Sono diversi giorni che non scrivo. Un po' perché ho da fare, un po' perché sono a corto di argomenti. Può succedere, dopo tanti anni.
E allora farò come Giannino
Stoppani... come, non sapete chi è Giannino Stoppani? Allora correte in
libreria e procuratevi una copia del Giornalino di Gian Burrasca, che
tanto viene continuamente ristampato, e leggetevelo.
Insomma, che fa il nostro
Giannino, proprio all'inizio? In occasione del suo compleanno, fra tanti
regali, ha ricevuto anche un bel diario con le pagine bianche, ma non sa che
scriverci. Così copia alcune pagine dal diario di una delle sorelle.
Naturalmente la cosa creerà qualche problema, perché la succitata sorella ha
scritto cose che sarebbe meglio non divulgare, e invece finisce col leggerle
proprio chi non dovrebbe leggerle.
Io copio da Beppe Grillo, invece.
Non posso dire di essere sempre d'accordo con le sue posizioni, in alcuni casi
è troppo estremista, troppo "puritano", si potrebbe dire, ma qui mi
trova del tutto al suo fianco. Non gli ho chiesto il permesso, ma credo che non
se ne avrà a male per questo piccolo plagio.
Ordunque, il buon Beppe scriveva, esattamente il 12 marzo: "Caro
ragazzo, cara ragazza del 2009,
sono un ex ragazzo degli anni ’60, mi chiamo Beppe Grillo, ho sessant’anni.
Faccio parte della generazione che ti ha fottuto. Il tuo futuro è senza
pensione, senza TFR, senza lavoro. Il tuo presente è nelle mani di vecchi
incartapecoriti, imbellettati, finti giovani. Quando ero bambino l’aria e
l’acqua erano pulite, il traffico era limitato, la mia famiglia non faceva
debiti e tornavo a scuola da solo a piedi. Non c’erano scorte padane e neppure
criminali stranieri in libertà. I condannati per mafia non diventavano
senatori.
Le stragi di Stato non erano
iniziate, Piazza Fontana a Milano era solo un posto in cui passavano i tram. Le
imprese erano gestite da imprenditori. E’ strano dirlo ora, ma c’erano persone
che investivano il loro denaro per sviluppare le aziende. E manager che
vedevano lontano. Enrico Mattei dell’ENI, ucciso in un attentato, Adriano
Olivetti, Mondadori, Ferrari, Borghi e cento altri che non ricordo. Intorno
alle città c’erano i prati e non i cimiteri di cemento che chiamano unità
residenziali. La bottiglia di latte la riportavo al lattaio e non costruivano
inceneritori. La televisione era un servizio pubblico in cui lavoravano anche veri
giornalisti come Enzo Biagi, e con solo un quarto d’ora di pubblicità al
giorno. Quando si parlava si usava il tempo futuro. Il presente e soprattutto
il passato erano verbi di complemento. I giardini pubblici erano puliti e sui
marciapiedi si camminava senza doversi destreggiare tra le macchine
parcheggiate. Le persone erano più gentili, spesso sorridevano. Sul Corriere
della Sera scrivevano Montanelli, Buzzati e Pasolini..."
Sottoscrivo tutto.
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