No, non voglio parlare di politica.
Ci siamo abbuffati di chiacchiere, di proclami, di promesse, abbiamo fatto il
pieno di banalità, ci siamo persi per strada un pezzo di Italia e probabilmente
siamo tutti un po' più poveri.
Ma la vita va avanti, anche con una classe politica così becera e volgare,
anche con l'esibizione del potere, anche con il trionfo del dio denaro e del
celodurismo, anche con la presenza invadente di faccendieri e pregiudicati,
anche con l'immancabile fiorire dell'opportunismo.
No, non voglio parlare di politica. Parlerò di poesia. Parlerò di Trilussa,
grande poeta romanesco, che scriveva così:
La ranocchia
ambizziosa
Una Ranocchia aveva visto un Bove.
- Oh! - dice - quant'è grosso! quant'è bello!
S'io potesse gonfiamme come quello
me farebbe un bel largo in società...
Je la farò? chissa?
Basta... ce proverò. -
Sortì dar fosso e, a furia de fatica,
s'empì de vento come 'na vescica,
finchè nun s'abbottò discretamente;
ma, ammalappena je rivenne in mente
quela ranocchia antica
che volle fa' lo stesso e ce schiattò,
disse: - Nun è possibbile ch'io possa
diventà come lui: ma che me frega?
A me m'abbasta d'esse la più grossa
fra tutte le ranocchie de
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