sabato 6 ottobre 2012

Colto da repentina smania consumistica mi sono comprato un bel notebook (Samsung). Ci navigo e ci scarico, mentre sul vecchio PC ci lavoro. Certo, un conto è scrivere su una tastiera vera, un altro è scrivere su quella di un portatile. Nel primo caso vado velocissimo, nel secondo come una lumaca, per il momento, ma spero di migliorare.
Ho anche cambiato provider, adesso uso un router WiFi della Tre che ha un segnale ottimo, e ho dismesso Vodafone.
Lo riconosco, sono innamorato delle nuove tecnologie. Non tanto di quelle dei cellulari (viaggio ancora con un semplice Dual Sim di vecchia generazione), ma per quanto riguarda computer e annessi rimango incantato da quello che sanno fare. Lo consideriamo normale, ma certe volte a me sembra una diavoleria e quelle menti geniali che ci hanno lavorato mi appaiono come degli stregoni che fanno incantesimi.
Attraverso la rete io scarico, navigo, condidido, comunico, leggo, compro, m'informo, ma mica lo so bene quello che succede. O meglio, lo so in teoria, ma in pratica mi sfugge tutto, a cominciare dall'architettura di base che prevede le informazioni ridotte a bit, pezzetti infinitesimali, alternanze di zeri e di uno, e via dicendo. Nonostante me la cavi abbastanza come smanettone, sono a tutti gli effetti un utente passivo.
Credo si tratti della più grande (e più veloce) rivoluzione nella storia del genere umano, e inferiore come importanza (forse) solo alla rivoluzione industriale. Trent'anni fa (poco più di una generazione) eravamo dei poveri cristi che scrivevamo a mano o a macchina, facevamo i conti con la calcolatrice, leggevamo il giornale o guardavamo la televisione per sapere quello che succedeva nel mondo, usavamo il telefono fisso e quello a gettone e facevamo la spesa pagando in contanti o con assegni. In trent'anni il mondo è cambiato, e siamo cambiati noi.
Se in meglio o in peggio non lo so. Di certo la vita è più comoda sotto molti punti di vista, ma forse abbiamo perso qualcosa. Mi raccontava la gentile titolare del Tre Store una storia esemplare in tal senso. Un ragazzo entra in negozio per acquistare un telefonino. Lei lo vede triste e abbacchiato e gli chiede cos'abbia. Lui risponde che si è lasciato con la ragazza. Mi dispiace, dice lei, era da tempo che stavate insieme? No, risponde lui, da pochi mesi. Per farla breve è venuto fuori che i due si erano conosciuti in una chat e si erano innamorati, ma non si erano mai visti. Un amore solo virtuale.
Mi sto ancora domandando se questa cosa mi fa ridere o piangere.

1 commento:

  1. Computer, Internet, Facebook, sono tutti mezzi che il progresso ci ha messo in mano, e di per se' non sono ne' positivi ne' negativi, sta a noi farne un uso corretto. Pensi che gli emigranti di una volta non avrebbero voluto avere Skype?
    Sugli amori virtuali, beh, sinceramente fa ridere, ma in fondo anche una volta c'erano gli amici di penna e gli amori per lettera, no?

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