piccolo contributo, ma quelli grossi non sono alla nostra altezza.

mercoledì 22 settembre 2010

Una medaglia miracolosa

Tempo fa ho ricevuto una medaglia miracolosa. Per posta. Da una sedicente Associazione Madonna di Fatima eccetera eccetera. Allegata c'era una lettera nella quale si dice che "se porterò al collo, con fiducia, la medaglia riceverò grazie straordinarie". Chissà chi gli avrà dato il mio indirizzo.

La storia comincia nel 1830, quando la Madonna apparve per tre volte, a Parigi, a Caterina Labouré, una novizia delle Suore della Carità. Nel corso della seconda apparizione la Madonna disse espressamente a Caterina di far coniare una medaglia e di distribuirla al mondo, e lei (la Madonna) avrebbe provveduto a dispensare grazie a chi l'avesse portata.

Questa associazione, da quanto risulta scritto nella lettera allegata, ha già fatto coniare due milioni di medaglie da diffondere entro la fine dell'anno (2009). Un impegno oneroso, ma nella lettera non si chiede (quasi) nulla in cambio: solo di collaborare con un eventuale contributo volontario (dai 5 euro in su), e di divulgare l'iniziativa fra parenti e amici. Bollettino di conto corrente allegato, naturalmente.
Ora io non ho nulla contro i credenti, non ho nulla contro la religione (le religioni). Mi stanno bene tutte, e mi stanno bene tutti i profeti e i messia di varia estrazione, purché non diano di matto. Quello che mi disturba è che si tenti di carpire la buona fede della gente (e sappiamo tutti quanto la gente sia ingenua) con una medaglietta che costerà cinquanta centesimi e che promette miracoli a chi la indossa.

Non a caso ho appena finito di leggere un libro che si chiama "La santa casta del Vaticano", dove se ne raccontano di cotte e di crude, dai tempi di San Pietro fino a oggi, perpetrate in nome di Cristo morto in croce da piccoli e grandi truffatori all'ombra, o sotto l'ombrello, o con la complicità implicita o esplicita della Chiesa cattolica. Roba che Berlusconi ci fa la figura del chierichetto.
Se qualcuno fosse interessato gli posso fornire il recapito dell'associazione.

Ah, dimenticavo, la medaglia è già benedetta.

giovedì 16 settembre 2010

Esiste un posto migliore di questo?

Certe volte mi viene voglia di emigrare. Dove la politica è ancora una cosa seria, dove i politici sono ancora onesti e dalla parte di chi li ha eletti. Dove ti puoi ancora sentire un cittadino con dei diritti, e non un suddito senza voce. Dove non ci sono indagati, corrotti e trafficoni che ricoprono cariche pubbliche. Dove c'è ancora una giustizia certa e credibile, dove non ci sono censure, manipolazioni o controlli alla "grande fratello". Dove c'è educazione, rispetto, solidarietà, e il lavoro non diventa un obbiettivo irraggiungibile, una chimera, ma un diritto da garantire a tutti.

Ma esisterà, poi, un posto del genere? Comincio a pensare di no. E probabilmente non è mai esistito, nella storia dell'uomo. Forse è stata sempre una storia di angherie, sopraffazioni e furbate, forse la società ideale è un mito irraggiungibile.

E allora bisogna accontentarsi di quello che si trova, cercando di viverci nel miglior modo possibile. Preferibilmente facendo quanto è in nostro potere per non lasciarsi contaminare, mantenendo una certa pulizia morale, e coltivando sempre la speranza di poter migliorare le cose. Anche di fronte a tutti i berlusconi del mondo, con la loro protervia, la loro faccia tosta, la loro inalterabile certezza di essere intangibili. "Unti" di chissà quale signore e destinati a vivere in eterno, magari attraverso i loro cloni.

Ecco, io non ho la stoffa del rivoluzionario. Mi limito a indignarmi per le cose storte che vedo e non ho ricette per migliorare la situazione. Ma nel mio piccolo cerco di vivere secondo dettami che mi sembrano giusti, cerco di rispettare i comandamenti (quelli condivisibili, quanto meno) e non perdo mai la speranza in un futuro migliore.

Scivolo sulla sporcizia sforzandomi di non sporcarmi. Di non essere complice.

mercoledì 8 settembre 2010

Lo squallore della politica italiana

Non ricordo di aver mai vissuto un momento così squallido, così povero di valori, così di basso profilo della politica italiana. Non ricordo di aver mai visto rappresentanti del popolo così menefreghisti, così sfacciatamente interessati agli affari loro, e così impudenti da farlo alla luce del sole.

