Ottobre è cominciato all'insegna del bel tempo, settembre non era stato male. Certo, ogni tanto piove, ogni tanto il cielo si rannuvola, ma le temperature si sono sempre mantenute su valori accettabili, non c'è ancora bisogno di tirar fuori i maglioni di lana (nel mio caso le felpe tipo pile, che la lana mi fa sentire troppo caldo). Però...
Però
la bella stagione è finita e questo si capisce da tante cose, prima di tutto
dal progressivo accorciamento delle ore di luce. In campagna poi si vede anche
dalle foglie che cadono, dal colore di certe piante, da quel sottile velo di
umidità che pian piano si depone sulle cose.
Da alcuni anni a questa parte sono diventato metereopatico. Non vedo l'ora che
arrivi l'estate, poi quando arriva se ne va in un attimo e in questo periodo mi
ritrovo sempre a pensare che mi aspettano cinque/sei mesi (se va bene) di umor
malinconico.
Tutti
i giorni vado a vedere il meteo di Sky per controllare se c'è qualche imminente
calo di temperatura all'orizzonte, se pioverà, se sarà nuvoloso. Sto diventando
paranoico, direi. Il fatto è che in campagna l'inverno è ancora più triste che
in città. Quando vedo il prato, fino a qualche settimana fa di un bel verde
brillante, che comincia a ingiallire, quando noto che i gatti dormono già
appiccicati l'uno all'altro, quando la mattina esco fuori e mi accoglie un
frescolino che a luglio avrei anche apprezzato, quando il bagnato sui mattoni
non si decide mai ad asciugarsi, quando sotto le scarpe mi ritrovo brandelli di
fango... ecco, è il momento in cui il cambio di stagione mi aggredisce in tutta
la sua violenza.
Come
dico spesso, un po' per celia ma mica tanto, è quasi ora di andare in letargo.
Meglio sarebbe se potessi andarci veramente, come fanno certi animali. Mi
risveglierei col tepore del primo sole e risparmierei sul riscaldamento.
Oppure
vorrei essere un cactus, come affermava il personaggio di un romanzo di Philip
Dick (uno scrittore che ne ha inventate, di cose...). Starmene lì senza fare
niente. Crescere, semmai, ma senza muovermi, senza mangiare, senza respirare. E
in primavera tornare uomo.
Se
poi per miracolo allora Berlusconi non ci fosse più, sarebbe il massimo.
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