mercoledì 18 marzo 2009

Oggi copio dal blog di Beppe Grillo

Sono diversi giorni che non scrivo. Un po' perché ho da fare, un po' perché sono a corto di argomenti. Può succedere, dopo tanti anni.

E allora farò come Giannino Stoppani... come, non sapete chi è Giannino Stoppani? Allora correte in libreria e procuratevi una copia del Giornalino di Gian Burrasca, che tanto viene continuamente ristampato, e leggetevelo.

Insomma, che fa il nostro Giannino, proprio all'inizio? In occasione del suo compleanno, fra tanti regali, ha ricevuto anche un bel diario con le pagine bianche, ma non sa che scriverci. Così copia alcune pagine dal diario di una delle sorelle. Naturalmente la cosa creerà qualche problema, perché la succitata sorella ha scritto cose che sarebbe meglio non divulgare, e invece finisce col leggerle proprio chi non dovrebbe leggerle.

Io copio da Beppe Grillo, invece. Non posso dire di essere sempre d'accordo con le sue posizioni, in alcuni casi è troppo estremista, troppo "puritano", si potrebbe dire, ma qui mi trova del tutto al suo fianco. Non gli ho chiesto il permesso, ma credo che non se ne avrà a male per questo piccolo plagio.
Ordunque, il buon Beppe scriveva, esattamente il 12 marzo: "Caro ragazzo, cara ragazza del 2009,
sono un ex ragazzo degli anni ’60, mi chiamo Beppe Grillo, ho sessant’anni. Faccio parte della generazione che ti ha fottuto. Il tuo futuro è senza pensione, senza TFR, senza lavoro. Il tuo presente è nelle mani di vecchi incartapecoriti, imbellettati, finti giovani. Quando ero bambino l’aria e l’acqua erano pulite, il traffico era limitato, la mia famiglia non faceva debiti e tornavo a scuola da solo a piedi. Non c’erano scorte padane e neppure criminali stranieri in libertà. I condannati per mafia non diventavano senatori.

Le stragi di Stato non erano iniziate, Piazza Fontana a Milano era solo un posto in cui passavano i tram. Le imprese erano gestite da imprenditori. E’ strano dirlo ora, ma c’erano persone che investivano il loro denaro per sviluppare le aziende. E manager che vedevano lontano. Enrico Mattei dell’ENI, ucciso in un attentato, Adriano Olivetti, Mondadori, Ferrari, Borghi e cento altri che non ricordo. Intorno alle città c’erano i prati e non i cimiteri di cemento che chiamano unità residenziali. La bottiglia di latte la riportavo al lattaio e non costruivano inceneritori. La televisione era un servizio pubblico in cui lavoravano anche veri giornalisti come Enzo Biagi, e con solo un quarto d’ora di pubblicità al giorno. Quando si parlava si usava il tempo futuro. Il presente e soprattutto il passato erano verbi di complemento. I giardini pubblici erano puliti e sui marciapiedi si camminava senza doversi destreggiare tra le macchine parcheggiate. Le persone erano più gentili, spesso sorridevano. Sul Corriere della Sera scrivevano Montanelli, Buzzati e Pasolini..."
Sottoscrivo tutto.

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