Che dire? Un'alleanza che sembrava di ferro si sta sgretolando sotto le sue stesse contraddizioni: prima Berlusconi vuole andare al voto, poi non vuole andare al voto. Prima la Lega non vuole andare al voto, poi vuole andare al voto (per salvarlo da questo pantano, dicono, ma chi ci crede?). L'opposizione vuole andare al voto, ma con quale faccia? Chi li voterà, malridotti come sono? Chi potrà dar credito a quest'accozzaglia di incapaci, anche loro saldamente legati alla poltrona, che a parole sembrano voler fare sfracelli, ma nei fatti se ne stanno buoni buoni a seguire l'andazzo?
Fini non si sa bene che vuole fare. Certamente si è pentito di aver buttato al cesso un partito al quale aveva dato una nuova dignità e un peso politico non da poco. Anche se stanno facendo di tutto per distruggerlo, amplificando qualche suo peccatuccio veniale (ma i peccati mortali di qualche altro proprio no?), adesso tiene per le palle Berlusconi & C., però chi ci dice che in un'eventuale tornata elettorale i finiani riuscirebbero a mantenere la forza che hanno? Se per caso dovessero uscire sconfitti, magari a vantaggio del Carroccio, allora ci sarebbe solo da suicidarsi. E il fatto che in molti stiano col fiato sospeso appresso a Fini, considerandolo una sorta di cavallo di Troia per abbattere un nemico apparentemente invincibile, la dice lunga sull'abisso nel quale siamo precipitati.

Trovare l'opposizione all'interno della maggioranza è davvero il colmo.

Tutti i sondaggi danno il centro destra (PdL + Lega) in grado di mantenere i numeri che ha, e forse di aumentarli. Con la legge elettorale esistente non c'è da farsi illusioni. Rischiamo di avere da una parte un centro destra ancora più forte e arrogante, e dall'altra un improbabile minestrone cha andrebbe dall'estrema destra di Fini all'estrema sinistra di Di Pietro. Su Napolitano non c'è da contarci. Chi ci salverà?

Da un po' di tempo sto ascoltando una delle poche voci libere rimaste in Italia, quella di Marco Travaglio sul canale Current di Sky. Dice cose che i giornali e le televisioni non dicono. Nemmeno quelli teoricamente oppositori dell'attuale regime. Che la scintilla della salvezza vada ricercata qui?

martedì 31 agosto 2010

Un'estate lunga e faticosa

E' stata un'estate lunga e faticosa, allietata dalla presenza di Lolo & family, trascorsa fra Macerata e Bracciano e conclusa alla grande con la macchina che ha pensato bene di fare i capricci e di piantarmi sul più bello. Adesso è ancora a Bracciano, dal meccanico, e attendo con ansia la sentenza, che tuttavia so già non essere mite. D'altra parte, come dice il saggio, meglio lei che io. Ovvero, le macchine si aggiustano e si cambiano, mentre le persone si aggiustano, ma spesso a prezzi assai più alti, e qualche volta nemmeno il più bravo meccanico riesce a rimetterle in sesto.

Sono rimasto stupito dal carattere di Lolo. E' un bambino solare, fondamentalmente sereno e vivace, molto portato alla socializzazione, ma che sembra a volte immerso in profonde meditazioni. Come se, costretto dagli eventi a mettere insieme due mondi così lontani, due lingue così diverse, dovesse fare paziente opera di rielaborazione, mettere a posto i pezzi nel suo cervello ingombro di informazioni contrastanti. In effetti deve fare una fatica doppia, rispetto agli altri bambini. Sono davvero curioso di seguirlo nel suo percorso di crescita, per quel poco che posso fare da questa distanza.
Ho scoperto anche di essere sempre più a corto di energie, un po' perché fumo, un po' perché faccio poco movimento, un po' perché gli anni cominciano a pesare anche a me. Pian piano sto cercando di rimettermi in sesto: ho ridotto il fumo (adesso mi sono imposto una sigaretta ogni ora, dimezzando così drasticamente il totale quotidiano), cerco di stare attento a quello che mangio (non esattamente una dieta, ma riduzione o eliminazione dei prodotti più a rischio), e riprenderò ben presto a fare un po' di cyclette (già, sono così pigro che pur abitando in campagna e potendo disporre di aria buona e strade senza macchine, non muovo mai un passo al di fuori di casa).

