Lunedì comincia su Sky la quinta stagione di Lost.
Sono un Lost-maniaco, o se
preferite un Lost-addict, mi pare di averlo già detto. Per me Lost è la più
straordinaria fiction televisiva che mente umana abbia mai concepito. Oggi
voglio provare a farvi capire quanto vi sbagliate se non la pensate come me.
C’è un aereo di linea in viaggio
da Sydney a Los Angeles che si spezza in tre tronconi sopra un’isola del
Pacifico. Due di questi tre tronconi finiscono in una diversa parte dell’isola,
e alcuni passeggeri si salvano fortunosamente. I 48 del troncone di testa
cercano di organizzarsi in attesa dei soccorsi.
Sembrerebbe il classico disaster
movie a lieto fine, ma non è così, e per una serie di motivi.
1. Nessuno può sapere dove si
trovino i sopravvissuti perché l’aereo, prima di spezzarsi, è andato fuori
rotta di parecchio, e non sembrano esserci modi per comunicare con il mondo
civile. Inoltre qualcuno non vuole che l’isola venga scoperta. Qualcuno invece
sì, ma per motivi diversi.
2. Nell’isola ci sono presenze
inquietanti (orsi polari, un mostro di fumo che appare e scompare, il piede di
una statua gigantesca con quattro dita, il relitto di una nave settecentesca in
mezzo alla giungla, strane botole che conducono in laboratori sotterranei,
computer antiquati che ancora funzionano, e quant’altro.) Inoltre ogni tanto
appare qualcuno che dovrebbe essere morto. E’ un luogo dove avvengono miracoli,
come dice uno dei protagonisti.
3. L’isola non è disabitata come
si crede. Ci sono degli altri occupanti (gli Altri, appunto) con intenzioni
tutt’altro che amichevoli, e soprattutto tutt’altro che chiare. E prima di loro
ce ne sono stati altri ancora, impegnati in un misterioso esperimento di immane
portata che forse è fallito, forse no.
4. Curiosamente, fra quelli che
dovrebbero essere dei perfetti sconosciuti a bordo di un normalissimo volo
transoceanico, emergono pian piano inaspettati rapporti, di parentela o di
semplice conoscenza, precedenti alla loro disavventura. Come se qualcuno o
qualcosa li avesse volutamente messi tutti insieme su quell’aereo a loro
insaputa in una sorta di incomprensibile disegno cosmico.
5. Ci sono persone potenti che
hanno intenzioni insospettabili su quell’isola e sui suoi abitanti. Persone in
grado di portare in fondo all’oceano un finto relitto di aereo con tanto di
cadaveri veri per dimostrare che non c’è stato nessun superstite. Ma ci sono
anche persone potenti che vogliono difendere l’isola. Da che cosa, ancora non
si sa.
6. L’isola non è quello che
sembra. E’ come un’entità dotata di volontà propria, e c’è chi dice che possa
essere addirittura la chiave per salvare il mondo dalla distruzione. Quando
alcuni riusciranno fortunosamente a tornare a casa, si scopriranno tutti
infelici, e si renderanno conto di aver commesso un errore. Non era destino che
se ne andassero dall’isola, e l’isola li rivuole indietro. Il perché non si sa,
e non si sa nemmeno il come, dal momento che nel frattempo l’isola è stata
“spostata” (Nello spazio? Nel tempo? E’ solo una delle tante domande).
Questo, per sommi capi, nelle
prime quattro stagioni. Con una quindicina di personaggi tutti di grande
spessore, ai quali ci si affeziona inevitabilmente. Nessuno tutto bianco o
tutto nero. Non ci sono buoni e cattivi, ognuno ha le sue luci e le sue ombre,
e soprattutto cambia, evolve nel tempo. E dopo un po’ nessuno è più quello che
era (o che sembrava) prima, e qualcuno ancora non si capisce bene chi sia
veramente, perché la linea di confine fra bene e male è davvero molto sottile.
Che altro aggiungere? In 85
episodi i creativi di Lost (Abrams, Lindelof e Cuse) hanno costruito un
giocattolo affascinante pieno di domande e (al momento) con poche risposte.
Sfoggiando a piene mani citazioni erudite di ogni tipo, che ne fanno comunque
un prodotto sofisticato e ambizioso. Hanno promesso che nelle restanti due stagioni
daranno le risposte che mancano, e che alla fine sarà tutto spiegato.
Lo spero vivamente, per la mia
salute mentale.
Ah, e per chi non ha il
satellite, Lost viene successivamente trasmesso in chiaro da Rai Due, anche se
in orari un po’ bizzarri.
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