sabato 29 marzo 2008

Berlusconi e il culto della personalità

Qualche anno fa Giorgio Gaber (buonanima e mai troppo rimpianto) cantava: Meno male che c'è il Riccardo / che da solo gioca a biliardo / non è di grande compagnia / ma è il più simpatico che ci sia.

Togliete Riccardo e mettete Silvio, che adesso ha anche lui la sua canzoncina (e se non la conoscete, peggio per voi: non sapete che cosa vi perdete), e scoprirete una sorprendente analogia.
Gioca da solo (non al biliardo, ma a fare il politico). Non è di grande compagnia (chi lo vorrebbe come compagno di giochi?), però è simpatico, pieno di battute e di sottile umorismo. Soprattutto con le donne.

Mano male che Silvio c'è, dunque. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, poi brevettarlo e infine metterlo in commercio. Tanti Silvio in tutto il mondo e ogni problema sarebbe risolto. La politica la farebbe lui come gli pare e noi non avremmo più pensieri.

Mi sbaglierò, ma ho l'impressione che il personaggio tradisca una leggerissima tendenza al culto della personalità. Forse Presidente del Consiglio è un po' troppo poco per lui. Presidente della Repubblica? Mavvia, non in Italia, dove conta come il due di coppe a briscola quando regna denari. E allora che ci rimane?

Voi ce lo vedete, vestito di bianco, che si affaccia a Piazza San Pietro?
Io sì.

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