Peccato che l'estate stia finendo. Le buone intenzioni mi riescono sempre meglio nella bella stagione.

domenica 11 luglio 2010

I mondiali di calcio

Non ero andato lontano dal vero. Il 3 maggio scrissi testualmente: "l'Italia supererà a fatica il girone eliminatorio (se pure ce la farà) e poi uscirà ingloriosamente. Vincerà l'Inghilterra, con Argentina e/o Brasile in finale. O forse la Spagna"

Be', la Spagna in finale c'è arrivata, ed ha anche vinto con pieno merito. Perché da qualche anno il campionato spagnolo esprime il miglior calcio d'Europa. Non è sparagnino e calcolatore come il nostro, non ha paura di cercare lo spettacolo, né di lanciare i giovani. Non è polemico e rissoso, c'è molto fair play, non ci sono i furbetti, i cascatori, e il pubblico è in genere esemplare.
L'Olanda ha già fatto un miracolo arrivando in finale, ma il suo gioco poco propositivo non mi ha entusiasmato, almeno ieri sera. Così come non mi ha entusiasmato in generale il livello del gioco visto a questi mondiali. Non si è visto niente di veramente nuovo, ed è stato in sostanza un grande business con poca carne al fuoco.

Quanto all'Italia, meglio stendere un velo pietoso: la più brutta di sempre, grigia, imbolsita, senza fantasia, senza idee, senza motivazioni. Lippi è riuscito a far giocare male anche quelli che in genere danno l'anima in campo (in primis De Rossi). Abbiamo fatto una bella figuraccia, e adesso cerchiamo di prendere esempio dalla Spagna, o anche dall'Inghilterra.

Ho rotto momentaneamente il mio silenzio perché l'evento meritava un commento, ma adesso me ne torno a godermi il nipotino.

Buone vacanze a tutti.

 

giovedì 17 giugno 2010

Un piccolo intervento chirurgico

Lo confesso, ho barato. Sì, è vero che sta per arrivare Lolo, ma la verità è che ho dovuto sottopormi a un piccolo intervento chirurgico (per i più curiosi: digitare l'acronimo TURV su Google), e così la mia testa era da tutt'altra parte.

E' andato tutto bene. Mi sono trattenuto in ospedale (quello di Bracciano, vicino Roma) per una settimanella e adesso sono di nuovo al lavoro.  Era la mia prima esperienza di ospedalizzazione e così l'ho vissuta almeno all'inizio con qualche trepidazione, non sapendo bene cosa aspettarmi, ma alla fine si è rivelata cosa di modesta entità e, addirittura, un'esperienza che mi ha stimolato qualche riflessione.
Un ospedale è un mondo a parte, un microcosmo con orari e regole ben definiti, del tutto diversi da quelli della vita di tutti i giorni. Il tempo scorre lento, a volte sembra non scorrere affatto, e ci si ritrova a desiderare il giro di visite dei medici, o la pulizia della camera pur di rompere la monotonia. Ho consumato il corridoio dell'U.O. Chirurgia a furia di passeggiare, e sono anche arrivato a non farmi i fatti miei (cosa che solitamente faccio, e anche bene) per poter scambiare quattro parole con qualcuno. I pasti sono quello che sono (inevitabilmente, aggiungo), ma una settimana a dieta semiliquida è troppo anche per uno come me che qualche chilo da smaltire ce l'ha eccome.
Detto questo, però, ci sono anche degli aspetti positivi. Ho trovato un personale medico molto disponibile e professionale, e soprattutto uno staff di infermiere giovani e gentili che in certi momenti mi hanno davvero risollevato il morale. E soprattutto ho vissuto in prima persona il valore della solidarietà. Un ospedale è un mondo di persone che soffrono, a vari livelli di gravità. Sorge spontaneo l'impulso ad aiutarsi, a venirsi incontro, a partecipare in prima persona al disagio o al dolore degli altri. Io, che non sono un chiacchierone, in certi momenti mi sono scoperto quasi logorroico, bisognoso di parlare e di ascoltare, di essere parte attiva di quel mondo, dove c'è gente che va e viene, ogni sorta di caso umano e clinico, e alla fine ci si accorge che è una vera e propria scuola di vita. E proprio perché c'è tanto tempo libero, viene spontaneo riflettere e farsi delle domande.
Mentre stavo eseguendo l'ecografia cardiaca e guardavo sul monitor il mio cuore che pulsava regolarmente mi ha colpito un'idea: l'uomo è in grado di costruire una macchina che funziona senza mai interrompersi, senza pezzi di ricambio e senza manutenzione per sessantatré anni? La risposta è no. E invece il nostro cuore è lì a testimoniarci la bellezza di questo meccanismo straordinario e, se vogliamo, la piccolezza dell'uomo di fronte al creato.

