Mentre attendo trepidante la partita di stasera, fra i resti della Roma che fu e una delle squadre più forti d'Europa, mi sovviene che non ho mai spiegato al colto e all'inclita da dove derivi quello strano nick con cui mi presento in questo blog.
Horselover.
Traducendo: colui che ama i cavalli. Ora, io non amo affatto i cavalli, anzi di
loro non ne ne potrebbe fregare di meno. Casomai dovrei chiamarmi catlover, e
invece ho scelto l'altro. Vi sarete chiesti perché (e se non lo avete fatto non
posso biasimarvi, ci sono cose più importati nella vita a cui dedicarsi nelle
ore libere).
La
spiegazione è semplice, e ha a che fare con il mio scrittore preferito, quel
Philip K. Dick di cui ogni tanto parlo e su cui prima o poi vi terrò una
lezione di dottorato.
Dunque, dovete sapere che in uno dei suoi ultimi romanzi, dal titolo VALIS,
Dick scelse di raccontarsi in un personaggio autobiografico che si chiama
Horselover Fat. Be', questo non spiega niente, direte voi. E invece sì, perché
il nostro che cosa fece, non avendo evidentemente nemmeno lui niente di meglio
da fare? Modificò fantasiosamente il proprio nome (Philip) risalendo alla
radice greca di Filippo, philippos, cioè amante dei cavalli, e tradusse il
proprio cognome, ma questa volta utilizzando la lingua tedesca. Infatti
"dick" in tedesco significa "grasso". In inglese
"fat". Una commistione linguistica, un gioco, in sostanza, perché fra
altre cose, quando non era in depressione, o alle prese con i suoi inferni
personali, o perso in qualche mondo strano indotto dalla droga, Dick era un
gran burlone.
Ecco
spiegato l'arcano. Avrei potuto scegliere fra tanti altri nomi presi dai suoi
romanzi: uno di quelli che mi piace di più è Joe Chip, e un altro Herbert
Schoenheit von Vogelgang (anche se questo è un po' troppo lungo), ma Horselover
mi intrigava perché ha qualcosa di fascinoso, di evocativo.
Però potete anche chiamarmi semplicemente Maurizio.
Nessun commento:
Posta un commento