sabato 10 dicembre 2011

Mi piace il sabato. L'ho sempre amato, fin da quando ero ragazzino. E' un giorno speciale che ha in sé la promessa della domenica, tutta lì ancora da vivere. Il concetto leopardiano del Sabato del villaggio.
Mi piace anche la domenica, ma fino a un certo punto. Quando la giornata si avvia verso la fine c'è un altro concetto leopardiano che emerge, quello della Sera del dì di festa.
Non riesco a liberarmi di queste due senzazioni che mi invadono, il sabato e la domenica, nemmeno adesso che ho superato (o dovrei aver superato) l'età degli squilibri ormonali dell'adolescenza. Mi rimane sempre l'idea del sabato festoso che pian piano cede il passo a una domenica inizialmente anch'essa festosa, poi via via più malinconica, ben presto minacciata dall'incombente presenza del lunedì.
Da gennaio, poi, tutto questo non avrà davvero più senso, dal momento che per me non ci saranno più sabati e domeniche, o se preferite saranno tutti sabati e domeniche. Beatamente pensionato avrò dunque solo il problema di decidere se considerare ogni giorno un sabato o una domenica. Un po' come il discorso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Essendo persona tendenzialmente positiva propendo per la prima ipotesi, ma essendo anche persona tendenzialmente controcorrente devo anche mettere in conto un aspetto che potrebbe forse stuzzicarmi: lavorare quando gli altri si riposano, riposarmi quando gli altri lavorano.
Non c'è niente di leopardiano in tutto questo. E' solo lo sproloquio di uno che ha deciso di scrivere un post, qui e adesso, senza avere in realtà niente da dire. E scrivere senza aver niente da dire è cosa che non tutti sanno fare.

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