E dunque grazie a tutti, in particolare a Luana, Roberta, Livia, Giulia, Cristina, Jole, Anna, Fabiana (le infermiere, e di qualcuna non ricordo il nome), e al mio amico Massimiliano, scaricone e metallaro, con cui ho condiviso momenti molto belli e che ricordo con affetto. Sono ancora qui, più ricco di prima, e ho intenzione di restarci a lungo.

 

mercoledì 2 giugno 2010

La mia lettrice Gemma

Capitano delle occasioni nella vita in cui ci si accorge di non essere soli.

Tu aggiorni regolarmente il tuo blog, sapendo (o credendo) di scrivere solo per te e per quei quattro gatti di amici e parenti che ti seguono quasi per abitudine, e un giorno ti ritrovi un commento da una perfetta sconosciuta. Gemma, in questo caso, che ha scritto parole molto carine su di me (TI LEGGO SEMPRE ED E' UN PIACERE LEGGERE LE TUE FRASI, SONO LEGGERE TENUI E DAI PENNELLATE AI SENTIMENTI DELLA VITA). Lo ha scritto addirittura tutto in maiuscolo, quasi urlando per farsi sentire meglio.

Gemma, non ti conosco e probabilmente non ti conoscerò mai, ma ti ringrazio. Così come ringrazio coloro che ogni tanto mettono il naso nel mio modesto diario e lasciano commenti anonimi, belli o brutti che siano.

Sono diversi anni che ho iniziato questo blog, e continuo a scriverci perché mi piace continuare a credere che facendolo mantenga vivo un contatto approfondito con chi mi legge, ma anche con me stesso. E tutto sommato non tanto (o non solo) per narcisismo, quanto per l'amore puro e semplice dello scrivere che mi accompagna da quando ho imparato a tenere la penna in mano. E' per questo che continuo a preferire un blog (nel quale scrivo, mi racconto e mi firmo) a un social network come Facebook (nel quale in fin dei conti si cazzeggia e basta). C'è molto rumore e poca sostanza.
Adesso però mi concedo un break: fra pochi giorni arriverà in Italia il mio adorato nipotino Lolo, e metterà a dura prova per buona parte dell'estate la mia fibra di nonno lontano. Magari, se avrò tempo e voglia, scriverò qualcosa su di lui. Perché a quell'età i bambini sono tutti da scoprire.

martedì 25 maggio 2010

Serie di fantascienza da vedere

Ultimamente sono nate (e sono anche finite prematuramente, ahimé) diverse serie televisive di fantascienza molto belle. A parte Lost, di cui ho già parlato, e che ha praticamente esalato l'ultimo respiro lasciando i suoi fans con molte domande senza risposta, ce ne sono almeno altre tre che meritano una citazione.

Fringe (anche questa creatura di J.J. Abrams) è giunta al termine della seconda stagione, e continuerà almeno per una terza. E' una sorta di X-Files rivisitato, con i tre protagonisti che si trovano a dover affrontare ogni volta situazioni al limite del credibile, più spesso oltre. Quasi tutti gli episodi sono autoconclusivi, ma tutti si inseriscono all'interno di una macro-vicenda che pian piano si sviluppa rivelando contorni davvero drammatici, con la stessa esistenza del nostro pianeta a rischio. I tre protagonisti sono molto ben caratterizzati, e gli attori che li interpretano tutti all'altezza. Alla fine si arriva ad affezionarsi a loro e a trepidare per la loro sorte. 20 episodi la prima stagione, 23 la seconda. La prima stagione è in onda dal 9 marzo su ItaliaUno. Se avete amato X-Files amerete anche Fringe.

