Mentre manca ormai poco al giorno in cui il giorno diventerà più lungo (almeno apparentemente, ma a me basta), mi interrogo su quello che significa vivere in Italia oggi, nell'era del berlusconismo spinto.
A suo tempo, poco meno di un anno fa, mi dissi (me tapino): be', il PdL ha
vinto le elezioni, purtroppo, ma almeno avremo un governo forte, che decide, e
non più un governo debole, ostaggio di tutti. Forte, questo governo, lo è
stato, certo, ma solo per quello che faceva comodo a lui. Sono rimasti tutti i
vecchi privilegi, le vecchie baronie, sono rimasti gli indagati, i condannati,
i sospettati, è rimasta l'arroganza del potere e la presunzione di
intoccabilità, che da presunzione sta diventando certezza.
Le poche voci di dissenso sono sempre più flebili, confinate in ambiti
ristretti, senza risonanza. Vox clamans in desertum, dicevano i
latini.
Adesso non possiamo nemmeno più
disporre della nostra vita, o di quel poco che ne rimane quando la malattia, la
sorte, la sfortuna o la semplice decadenza della carne la reclamano. No, siamo
costretti a sopravvivere a noi stessi attraverso una macchina, uno strumento
inventato dall'uomo. Non l'ha inventato Dio, attenzione. Dio ha inventato le
malattie e la morte e una natura che si incarica di far rispettare le sue
leggi. Oggi l'uomo si è sostituito a Dio e decide lui quanto si deve vivere.
Però l'uomo ha inventato anche il preservativo, che oltre a impedire la
procreazione protegge anche dalle infezioni. Il Vaticano gongola per la legge
sul testamento biologico, ma ha ribadito per bocca del suo massimo rappresentante
che no, il preservativo è male. Gli africani possono morire come le mosche,
basta che lo facciano nella grazia di Dio, senza peccare.
Da una parte si difende a oltranza la vita, dall'altra la si calpesta senza
ritegno.
E allora mettiamoci d'accordo: la vita è vita, tanto nella disgraziata Africa
che nell'opulenta Italia. E certo, Berlusconi non ha ancora vietato per legge
l'uso del preservativo, ma l'aria che si respira è quella di un nuovo medioevo.
In cui la caccia alle streghe ha assunto vesti diverse: non ci sono roghi, non
ci sono processi sommari, ma d'altra parte non è più il tempo delle marce su
Roma e delle sfilate in camicia nera ai Fori Imperiali. Oggi il regime si
instaura e si autoalimenta in modo assai meno vistoso, e la sensazione è che di
questo regime facciano ormai parte tutti, anche quelli che in teoria dovrebbero
opporsi.
Spero di sbagliarmi, ma non vedo
rose e fiori nel nostro futuro. E non è la crisi economica che mi preoccupa.
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