A mio avviso il politically correct è la peggior forma di ipocrisia che mente umana potesse escogitare. Mi ritrovo a citare il libro di cui parlavo un paio di post fa, quel "Il medioevo alle porte" che è davvero una lettura illuminante per capire in che mondo viviamo.
Molti
esempi li conoscevo (da diversamente abile a non vedente), ma quelli citati nel
libro mi risultano nuovi. Qualche esempio? Grasso = portatore di adipe.
Lebbroso = infermo hanseniano. Paralitico = ipocinetico. Nano = verticalmente
svantaggiato. Sordomuto = sordo preverbale.
Tutti modi edulcorati per definire persone o situazioni che da sempre eravamo
abituati a chiamare in un certo modo e che all'improvviso diventano altro,
perché ci viene detto che non è più educato chiamarli così. Di certo la loro
situazione non cambia, ma cambia (ipocritamente, sottolineo) l'approccio da
parte nostra a quella menomazione o caratteristica, e come d'incanto la
definizione diventa pulita, priva di connotazioni negative. E' come se gli
dicessimo, amico mio, non posso fare niente per te (leggi: non me ne frega un
beneamato piffero di te), però ti attribuisco un bel nome, così sembra che sei
diverso da quello che sei.
I
sordomuti, peraltro, che magari non ci sentono e non parlano, ma non sono
scemi, hanno contestato la sostituzione del loro appellativo (decretato da una
legge dello stato, attenzione!) sostenendo che "... al di là di tutto le
persone disabili preferiscono essere chiamate per quello che sono...). Niente
da fare. Dovranno tenersi il nuovo appellativo.
E
così la comunità omosessuale americana si è recentemente riappropriata del
vecchio termine "queer" (più o meno il nostro "finocchio")
in luogo dell'ormai accettato e quasi innocuo "gay". Che a loro
suona, giustamente, inappropriato (in inglese gay significa prima di tutto,
allegro, gioioso, e per di più si riferisce solo agli uomini, penalizzando in
tal modo le lesbiche).
In
Inghilterra una direttiva del Ministero dell'educazione ha bandito dalle scuole
elementari del regno l'uso di termini come "mamma" e
"papà", da sostituirsi con il neutro "genitore" per non
turbare i figli delle coppie omosessuali.
Sempre
in America, poi, sono stati capaci di inventarsi un'espressione come (udite
udite!) "knowledge-base non possessor" (non in possesso del supporto
di conoscenze necessarie). Sapete che significa? Semplicemente scolaro
ignorante.
Uno
scrittore americano ha proposto una versione "politically correct"
delle favole più famose. Nel suo Cappuccetto Rosso, per esempio, troviamo un
lupo vegetariano ed ecologista che usa materiali non importati per costruire
una bella casetta per sé e per i tre porcellini, con i quali fila d'amore e
d'accordo.
Ha ragione l'autore del libro, Massimo Arcangeli, quando definisce questa
tendenza "talibanismo verbale".
Diversi anni fa tradussi un racconto della scrittrice americana Connie Willis
(e Francesco se ne ricorda certamente, perché contribuì anche lui alla
traduzione). In questo racconto si narrano le tragicomiche vicende di
un'insegnante che tenta proporre la lettura di Shakespeare ai suoi allievi, ma
viene ostacolata da una serie di interventi da parte delle più strampalate
associazioni che contestano questo o quel concetto, questa o quella parola, e
ne richiedono la cassazione. Alla fine, di tutta l'opera del grande bardo si
salvano dalla censura solo poche frasi del tutto innocenti e insignificanti, e
il resto va perduto per sempre.
Ma si può essere più cretini? Pardon, più "diversamente intelligenti"?
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