FlashForward aveva tutte le potenzialità per sfondare, ma purtroppo l'hanno cancellata dopo la prima stagione (la legge dell'audience è spietata). Tratto da un bel romanzo di Robert Sawyer, inizia con l'intero genere umano che perde i sensi nello stesso momento per due minuti e 17 secondi. Naturalmente muoiono milioni di persone in incidenti di tutti i tipi, ma ben presto ci si accorge che non è stato un semplice svenimento. Tutti (o quasi tutti) hanno avuto delle visioni, tutti hanno visto (forse) un frammento del proprio futuro di lì a sei mesi. I 22 episodi che compongono la prima stagione ci guidano in quei sei mesi nel quali i protagonisti cercano di verificare se quanto hanno visto si realizzerà, se il futuro è immutabile o no. Però c'è un problema. Quel famoso giorno del FlashForward una telecamera di sorveglianza mostra un individuo misterioso che si muove in uno stadio. Chi é? E perché non ha perso i sensi anche lui? Qualcuno ha provocato il fenomeno intenzionalmente? E a quale scopo? Una stagione da vedere tutta d'un fiato, piena di colpi di scena e di tensione. Sono stati trasmessi sul canale Fox di Sky, mancano solo gli ultimi due.

Visitors 2009 è il remake della famosa serie televisiva che negli anni ottanta impressionò il pubblico di tutto il mondo con gli invasori lucertoloni sotto mentite spoglie umane. Questa è una versione più matura, più sofisticata, e realizzata con l'ausilio di una tecnologia che trent'anni fa non esisteva ancora. Dunque grandi effetti speciali, ma una bella storia con personaggi di spessore e molto movimento. 12 episodi nella prima stagione da poco conclusa. Ne è prevista almeno una seconda. I primi quattro sono già andati in onda sul digitale terrestre di Mediaset, gli altri otto verranno trasmessi a settembre.

lunedì 17 maggio 2010

Leggende metropolitane

Fra le leggende metropolitane che circolano le più affascinanti sono quelle relative alla presunta falsità della morte di personaggi celebri. Elvis Presley, tanto per cominciare. Oppure John Kennedy, o Moana Pozzi. Se ne parla da sempre, e non si è mai riusciti a stabilire quanto di vero ci sia. Ma l'esistenza di un complotto vero e proprio ordito dall'alto per eliminare fisicamente personaggi scomodi facendo apparire la loro morte come un evento naturale è qualcosa che non conoscevo. Una leggenda metropolitana anch'essa, forse, ma l'altra sera ho visto su un canale Sky un interessante servizio a cura di Carlo Lucarelli che mi ha lasciato di sasso.

J27. Così si chiamerebbe questo complotto, organizzato a quanto pare dalla Cia. J dall'iniziale del nome o del cognome delle vittime, 27 dall'età in cui sono state uccise.
Qualche esempio? Janis Joplin, Jimi Hendrix, Brian Jones, Jim Morrison, e più tardi John Lennon e Kurt Cobain. I primi quattro sono morti per cause apparentemente naturali (overdose, per lo più), quando non avevano compiuto ancora 28 anni e tutti a cavallo fra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta. John Lennon ne aveva un po' di più, ma aveva la J, mentre Cobain non aveva la J, ma aveva 27 anni.

Pare che a capo di questa segretissima sezione della CIA ci fosse, proprio in quegli anni, un signore la cui figlia era morta giovanissima per droga. Sconvolto dalla perdita, aveva organizzato una sorta di personalissima crociata per eliminare coloro che riteneva cattivi maestri per i giovani.
Ma non finisce qui. Nella primavera del 1971 Jim Morrison era a Parigi. Pare che si fosse rifugiato in Europa perché aveva sentito puzza di bruciato. Il 3 luglio di quello stesso anno fu trovato morto nella vasca da bagno della sua casa parigina. Causa ufficiale della morte: overdose. Nessuna autopsia.
Questa la storia come ci viene raccontata. Ma Lucarelli ce ne racconta una diversa. Morrison si sarebbe messo d'accordo con la CIA per inscenare una finta morte, sottoporsi poi a un trapianto facciale e riciclarsi come uomo e musicista completamente nuovo.

E lo sapete con quale nome sarebbe rispuntato? Con quello di Barry Manilow, cantante pop di grande successo commerciale (soprattutto con una canzone chiamata "Mandy", ve la ricordate?), guarda caso emerso dal nulla proprio nel 1973, quando Morrison avrebbe terminato di farsi cambiare i connotati. Stesso anno di nascita (1943), stessa corporatura, stessa impronta vocale.
Due modi di concepire la musica che diversi non si può, ma tant'è. Ci sono diverse testimonianze in merito, addirittura di persone che sostengono di avere parlato con lui.

Leggende metropolitane, appunto. Crederci o meno è sono un atto di fede, in fondo.

lunedì 10 maggio 2010

Dove eravamo rimasti?

