Da circa un mese e mezzo non scrivo più niente. Nessuno si strappa i capelli per questo. Magari a me un poco dispiace, perché in questi sei anni mi sono divertito a dare sfogo alle mie pulsioni autoriali, ma adesso sento che è diventata un'operazione accademica, priva di reali motivazioni. E a me non piace fare le cose per semplice necessità, non accetto l'idea che il blog debba andare avanti perché è brutto staccare la spina.
E
c'è un limite anche al narcisismo.
Però,
però... In fondo sono anche contrario alle decisioni definitive. Conservo
tutto, spesso anche le cose più inutili, perché penso sempre che un giorno
possano servirmi o mi venga voglia di riaverle. E allora perché buttare via sei
anni di pensieri, dubbi, riflessioni, provocazioni? Scrivere è sempre un atto
creativo, anche quando si compila la lista della spesa. E allora io ho creato
qualcosa, in questi sei anni, che non è giusto buttare via, che ha ancora
diritto alla vita, a una seconda possibilità.
E allora questo blog non morirà, cambierà semplicemente periodicità. Scriverò
quando ne avrò voglia e se ne avrò voglia, magari solo per me. Mi potrà essere
di conforto nelle lunghe serate invernali, o nei lunghi giorni della pensione,
fra un libro e l'altro, fra un telefilm e l'altro, fra una musica e l'altra,
fra una traduzione e l'altra. Potrà essere il giornalino di Gian Burrasca o il
diario di un pensionato inquieto, ma sarà sempre lì a ricordarmi che finché c'è
parola c'è speranza.
Per
citare uno degli autori cari alla mia infanzia, Emilio Salgari, "scrivere
è viaggiare senza la seccatura dei bagagli". Siccome anch'io detesto i
bagagli quando viaggio, ecco che mi tengo stretta questa forma di viaggio
virtuale. Per quali destinazioni ancora non lo so, ma sono curioso di
scoprirle.
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