giovedì 10 dicembre 2009

Pubblicità natalizie

Si avvicinano le feste di Natale e cominciano a imperversare le pubblicità che più mi infastidiscono: non tanto quelle che reclamizzano panettoni, torroni e altre prelibatezze gastronomiche, quanto quelle che si riferiscono a prodotti da scegliere come regalo per le festività, un'occasione in cui si presume che la gente abbia più soldi da spendere (ma sarà vero, quest'anno?). Profumi, in primo luogo, di marchi alla moda di cui non cito i nomi, tanto li conoscete bene.

Se ci avete fatto caso, gli spot si assomigliano tutti. Primo elemento ricorrente: parlare in francese, quasi che il profumo sia un'esclusiva d'oltralpe. Secondo elemento ricorrente: protagonisti giovani, un po' eterei, efebici, ambigui, con una spruzzatina di malizioso erotismo, omo o etero non importa. Terzo elemento ricorrente: l'uso insistito del bianco e nero, forse perché fa un po' retro e sottolinea il mistero sotteso alla storia. Quarto elemento ricorrente: colonna sonora con musica classica o comunque raffinata, dona quel tocco di eleganza che non guasta mai. Forse ce ne sono altri, ma in questo momento mi sfuggono.

Target: un cliente con i soldi, magari solo quelli della tredicesima, un po' becero e privo di immaginazione, ma che non regalerebbe mai il Pino Silvestre Vidal perché non è chic. Vuoi mettere? Se regali uno Chanel, anche a una persona che usa un altro profumo o che magari non lo usa affatto, ti sei garantito una bella figura, perché così vuole la logica del consumismo al giorno d'oggi. Conta il nome, non il prodotto. E poco importa se è caro. Anzi, questo è un'ulteriore prova di qualità, perché un buon prodotto non può costare poco (ma chi l'ha detto?). Esiste un sistema migliore per turlupinare la gente?  Vendergli a caro prezzo, oltre al prodotto, anche l'illusione di uno status superiore. Chi l'ha inventato è un genio.

Ma poi che sarà mai? A Natale siamo tutti più buoni e più generosi, spendiamo anche per salvare il made in Italy, poi a gennaio si stringerà la cinghia.

Ah, dimenticavo: ancora imperversa il vecchio spot dell'amaro Montenegro. Vi ricordate? Quello degli amici che devono salvare l'antico vaso. Saranno vent'anni che lo vedo e non è mai cambiato. Almeno il signor Montenegro può dire di aver speso poco in pubblicità. Meglio di lui solo il signor Cinghiale, con lo spot del grande pennello che circola ormai da quarant'anni.

Barbara, nipotina mia, ci sei? Non dirmi che parlo male del tuo lavoro, perché non è così. Anzi, i creativi sono degli straordinari affabulatori, pieni di idee e di fantasia. Sono i committenti che mi stanno proprio in quel posto...

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