Vediamo un po'. Dove eravamo rimasti?

Ne sono successe di cose in Italia e nel mondo in questi ultimi tre mesi. Politicamente abbiamo avuto il significativo risultato delle elezioni amministrative, con il centrodestra che impazza, la Lega che alza la testa e gli altri che si leccano le ferite. Il nostro premier si sta preparando una strada tutta in discesa per quando mollerà le redini della politica per mettersi a fare il presidente della repubblica. Mica scemo, però, bisogna dargliene atto. Scemi noi, magari, che gli abbiamo creduto e lo abbiamo votato (non io, ma insomma la maggioranza degli italiani). Quello che non capisco è come si faccia a votarlo ancora. Ormai ha scoperto le carte, eppure la sua popolarità non accenna a diminuire. Siamo un popolo di autolesionisti? Certo, l'alternativa non è incoraggiante, ma di fronte ai rischi (a questo punto concreti) di un vero e proprio sfascio delle istituzioni democratiche forse converrebbe davvero turarsi il naso e provare a cambiare prima che sia troppo tardi. Questa gente è pericolosa, ignorante e pensa solo agli affari suoi. E ha anche una bella faccia tosta, come ha dimostrato il caso del ministro Scaiola (qualcuno può credergli quando dice che non sa con quali soldi si è comprato casa?).

Economicamente la crisi non molla la presa, naturalmente sui più deboli perché quelli che stanno bene se ne fregano, anzi forse ci guadagnano pure. Adesso si è aggiunto il problema della Grecia. Io già sono da sempre contrario all'euro, e sull'Europa unita mi pare di aver già detto che è stata fatta sulle nostre teste, una realtà astratta costruita a tavolino che non ha mai funzionato e non funzionerà mai. Almeno non come mi aspetterei. Le realtà durature nascono dal basso, dalla autentica volontà dei popoli. Non ci hanno nemmeno mai chiesto se volevamo questa Europa, o come la volevamo. Se poi facciamo entrare cani e porci senza uno straccio di garanzie, allora il minimo che ci si può aspettare è che questo meccanismo perverso s'inceppi alla prima difficoltà. E noi paghiamo.
Per il resto terremoti, vulcani che eruttano fumo e bloccano gli spazi aerei, navi che inquinano i mari, guerre, attentati e violenze. Tutta roba già vista, l'unica novità è il vulcano islandese (forse è un po' incazzato anche lui e reagisce a modo suo).

Calcisticamente l'Inter rischia davvero di vincere tutto. E' la conferma che alla fine i potenti hanno sempre la meglio. Pensare che una Roma qualsiasi, messa su con quattro soldi, abbia potuto contendere il titolo a una squadra che costa dieci volte tanto sembrava una cosa impossibile, ma è successa. Tanto però vinceranno i neroazzurri e quello rimarrà in archivio. Amen.
Adesso ci aspettano i mondiali del Sudafrica. Vi faccio una previsione, anzi due: l'Italia supererà a fatica il girone eliminatorio (se pure ce la farà) e poi uscirà ingloriosamente. Vincerà l'Inghilterra, con Argentina e/o Brasile in finale. O forse la Spagna.

domenica 31 gennaio 2010

Vigilia della partenza per Taiwan

Vigilia della partenza per Taiwan.

Quest'anno ci vado d'inverno, perché d'estate il clima di laggiù mi ammazza. Per la prima volta non viaggerò con China Airlines (che ha cambiato rotte e orari), bensì con Cathay Pacific (la linea aerea di Hong Kong). Il mio viaggio prevede due tratte: una lunghissima, Roma-Hong Kong e una cortissima, Hong Kong-Taipei. Idem al ritorno, con itinerari al contrario. Stranamente la prima dura dodici ore all'andata e quattordici al ritorno, pur viaggiando con la stessa tipologia di aereo e seguendo la stessa rotta. Sarà dura far passare tutte quelle ore. Mi porterò da qualcosa da leggere, oltre alle inevitabili parole incrociate, mi guarderò qualche film e proverò a dormire, almeno un po', ma so già che sarà difficile. Non riesco a dormire seduto.

