Il terremoto è un bastardo che da sempre ti coglie di sorpresa quando meno te l'aspetti. E la sensazione che si prova quando tutto comincia a tremare sotto e intorno a te è da sempre la stessa:
Non c'è modo di prevedere un
terremoto. Si può però sapere con buona approssimazione dove è più probabile
che colpisca, e con quale intensità. E' il cosiddetto rischio sismico. Sapete
come è stato calcolato? Frugando nei libri e nelle carte. Esistono innumerevoli
testi a stampa e cronache manoscritte in cui si descrivono scosse sismiche. Per
anni si sono setacciate biblioteche e archivi alla ricerca di notizie di questo
genere, poi queste notizie sono state elaborate sulla base delle informazioni,
dirette o indirette: naturalmente descrizioni più approfondite offrivano
maggiore occasione di valutare l'intensità di un terremoto. Utilissime a questo
riguardo, per esempio, le stime fatte in loco dai tecnici per procedere alla
ricostruzione.
In questo modo si è stilato un
vero e proprio catalogo nel quale, cronologicamente, sono elencati tutti i
terremoti avvenuti in Italia a partire dall'antichità: durata del fenomeno,
centri colpiti, danni provocati, numero delle vittime, numero dei feriti,
eventuali altri eventi collaterali. I sismologi storici sono in grado di
risalire dalla descrizione del danno alla magnitudo. Tutto questo, unito allo
studio geologico dell'ambiente, consente di classificare il territorio italiano
in zone a differente rischio sismico. L'Aquila è una di quelle in cui il
rischio è altissimo e questo lo sapevano tutti, a partire dagli aquilani. Tanto
per dire, il terremoto del 1703 fece oltre 7000 vittime.
E allora non si capisce davvero
come mai si sia usata la sabbia di mare per il calcestruzzo. Non è solo
disonestà: è stupidità criminale. Non pretendo che da noi si faccia come in
Giappone, dove i grattacieli resistono tranquillamente a terremoti di intensità
spaventosa, ma insomma, deve sempre succedere il disastro prima di correre ai
ripari?
Buona Pasqua a tutti, per quello
che vale.
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