Certe volte mi viene voglia di emigrare. Dove la politica è ancora una cosa seria, dove i politici sono ancora onesti e dalla parte di chi li ha eletti. Dove ti puoi ancora sentire un cittadino con dei diritti, e non un suddito senza voce. Dove non ci sono indagati, corrotti e trafficoni che ricoprono cariche pubbliche. Dove c'è ancora una giustizia certa e credibile, dove non ci sono censure, manipolazioni o controlli alla "grande fratello". Dove c'è educazione, rispetto, solidarietà, e il lavoro non diventa un obbiettivo irraggiungibile, una chimera, ma un diritto da garantire a tutti.
Ma esisterà, poi, un posto del genere? Comincio a pensare di no. E
probabilmente non è mai esistito, nella storia dell'uomo. Forse è stata sempre
una storia di angherie, sopraffazioni e furbate, forse la società ideale è un
mito irraggiungibile.
E
allora bisogna accontentarsi di quello che si trova, cercando di viverci nel
miglior modo possibile. Preferibilmente facendo quanto è in nostro potere per
non lasciarsi contaminare, mantenendo una certa pulizia morale, e coltivando
sempre la speranza di poter migliorare le cose. Anche di fronte a tutti i
berlusconi del mondo, con la loro protervia, la loro faccia tosta, la loro
inalterabile certezza di essere intangibili. "Unti" di chissà quale
signore e destinati a vivere in eterno, magari attraverso i loro cloni.
Ecco,
io non ho la stoffa del rivoluzionario. Mi limito a indignarmi per le cose
storte che vedo e non ho ricette per migliorare la situazione. Ma nel mio
piccolo cerco di vivere secondo dettami che mi sembrano giusti, cerco di
rispettare i comandamenti (quelli condivisibili, quanto meno) e non perdo mai
la speranza in un futuro migliore.
Scivolo
sulla sporcizia sforzandomi di non sporcarmi. Di non essere complice.
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