Ho già parlato qualche volta di fantascienza, mi pare. Il mio genere letterario preferito praticamente da quando ho imparato a leggere. Perché non ha confini, non c'è limite a quello che può inventare. E quando è di qualità, può diventare addirittura profetica.
Sono
perciò avvezzo alle stranezze, alle acrobazie narrative, alle ipotesi più
ardite. Leggetevi qualcosa di Dick e mi capirete.
Ma
il romanzo che sto traducendo le batte tutte. A raccontarlo c'è da credere che
sia impossibile escogitare una storia come questa, per di più che funziona. Io
ci provo.
Immaginate
due città-stato che esistono nello stesso spazio fisico, lo condividono, a
volte si sovrappongono, a volte si intersecano. Sono due entità separate,
ciascuna con la sua tradizione, la sua storia, la sua lingua, la sua valuta, i
suoi palazzi, le sue strade, i suoi cittadini, ma sono collocate in un limbo
che oltre a contenerle entrambe sembra non avere una localizzazione definita
nel mondo. Si trovano da qualche parte nell'Europa dell'est, probabilmente
figlie della catastrofe postsovietica. Forse una volta erano unite, non si sa
bene, perché la loro storia, all'indietro di un certo limite cronologico,
diventa sfumata e inafferrabile. Un cittadino dell'una può vedere e toccare un
cittadino dell'altra, una strada dell'una può essere la stessa strada
dell'altra, ma con un nome diverso, tuttavia è proibito ogni contatto fra le
due realtà. Tutti, fin da piccoli, sono abituati a non-vedere i loro vicini, a
ignorare ciò che c'è dall'altra parte. Chi non lo fa commette un reato
gravissimo che si chiama "violazione" e può star sicuro che verrà
scoperto e sanzionato con pene non ben precisate, ma molto pesanti. Forse
l'esilio perenne, forse la cancellazione della memoria. Dunque la città altra è
un tabù con cui bisogna convivere fin dalla nascita. Vicina e irraggiungibile.
A un certo punto (per la verità proprio all'inizio) viene trovata una ragazza
americana uccisa in una delle due città. Le indagini, condotte da un ostinato
ispettore, portano successivamente all'altra, e addirittura a una favoleggiata
terza città che quasi nessuno sembra conoscere, ma che pare esistere negli
interstizi fra le due. E probabilmente a un complotto di proporzioni
inimmaginabili.
Mi fermo qui. Basta per far girare la testa. In fantascienza è facile
escogitare idee geniali e poi rimanerne intrappolati per mancanza di qualità
nel narrare. In questo caso il rischio era proprio questo, ma per fortuna
l'autore è un signor narratore, e così finiamo col trovarci fra le mani un
bellissimo romanzo di fantascienza, un bellissimo romanzo poliziesco, un
bellissimo thriller urbano e una bellissima parabola sul'incomunicabilità nel
mondo d'oggi. Il tutto con una prosa assai ricercata, a volte al limite della
sperimentazione. E che tra l'altro mi sta facendo impazzire.
Vivamente consigliato.
Ah,
dimenticavo: La città & la città, di China Miéville. In uscita a ottobre
per Fanucci.
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