Apro il mio blog, come faccio ogni tanto (si sa, sono un narcisista...) e scopro che il numeratore è arrivato a 1077 visite in poco più di un anno.
Ohibò,
mi domando, come sarà mai? D'accordo, ammetto spudoratamente di aver
contribuito anch'io. Diciamo una volta la settimana? Be', facciamo anche due.
In quattordici mesi sono 112 accessi. Arrotondiamo a 150, anzi a 177. E gli
altri novecento visitatori chi sono? Mettiamoci qualche parente, qualche amico,
qualche collega. Ne rimangono pur sempre tanti che sono (o dovrebbero essere)
dei perfetti sconosciuti, navigatori della rete che vanno a visitare il blog
dell'altrettanto sconosciuto Maurizio Nati.
Ma
chi è questa gente? Com'è fatto il mondo degli internauti? Quali misteri si
nascondono dietro gli errabondi itinerari di costoro? Che cercano? In che modo
arrivano al mio piccolo, insignificante sito?
Non lo saprò mai. Per me la rete è un mondo affascinante e insidioso, dove c'è
tutto e il contrario di tutto, ma dove si rischia anche di perdersi. Un po'
come quando entro in una biblioteca e mi metto a sfogliare i libri: li guardo
tutti e non ne leggo nessuno, e così diventano personaggi di un teatrino di
burattini impazziti, qualcosa alla Beckett, dove tutti parlano e non succede
mai niente. E alla fine ci si ritrova sperduti, sgomenti, ci si sente piccoli e
inadeguati sul grande palcoscenico del mondo virtuale. Nel quale tutti
recitiamo ruoli di nessuna importanza, e se pure c'è un regista non lo vediamo.
Siamo tutti registi di noi stessi, contemporaneamente tutti attori e
spettatori, ma alla fine è solo un gran muoversi di qua e di là e non si arriva
mai da nessuna parte.
Però
è bello che ci sia tutto questo. Un po' come Dio, del quale dico sempre: non so
se ci sei veramente, ma mi consola pensare che, all'occorrenza, tu ci sia.
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