sabato 6 novembre 2010

Il Politically Correct

A mio avviso il politically correct è la peggior forma di ipocrisia che mente umana potesse escogitare. Mi ritrovo a citare il libro di cui parlavo un paio di post fa, quel "Il medioevo alle porte" che è davvero una lettura illuminante per capire in che mondo viviamo.

Molti esempi li conoscevo (da diversamente abile a non vedente), ma quelli citati nel libro mi risultano nuovi. Qualche esempio? Grasso = portatore di adipe. Lebbroso = infermo hanseniano. Paralitico = ipocinetico. Nano = verticalmente svantaggiato. Sordomuto = sordo preverbale.
Tutti modi edulcorati per definire persone o situazioni che da sempre eravamo abituati a chiamare in un certo modo e che all'improvviso diventano altro, perché ci viene detto che non è più educato chiamarli così. Di certo la loro situazione non cambia, ma cambia (ipocritamente, sottolineo) l'approccio da parte nostra a quella menomazione o caratteristica, e come d'incanto la definizione diventa pulita, priva di connotazioni negative. E' come se gli dicessimo, amico mio, non posso fare niente per te (leggi: non me ne frega un beneamato piffero di te), però ti attribuisco un bel nome, così sembra che sei diverso da quello che sei.

I sordomuti, peraltro, che magari non ci sentono e non parlano, ma non sono scemi, hanno contestato la sostituzione del loro appellativo (decretato da una legge dello stato, attenzione!) sostenendo che "... al di là di tutto le persone disabili preferiscono essere chiamate per quello che sono...). Niente da fare. Dovranno tenersi il nuovo appellativo.

E così la comunità omosessuale americana si è recentemente riappropriata del vecchio termine "queer" (più o meno il nostro "finocchio") in luogo dell'ormai accettato e quasi innocuo "gay". Che a loro suona, giustamente, inappropriato (in inglese gay significa prima di tutto, allegro, gioioso, e per di più si riferisce solo agli uomini, penalizzando in tal modo le lesbiche).

In Inghilterra una direttiva del Ministero dell'educazione ha bandito dalle scuole elementari del regno l'uso di termini come "mamma" e "papà", da sostituirsi con il neutro "genitore" per non turbare i figli delle coppie omosessuali.

Sempre in America, poi, sono stati capaci di inventarsi un'espressione come (udite udite!) "knowledge-base non possessor" (non in possesso del supporto di conoscenze necessarie). Sapete che significa? Semplicemente scolaro ignorante.

Uno scrittore americano ha proposto una versione "politically correct" delle favole più famose. Nel suo Cappuccetto Rosso, per esempio, troviamo un lupo vegetariano ed ecologista che usa materiali non importati per costruire una bella casetta per sé e per i tre porcellini, con i quali fila d'amore e d'accordo.
Ha ragione l'autore del libro, Massimo Arcangeli, quando definisce questa tendenza "talibanismo verbale".
Diversi anni fa tradussi un racconto della scrittrice americana Connie Willis (e Francesco se ne ricorda certamente, perché contribuì anche lui alla traduzione). In questo racconto si narrano le tragicomiche vicende di un'insegnante che tenta proporre la lettura di Shakespeare ai suoi allievi, ma viene ostacolata da una serie di interventi da parte delle più strampalate associazioni che contestano questo o quel concetto, questa o quella parola, e ne richiedono la cassazione. Alla fine, di tutta l'opera del grande bardo si salvano dalla censura solo poche frasi del tutto innocenti e insignificanti, e il resto va perduto per sempre.

Ma si può essere più cretini? Pardon, più "diversamente intelligenti"?

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