martedì 10 febbraio 2009

La vicenda di Eluana

Chissà, forse si è spaventata per tutto il tran tran mediatico che si è scatenato attorno al suo caso. Fatto sta che Eluana ha pensato bene di andarsene prima del tempo. Come a dire, mi avete stancato tutti quanti, chi è contro e chi è a favore, così tolgo il disturbo e tanti saluti.

Io non ho certezze, sulla vicenda di Eluana. Contrariamente a quanto può sembrare da ciò che scrivo, non ne ho quasi mai, sulle grandi questioni della vita. Ma in questo caso ne ho ancora meno. Non so che significhi vivere da diciassette anni attaccato a una macchina che ti nutre. Non so che passa in quel cervello meccanicamente ancora vivo, ma in un corpo che non è più in grado di rispondere ai suoi stimoli. Non so che cosa si provi, quali sentimenti si nutrano, quali speranze, quali desideri. Magari nessuno. Magari si è come un vegetale che sta lì, vivo, ma non pensa niente, non fa niente, occupa semplicemente uno spazio e basta.

Non lo so e nessuno lo sa. Nessuno è mai tornato a dirci che cosa significhi un coma permanente. Ci si può soltanto appellare a quello in cui si crede, ma dal di fuori, astrattamente, e in questo senso ogni posizione è lecita.

Personalmente non vorrei vivere in quel modo, ma magari, una volta che (Dio non lo voglia!) dovessi trovarmici può anche darsi che cambierei idea. Chi può dirlo? Magari me ne starei benissimo, tranquillo, nutrito e accudito, a pensare ai fatti miei. Fregandomene del mondo che mi gira intorno.

Detto questo, però, qualche punto fermo bisogna pur metterlo.

Primo: perché il nostro governo ha aspettato così tanto per legiferare in materia? Sono anni che si parla del caso di Eluana, e almeno da luglio si sapeva che la macchina si poteva staccare. E allora perché aspettare l'ultimo minuto, in una sorta di accanimento più accanito di quello terapeutico? Tra l'altro in modo frettoloso e necessariamente sommario?

I maligni dicono che è servito solo a fare bella figura. Noi ci abbiamo provato, diranno quelli che volevano che Eluana vivesse, ma purtroppo non ce l'abbiamo fatta. Anche perché qualcuno ci ha messo i bastoni fra le ruote...

Io non sono maligno e non la penso così. Penso solo che da politici di mezza tacca come i nostri non ci si poteva aspettare di meglio.

Secondo: che dire di un uomo che poteva portarsi sua figlia in Svizzera, o in qualche altro paese, molti anni fa e lì lasciarla morire tranquillamente, e invece ha scelto di combattere con coraggio la sua battaglia laica, all'interno delle istituzioni, pagando sulla pelle questa scelta? Tutto il bene possibile, direi.

Terzo: ancora una volta il nostro beneamato premier ha perso un'ottima occasione per stare zitto. E in questo caso il suo cattivo gusto ha superato ogni limite. Non aggiungo altro.

Quarto: adesso che il dramma si è compiuto, non sarebbe il caso di affrontare il problema del testamento biologico in modo serio, e non isterico e a volte preconcetto come si è fatto fino a ora? Con una legge fatta non sull'emozione del momento, ma dopo una riflessione la più larga e approfondita possibile?

Sarebbe il miglior modo per onorare il ricordo di questa povera donna, che riposi veramente in pace.

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