Finché c'è luce guarderò il panorama dall'alto. E' bellissimo, sembra di vedere una carta geografica, solo che là sotto c'è il mondo vero, montagne vere, città vere, laghi e fiumi veri. Te ne stai lassù in mezzo alle nuvole, a volte sopra le nuvole e vedi il sole che splende, e ti dici, cacchio, chissà come si starebbe bene al sole, poi leggi sul minischermo la temperatura e vedi: -40°. Eh già, perché a 8000 metri di quota fa un freddo cane, e se ci pensi un attimo e ti rendi conto di stare dentro un grosso scatolone metallico sospeso nel nulla, allora ti prende un colpo e ti auguri che vada tutto bene. Perché sì, è vero che statisticamente gli incidenti aerei sono rarissimi, ma se ne capita uno tanti saluti a tutti quelli che si trovano a bordo. Mica si può essere fortunati come quelli del volo 915 (Lost, per i non addetti ai lavori).

Mi perderò, appunto, due o tre puntate della sesta e definitiva stagione di Lost (ma poi le recupero, ci mancherebbe!), un paio di giornate di campionato e un turno di Champions. Ma per Lolo questo e altro. Porterò con me una valigia piena di prelibatezze alimentari, come un moderno emigrante che si porta appresso non i suoi quattro stracci, ma vini e salse, funghi porcini secchi, condimenti e marmellate. Perché la cucina cinese è piacevole, ma quella italiana, passatemi il luogo comune, è un'altra cosa.

Ci risentiamo fra una ventina di giorni. Non garantisco l'ennesimo diario taiwanese.

martedì 19 gennaio 2010

Avatar al cinema

Ieri, vincendo la mia proverbiale pigrizia, sono andato al cinema. Non potevo perdermi Avatar, naturalmente.

Due euro e cinquanta in più per avere gli occhialini che consentono di vedere le immagini 3D. Mica come quelli di una volta, con due lenti di plasticaccia rosse e blu. No, questi sono belli robusti, made in USA, e funzionano. All'ingresso te li danno in cambio di un documento, che poi ti viene restituito all'uscita in cambio degli occhiali. Preparatevi a una bella fila, prima e dopo.

Ragazzi, che delirio di effetti speciali e di immagini tridimensionali! Praticamente è un film tutto finto, tutto realizzato al computer. Sono pochissime le scene con personaggi umani, e anche quelle sono vistosamente ritoccate. Per il resto è tutto un pirotecnico carosello di immagini da capogiro, una galleria di salti, corse, voli e piroette all'interno di uno scenario fantasmagorico, un bestiario di creature incredibili, un tuffo nell'immaginazione più sfrenata.

La storia è presto detta: ci sono gli umani cattivi fermamente intenzionati a mettere le mani su un minerale preziosissimo che si trova sul pianeta Pandora, un mondo boscoso abitato da strane creature che sono dei puffi al contrario, altissimi e agilissimi, di forma umanoide, ma con una bella coda e delle orecchie mobili. Questi puffoni hanno un rapporto simbiotico con il loro pianeta, con i suoi animali, con le sue piante e in particolare con alcuni alberi che per loro sono sacri, e non hanno nessuna intenzione di lasciare campo libero agli invasori. Per di più sono anche, all'occorrenza, dei guerrieri molto coraggiosi. Fallito qualche blando tentativo di convincerli con le buone, attraverso l'infiltrazione di organismi neuroconnessi a esseri umani che li manovrano a distanza (gli "avatar" di cui al titolo), i terrestri partono alla carica, armati di razzi, bombe e ogni altro armamentario bellico.

I poveri tapini di Pandora hanno solo arco e frecce, ma...

Vi risparmio il finale, ma potete immaginarlo. In sostanza si tratta di una suggestiva favola moderna, realizzata senza risparmio di mezzi, con intenzioni ecologiste palesi, ma sufficientemente astuta da non cadere quasi mai nel ridicolo. James Cameron è uno che ci sa fare, con la macchina da presa, e anche con le diavolerie che la tecnologia di oggi gli mette a disposizione. Le ha sfruttate a piene mani, aiutato anche da una sceneggiatura molto puntuale e da una bella colonna sonora.
Se andate a vederlo non state lì a farvi domande: staccate il cervello, abbandonatevi al fascino delle immagini, godetevi l'impressione di essere lì in mezzo ai personaggi, di trovarvi all'interno di boschi o in groppa a strani draghi alati, e se riuscite a non farvi venire il mal di mare vi sembrerà di essere in un sogno, o in un incubo, a seconda dei casi, dal quale non avrete voglia di risvegliarvi. Perché la magia del cinema fantastico non è mai stata così forte.

martedì 12 gennaio 2010

Terremoti qua e là

Terremotino nelle Marche. Niente danni né vittime.

