lunedì 29 settembre 2008

Lucio Battisti e gli anni '60

29 settembre. Alzi la mano chi non ha mai cantato questa canzone. Il fatto che la data coincida con quella di nascita di un noto imprenditore prestato alla politica è pura combinazione e non deve sminuire il valore della canzone di Battisti.

Era il 1967 e già il decennio dei miracoli, dal punto di vista musicale, volgeva al termine. Era cominciato con la rivoluzione dei Beatles e trascinato anche da loro era andato avanti con una straordinaria fioritura di gruppi e solisti. Non starò qui a fare nomi, tanto li conoscete tutti, ma la qualità del prodotto musicale in quel decennio ha raggiunto vertici mai più uguagliati. Dopo sono venuti altri generi che progressivamente hanno impoverito la musica, trasformandola in merce usa-e-getta senza più anima, quasi tutta.

Ogni tanto riascolto quella musica e la scopro ancora attuale. C'è dentro una pulsione genuina, una spontaneità un po' ingenua, ma autentica, la convinzione che cambiare il mondo fosse possibile. Invece è stato il mondo a cambiare la musica, anche se per una breve stagione molti di noi hanno creduto il contrario. Lucio Battisti ha segnato un'intera generazione, della quale non rimane nulla, ma le sue canzoni e i suoi testi (anzi, i testi di Mogol) sono ancora lì a testimoniare un'epoca eroica fatta di sensazioni non di plastica, di personaggi non di cartone, di pubblico non ancora disposto ad accettare l'appiattimento del gusto musicale.

Ah, gli anni sessanta! Chi non li ha vissuti non sa che cosa si è perso...

Sono sparito per un po'

No, non sono sparito dalla circolazione. Non mi sono ritirato a vita monastica, non sono emigrato ai tropici (cosa che prima o poi mi piacerebbe fare).

Ho semplicemente partecipato a un corso di due settimane organizzato dal mio ministero per l'alfabetizzazione informatica dei suoi dipendenti. Così diventeremo tutti più bravi e preparati.
In effetti, trattandosi del pacchetto Office, la maggior parte delle cose le sapevo già, ma ho imparato qualcosa di nuovo, e oltre a rimborsarmi le spese di missione mi danno anche un premio di 150 euri a settimana. Non chiedetemi il perché, me le danno e io me le piglio.
Ho conosciuto gente nuova, ho anche ritrovato persone che non vedevo da trent'anni, ho mangiato manicaretti niente male (diverse cose di mare, visto che mi trovavo in Ancona) e, insomma, per un po' di tempo ho rotto con il consueto ritmo di vita.

Mi sono anche un po' stancato, visto che ogni giorno dovevo fare 130 chilometri in macchina. E per di più, ma me ne sono accorto troppo tardi, con gli ammortizzatori finiti. In pratica è stato come se camminassi su una macchina con le ruote di legno. Ogni buca, ogni dosso, ogni minima irregolarità del fondo stradale li sentivo moltiplicati per mille.

Ma tant'è, ormai è finita e da lunedì tornerò al tran tran di sempre, attaccherò una nuova traduzione e mi preparerò all'autunno imminente.

Senza più i miei adorati gatti dentro casa: sono riuscito a cacciarli tutti. Adesso mangiano e dormono fuori, e un po' mi dispiace perché mi facevano anche compagnia, ma la casa è molto più pulita e abitabile. Pronta ad ospitare, l'anno prossimo, l'adorato Lorenzo.

giovedì 4 settembre 2008

L'acceleratore di particelle

Preparatevi ragazzi, il 10 settembre potremmo scomparire in un buco nero insieme alla Terra (http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/scienza_e_tecnologia/big-bang-test/big-bang-test/big-bang-test.html). La notizia è di quelle che smuovono qualcosa dentro di noi, fantascienza ma non troppo, ma dal momento che tanto prima o poi dobbiamo morire, forse è meglio farlo così, in modo spettacolare, non credete?

Questa faccenda del LHC (Large Hadron Collider, un gigantesco acceleratore di particelle) mi ricorda un romanzo che ho tradotto una decina di anni fa: Flashforward (Avanti nel tempo), di Robert J. Sawyer, nel quale si racconta la disavventura di un gruppo di dipendenti del CERN di Ginevra che si ritrovano per un breve momento sbalzati con la mente nel futuro. Si vedono più vecchi, diversi, qualcuno si vede forse morto, e finita la cosa tutti cercano di capire che cosa sia veramente successo, se quello sia il loro futuro e se sia immutabile. Un romanzo intrigante e di piacevolissima lettura. Ricordo che allora mi posi la domanda: ma a che cacchio serve questo LHC che costa un sacco di soldi? La risposta è che serve a ricreare le condizioni al momento del Big Bang, a capire come stavano le cose subito dopo la nascita dell'universo.
OK, e quando lo avremo scoperto? In che modo ci aiuterà? Ci toglierà forse dai piedi Veltrusconi & C? Farà calare il prezzo della benzina? Illuminerà la mente degli idioti della domenica? Ci svelerà tutti i segreti di Lost? Niente di tutto questo. Per la vita di noi semplici umani che non contiamo niente non cambierà assolutamente nulla.

E allora? Allora niente, quell'acceleratore c'è e ce lo dobbiamo tenere. E, ripensandoci, speriamo che il mondo non finisca il 10 settembre (nel caso fosse così vi saluto tutti anticipatamente). Mi dispiacerebbe morire senza sapere se verrà costruito il ponte sullo stretto di Messina.
Ah, tanto per vostra informazione ho aggiunto qualche foto al mio blog. Sbrigatevi a guardarle prima di finire inceneriti...