domenica 15 gennaio 2012

Stranamente, anche se sono in pensione, continuo ad adeguarmi al vecchio sistema giorni feriali/giorni festivi. Anche se per me non ci sarebbe nessuna differenza. Che m'importa se è domenica o lunedì? Faccio comunque quello che mi pare, no? Se ne ho voglia lavoro, sennò... be', faccio altro.
E invece no. Oggi è domenica e così non lavoro (leggi: non traduco), mi mangerò le mie solite lasagne dell'Eurospin e la mia solita bistecca e mi verrà un po' di malinconia via via che la giornata volge al termine (quella storia del Sabato del villaggio e della Sera del dì di festa cui accennavo in altro post).
Strana cosa, la mente umana. Strano come i condizionamenti persistano anche quando vengono a mancare i presupposti degli stessi. Be', direte voi, senno' non sarebbero condizionamenti. Giusto. Basti pensare alla storia di chi sente dolore a un braccio o ha voglia di grattarselo anche quando gli è stato amputato. Si chiama sindrome dell'arto assente, o qualcosa del genere.
Ma credo che nel mio caso non ci vorrà molto per liberarmi dalle antiche abitudini. In realtà già adesso mi capita ogni tanto di non ricordarmi che giorno è. Certo, potrebbe essere un anticipo di demenza senile, ma sono più portato a credere che sia invece la prova che per me a questo punto un giorno vale l'altro. E quando vado a trovare i miei ex-colleghi in biblioteca e li vedo affannarsi fra impegni e orari da rispettare, be', sarà brutto, ma mi sento libero. Come un puledro fuori da una stalla che corre felice sui prati
E il meglio deve ancora venire.

1 commento:

  1. Beato te! Noi invece cerchiamo di approfittare di ogni secondo dei fine-settimana... ogni tanto apri Skype e spesso mi vedrai in linea!

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