Che tristezza questi mercatini natalizi! Sono tutti uguali, tutti con il loro bravo corredo di prodotti finto-etnici, le musiche andine, i bastoncini di incenso che bruciano, l'artigianato da quattro soldi. Frequentati soprattutto da coloro che vogliono spendere di meno, sono la testimonianza di una fasulla integrazione interetnica, di una agghiacciante globalizzazione della festa comandata da parte dell'industria usa e getta, di una santificazione ormai consolidata del Natale sull'altare dello spreco e del "volemose bene". Domani quei mercanti di colore saranno già altrove con la loro paccottiglia, su altre piazze, magari senza le lucette colorate e le canzoncine natalizie.
Gli
italiani, si sa, sono un popolo di piagnoni. Si lamentano sempre che non ce la
fanno ad arrivare alla fine del mese, che tutto aumenta, che la benzina è
troppo cara, ma continuano a comprare e a sprecare in questo periodo
spensierato, salvo poi tornare a fare la lagna dopo l'Epifania, quando si
ritroveranno con un mucchio di regali spesso inutili e il conto corrente in
rosso.
Secondo un'indagine dell'università di Cambridge, gli italiani sono anche il
popolo meno felice dell'Unione europea. E allora che cosa augurare a quelli che
mi vogliono bene, se non un po' di felicità e magari anche un po' di buona
salute? Quelle non si trovano sui mercatini.
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