sabato 11 aprile 2009

I terremoti

Il terremoto è un bastardo che da sempre ti coglie di sorpresa quando meno te l'aspetti. E la sensazione che si prova quando tutto comincia a tremare sotto e intorno a te è da sempre la stessa:

Non c'è modo di prevedere un terremoto. Si può però sapere con buona approssimazione dove è più probabile che colpisca, e con quale intensità. E' il cosiddetto rischio sismico. Sapete come è stato calcolato? Frugando nei libri e nelle carte. Esistono innumerevoli testi a stampa e cronache manoscritte in cui si descrivono scosse sismiche. Per anni si sono setacciate biblioteche e archivi alla ricerca di notizie di questo genere, poi queste notizie sono state elaborate sulla base delle informazioni, dirette o indirette: naturalmente descrizioni più approfondite offrivano maggiore occasione di valutare l'intensità di un terremoto. Utilissime a questo riguardo, per esempio, le stime fatte in loco dai tecnici per procedere alla ricostruzione.

In questo modo si è stilato un vero e proprio catalogo nel quale, cronologicamente, sono elencati tutti i terremoti avvenuti in Italia a partire dall'antichità: durata del fenomeno, centri colpiti, danni provocati, numero delle vittime, numero dei feriti, eventuali altri eventi collaterali. I sismologi storici sono in grado di risalire dalla descrizione del danno alla magnitudo. Tutto questo, unito allo studio geologico dell'ambiente, consente di classificare il territorio italiano in zone a differente rischio sismico. L'Aquila è una di quelle in cui il rischio è altissimo e questo lo sapevano tutti, a partire dagli aquilani. Tanto per dire, il terremoto del 1703 fece oltre 7000 vittime.

E allora non si capisce davvero come mai si sia usata la sabbia di mare per il calcestruzzo. Non è solo disonestà: è stupidità criminale. Non pretendo che da noi si faccia come in Giappone, dove i grattacieli resistono tranquillamente a terremoti di intensità spaventosa, ma insomma, deve sempre succedere il disastro prima di correre ai ripari?

Buona Pasqua a tutti, per quello che vale.

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