Tartufi, parte seconda.
Sabato è venuto un tecnico dell'Associazione tartuficoltori ad analizzare il
mio terreno. Pare che sia più che idoneo per impiantare una tartufaia. Che poi
consiste nella messa a dimora di un certo numero di piante (nel mio caso
noccioli) con le spore del tartufo già impiantate nelle radici. Dopo quattro o
cinque anni si ha il primo raccolto, e così via ogni anno a seguire. Secondo
lui l'investimento iniziale si recupera già con il primo raccolto, e dopo è
solo guadagno. L'Associazione si impegna ad acquistarli, se voglio venderli,
alle quotazioni di mercato. Che non sono quelle dei bruscolini.
Morale della favola, ho accettato. Mi è sembrata una offerta seria, con
sufficienti garanzie. Tanto quel pezzo di terra era inutilizzato. Verranno a
portarmi 96 piantine di nocciolo, sotto le quali cresceranno tartufi: non
quelli neri pregiati, ma sempre roba che costa un fracco di soldi quando la vai
a comprare. Se funziona, è una forma d'investimento assai più redditizia di
qualsiasi titolo azionario, obbligazione, buono fruttifero o qualsivoglia altro
similare marchingegno fruttasoldi. Se non funziona avrò fatto la figura del
coglione. Una volta in più nella vita, che cambia?
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