sabato 16 febbraio 2008

Il replay della vita

L'ultima volta ho scritto una fesseria. In realtà non era passato tanto tempo, ma a me sembrava così. Boh, forse perché stavo male, e avevo perso la cognizione del tempo.

In realtà, da un po' di tempo mi capita spesso. Ci sono delle occasioni in cui non mi ricordo che giorno è e devo andare a controllare il calendario. Altre volte, invece, mi rendo conto di quanto corra veloce il tempo, per esempio quando all'improvviso scopro che è passato un anno da quando ho pagato, che so, il bollo della macchina o la tassa sulla televisione, e non me ne sono nemmeno accorto.
Una volta chi ci faceva caso, al passare del tempo? Ti sembrava di avere tutta la vita davanti a te, e la vita stessa era più varia, più ricca. Oggi invece è fatta di tante cose che si ripetono sempre uguali, di scadenze che si ripropongono periodicamente, in una sorta di replay.

Mi ricorda un romanzo che ho tradotto ultimamente, che si chiama appunto Replay (di Ken Grimwood), in cui un quarantacinquenne muore per un infarto e si ritrova misteriosamente a rivivere la sua vita ricominciando dai vent'anni, ma con tutti i ricordi degli eventi avvenuti successivamente. Lui sa, per esempio, che il 21 novembre 1963 Oswald attenterà alla vita di Kennedy, e cerca di impedirlo. Sa anche chi vincerà le Golden Series di football, scommette e diventa ricchissimo. Giunto un'altra volta a quarantacinque anni muore di nuovo, e ricomincia la sua vita di ventenne, con l'esperienza di una vita in più.

Che cosa faremmo se potessimo rivivere la nostra vita con l'esperienza e le informazioni che abbiamo accumulato? Alzi la mano chi non si è mai posto questa domanda. Il romanzo offre qualche risposta, ma la risposta migliore secondo me è che bisogna vivere la propria vita, soprattutto da una certa età, guardando avanti e non indietro. Come se potesse essere eterna.

 

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