venerdì 8 giugno 2012

La morte è una strana bestia.
Ti colpisce quasi sempre quando meno te l'aspetti, ti porta via le persone care seguendo criteri di scelta non sempre chiari e nei modi più imprevedibili, ma ha almeno un effetto positivo: riunisce le persone.
Mercoledì è venuta a mancare mia madre. Per carità, un'età avanzata e una vita lunga sostanzialmente felice (a parte gli orrori della guerra che ha vissuto da ragazza e la perdita di un figlio ancora in culla): fino a quattordici anni fa, quando morì mio padre. Uno shock che non ha mai superato. Si è trascinata per questi quattordici anni facendo del male a se stessa e a chi le stava intorno con l'unica speranza di riunirsi quanto prima al marito. Adesso ci è riuscita e spero che sia finalmente serena.
Non ne parlerò né bene né male. Anzi, non ne parlerò per niente. E' un mio ricordo, la porterò con me perché è stata una buona madre e una buona moglie.
No, vorrei invece tornare a quanto dicevo prima. In questa triste occasione sono rispuntati fuori dal nulla parenti lontanissimi, amici dimenticati, conoscenti di cui si erano perse la tracce, anche semplici figure passate quasi casualmente nella sua (e nella mia) vita.
E con molti di costoro capita di guardarsi in faccia senza riconoscersi (perché la vita ci ha cambiato) e si riscoprono affetti sopiti o magari cancellati dalla lontananza e ci si dice, inevitabilmente, che sarebbe bello vedersi anche in altre occasioni meno tristi. Poi tutto torna come prima. La vita torna ad allontanarci, fino al prossimo evento luttuoso...
Possibile che la vita non riesca a riavvicinare le persone come fa la morte?

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