martedì 29 novembre 2005

La Chiesa e il limbo

 Pare che la chiesa cattolica voglia togliersi da torno quell'imbarazzante concetto teologico chiamato "limbo". Né inferno né paradiso, e nemmeno purgatorio, ci vanno a finire i bambini che muoiono prima del battesimo. Cosa che mi è sempre sembrata sommamente ingiusta, perché che colpa ne hanno loro, poverini, se nessuno li ha battezzati? Non a caso limbo e' diventato sinonimo di non-luogo, qualcosa che c'è ma non si sa dove sta. E da cui non si può andare in nessun'altra parte.

Ma tant'è, Giovanni Paolo II aveva già avviato le pratiche, diciamo così, per eliminare questo non-luogo, sostenendo che Dio, nella sua infinita bontà, si fa carico di questo contenzioso provvedendo a sistemare i bambini in un luogo più consono. Non dimentichiamo, non solo quelli che nascono in paesi di fede cattolica, ma anche quelli che nascono in paesi dove vigono altre religioni o credenze. Magari anche quelli extraterrestri. Si parla dunque di milioni, forse miliardi, di bambini.
Adesso si riunisce un'apposita commissione cardinalizia per decidere che fare del limbo. Perché, insomma, per secoli c'è stato e non si può spazzarlo via con un colpo di spugna. Occorrerà trovare un elegante cavillo dottrinale che salvi capra e cavoli.    
Certo che spostare dal limbo al paradiso (se così sarà) i bambini dell'Africa che muore di fame non sarà per loro, e per le loro famiglie, una grande consolazione. Sempre morti saranno. Forse sarebbe meglio trovare il modo per farli campare (o magari per non farli nascere affatto). 

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