Terremotone ad Haiti. Tanti danni e tante vittime.

La vita è ingiusta. Ci sono tanti poveri sfigati che vivono in zone ad alto rischio sismico e che ogni tanto si sentono ballare il terreno sotto le chiappe. Io ne ho sentiti diversi di modesta entità (per fortuna) ma non è una sensazione piacevole per niente. In quel momento avverti tutta la tua piccolezza, e la tua precarietà.

Anche Francesco non se la passa bene in fatto di terremoti. A Taiwan ce ne sono spesso, e di quelli che picchiano forte. Lì però costruiscono come si deve, e dunque i rischi sono minimi. Però la paura resta.
Qualche anno fa ho lavorato presso l'Osservatorio Geofisico di Macerata, dove era in atto un progetto per monitorare i terremoti storici della regione marchigiana. Si trascrivevano documenti e informazioni reperiti negli archivi e nelle biblioteche e si ricostruiva una sorta di mappa della sismicità del territorio. Ne ho già parlato in occasione del terremoto dell'Aquila, ad aprile dell'anno scorso.
E' stato un lavoro molto interessante nel quale ho imparato diverse cose: prima di tutto che abito in una zona a bassa sismicità (vivaddio), per cui ogni volta che c'è una scossa lì per lì me la faccio sotto lo stesso, ma poi penso che non può succedere nulla di irreparabile e un po' mi tranquillizzo.
Ho scoperto anche che c'è un santo protettore dai terremoti: Sant'Emidio, di Ascoli Piceno. Ogni volta che c'era un terremoto, ad Ascoli facevano tridui e processioni in onore del santo. Allora ragionavano più o meno così: ci sono stati cinque morti? Sant'Emidio ha impedito che ce ne fossero dieci, o più, onore a lui. Oppure: a Norcia il terremoto ha fatto molti danni, qui ad Ascoli un po' meno, tutto merito di Sant'Emidio. Poveretti, che altro potevano fare? Allora mica c'era Bertolaso, né tanto meno Berlusconi (per loro fortuna). Si consolavano con la devozione, e alla chiesa non sembrava vero di ritrovare qualche pecorella smarrita. Fra una ventina di giorni partirò per Taiwan. Speriamo che per le due settimane in cui mi tratterò lì Sant'Emidio mi metta una mano sulla testa. E' vero che costruiscono bene, ma un terremoto di magnitudo sette è pur sempre una brutta gatta da pelare.

domenica 3 gennaio 2010

Il primo post da casa

E' il primo post che scrivo da casa (sempre che parta, con la connessione che ho). Come si dice, anno nuovo vita nuova.

Amo gli anni pari, non chiedetemi perché, e dunque questo 2010 già va meglio del 2009. Tanto per cominciare fra un mesetto me ne andrò a trovare il mio adorato nipotino, che impazza su YouTube con i suoi filmati (ah, per chi fosse interessato: www.youtube.com/user/FilmLolo). Ho deciso che Taiwan è meglio d'inverno, quando la temperatura è accettabile e non mi sciolgo come un ghiacciolo al sole. Mi aspetta un lunghissimo viaggio con la Cathay Pacific (la compagnia aerea di Hong Kong), durante il quale non potrò fumare e dormirò pochissimo perché non riesco a dormire seduto, ma per Lolo questo e altro. Mi godrò il Capodanno cinese che è, più o meno, l'unico momento dell'anno in cui i cinesi (e dunque anche i taiwanesi) non lavorano. Cosa rara, invero...

Ecco, lo sapevo. La connessione è saltata. Ragazzi, se proprio non potete farne a meno, non usate le chiavette.

Il seguito domani dalla biblioteca...

...eccomi qua. Ho salvato quanto scritto ieri e completo il post con una notizia che ho visto su SkyTG24 proprio stamattina. Mi dispiace per gli amici taiwanesi, ma oggi verrà inaugurato a Dubai il grattacielo più alto del mondo, un bestione di oltre 800 metri di altezza che relega nel dimenticatoio il T101 di Taipei. Una cattedrale nel deserto, nel vero senso della parola. A questi signori il petrolio gli ha proprio dato alla testa. Evidentemente soffrono di un complesso di inferiorità, anche se sembrano sull'orlo della bancarotta, e questa moderna Torre di Babele è la medicina che dovrebbe curarli. Freud ci sarebbe andato a nozze, con loro.