29 settembre. Alzi la mano chi non ha mai cantato questa canzone. Il fatto che la data coincida con quella di nascita di un noto imprenditore prestato alla politica è pura combinazione e non deve sminuire il valore della canzone di Battisti.
Era
il 1967 e già il decennio dei miracoli, dal punto di vista musicale, volgeva al
termine. Era cominciato con la rivoluzione dei Beatles e trascinato anche da
loro era andato avanti con una straordinaria fioritura di gruppi e solisti. Non
starò qui a fare nomi, tanto li conoscete tutti, ma la qualità del prodotto
musicale in quel decennio ha raggiunto vertici mai più uguagliati. Dopo sono
venuti altri generi che progressivamente hanno impoverito la musica,
trasformandola in merce usa-e-getta senza più anima, quasi tutta.
Ogni
tanto riascolto quella musica e la scopro ancora attuale. C'è dentro una
pulsione genuina, una spontaneità un po' ingenua, ma autentica, la convinzione
che cambiare il mondo fosse possibile. Invece è stato il mondo a cambiare la
musica, anche se per una breve stagione molti di noi hanno creduto il
contrario. Lucio Battisti ha segnato un'intera generazione, della quale non
rimane nulla, ma le sue canzoni e i suoi testi (anzi, i testi di Mogol) sono
ancora lì a testimoniare un'epoca eroica fatta di sensazioni non di plastica,
di personaggi non di cartone, di pubblico non ancora disposto ad accettare
l'appiattimento del gusto musicale.
Ah,
gli anni sessanta! Chi non li ha vissuti non sa che cosa si è perso...
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