mercoledì 17 ottobre 2012

Mi considero un uomo fortunato. Almeno in campo lavorativo. Ho sempre svolto attività che mi piacevano,  e quasi sempre sono stato pagato per svolgerle. Ho scritto di sport e cinema, soprattutto, ma anche di cronaca.
A vent'anni lavoravo per un giornaletto romano che si chiamava Record. Tutte le domeniche andavo sui campetti di periferia a seguire le partite dei campionati dilettanti e poi preparavo un servizio con tabellini, marcatori e un minimo di cronaca. Una volta mi è anche capitato di seguirne due contemporaneamente: c'erano due campi di calcio uno attiguo all'altro e io guardavo di qua e di là cercando di non fare confusione. Ci sono riuscito, ma con gran fatica. Non mi hanno mai pagato.
Poi ho scritto per un paio d'anni sul Corriere dello sport. C'era allora una piccola ma vivace rubrica che si chiamava Cronache romane e mi mandavano di qua e di là a fare articoletti su fatti e personaggi di minima, o nessuna importanza, ma io mi divertivo e intanto mi facevo le ossa. E mi pagavano pure. Ad articolo, naturalmente.
Per anni ho scritto di cinema e nel 1972 sono stato anche inviato speciale al Festival di Cannes dove conobbi un giovanissimo Giancarlo GIannini che partecipava con il film Mimì Metallurgico ferito nell'onore.
In seguito ho aperto un negozietto di libri usati insieme al mio amico Walter, e poi un secondo per conto mio. Mi è servito per campare finché non ho vinto il concorso al Ministero beni culturali nel 1976. Non avevo la licenza e ho lavorato abusivamente per oltre un anno e mezzo prima che il Comune di Roma se ne accorgesse, ma a quel punto non me ne poteva fregare di meno. Ero già un impiegato statale.
Mi hanno mandato a Pavia (Biblioteca Universitaria), poi a Macerata  (Archivio di Stato) e infine, sempre a Macerata, alla neonata Biblioteca Statale, dove ho concluso gloriosamente la mia carriera.
Ho trovato anche il tempo di pubblicare, insieme al mio amico Sandro, tre numeri di una bellissima rivista di fantascienza (1976) che purtroppo ha chiuso i battenti prematuramente per via di un editore un po' sciagurato.
E ho scritto un libro sulla storia di una chiesina maceratese del Trecento.
E un altro su un manoscritto ottocentesco.
E da quasi quarant'anni traduco romanzi e racconti, con immutata soddisfazione.
Tutte esperienze bellissime, sempre in mezzo ai libri, alle carte, o comunque in ambiti stimolanti e creativi. Le rifarei tutte perché hanno reso interessante la mia vita. E il bello è che molte posso farle ancora.

1 commento:

  1. Si' ma ti sei impigrito troppo, guarda quanti posti hai visitato e pensa che adesso gia' e' tanto se arrivi a Passo di Treia.......

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