sabato 12 marzo 2011

Terremoto in Giappone

La scala Richter, messa a punto da Charles Richter nel 1935, misura la magnitudo, cioè la quantità di energia sprigionata da un terremoto nel punto in cui si sviluppa (ipocentro) elaborando l'informazione ottenuta attraverso i sismografi. In parole povere ci dice quanto è forte un terremoto.

Il valore massimo è 10, ma non si è mai registrato nella storia, almeno in quella documentata, un sisma di tale intensità.

Il terremoto che ha colpito il Giappone ha raggiunto un valore di 8,9. L'equivalente di 32 milioni di tonnellate di TNT. Tanto per intenderci, il terremoto dell'Aquila del 2009 aveva una magnitudo di 5,8. Quello di Haiti dell'anno scorso ha raggiunto un valore di 7,0 (222.000 vittime) e quello dell'Oceano Indiano del 2004, invece, ha registrato una magnitudo di 9,0 (300.000 vittime). Appena più forte, dunque, ma con esiti assai più catastrofici.

Salta perciò subito all'occhio una cosa: in Giappone costruiscono rispettando i criteri antisismici. Al momento in cui scrivo si parla di un migliaio di morti, certamente destinati a crescere, ma non nell'ordine delle centinaia di migliaia e forse nemmeno delle decine di migliaia. E poi il danno maggiore lo ha provocato lo tsunami, contro il quale non esiste alcuna difesa preventiva. In realtà quasi nessun edificio è crollato per colpa del terremoto.

Ma c'è un'altra cosa che colpisce, ed è la grande dignità e coraggio con cui il popolo giapponese sta affrontando questo enorme disastro: niente isterismi, niente piagnistei. Ci si rimbocca le maniche e si va avanti. E nessuno coglierà l'occasione per guadagnarci sopra o per farsi bello con iniziative di dubbio gusto. Questo è poco ma sicuro.

Rimangono comunque le immagini sconvolgenti di un cataclisma di proporzioni epocali: le case che ballano, la marea di fango che travolge i villaggi, i vortici che travolgono imbarcazioni e automobili.

La natura che si esprime al massimo della sua potenza. Ne parlavo nel mio ultimo post, ma non mi aspettavo un'apocalisse del genere. E il 2012 è alle porte.


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