Pare che la chiesa cattolica voglia togliersi da torno quell'imbarazzante concetto teologico chiamato "limbo". Né inferno né paradiso, e nemmeno purgatorio, ci vanno a finire i bambini che muoiono prima del battesimo. Cosa che mi è sempre sembrata sommamente ingiusta, perché che colpa ne hanno loro, poverini, se nessuno li ha battezzati? Non a caso limbo e' diventato sinonimo di non-luogo, qualcosa che c'è ma non si sa dove sta. E da cui non si può andare in nessun'altra parte.
Ma tant'è, Giovanni Paolo II aveva già avviato le pratiche, diciamo così, per eliminare questo non-luogo, sostenendo che Dio, nella sua infinita bontà, si fa carico di questo contenzioso provvedendo a sistemare i bambini in un luogo più consono. Non dimentichiamo, non solo quelli che nascono in paesi di fede cattolica, ma anche quelli che nascono in paesi dove vigono altre religioni o credenze. Magari anche quelli extraterrestri. Si parla dunque di milioni, forse miliardi, di bambini.Adesso si riunisce un'apposita commissione cardinalizia per decidere che fare del limbo. Perché, insomma, per secoli c'è stato e non si può spazzarlo via con un colpo di spugna. Occorrerà trovare un elegante cavillo dottrinale che salvi capra e cavoli.
Certo che spostare dal limbo al paradiso (se così sarà) i bambini dell'Africa che muore di fame non sarà per loro, e per le loro famiglie, una grande consolazione. Sempre morti saranno. Forse sarebbe meglio trovare il modo per farli campare (o magari per non farli nascere affatto).
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