E' arrivato Francesco in Italia con il suo gruppo di studenti da sistemare a Perugia. Si tratterrà per pochi giorni, ma questo passa il convento.
Non
avrei mai pensato che l'unico figlio che ho avuto e che avrò mai avrebbe fatto
una scelta di vita così drastica, andandosene a lavorare e a vivere dall'altra
parte del mondo. Anche se, a ben guardare, le avvisaglie c'erano già nella
scelta degli studi universitari e nel suo non nascosto interesse per l'oriente
fin da giovanissimo. Non è il genere di situazione in cui si prende la macchina
o un treno e nel giro di qualche ora ci si incontra da qualche parte. No, il
viaggio è lungo (troppo lungo per i miei gusti) e così ci si deve accontentare
di vederci un paio di volte all'anno.
Ma
in fondo, per un figlio ci si deve augurare solo che sia felice e soddisfatto
della sua vita. E Francesco lo è, almeno mi sembra. E tanto mi basta. Vuol dire
che mi consolerò con i miei gatti. Che almeno, contrariamente agli esseri
umani, hanno un territorio limitato e non si allontanano mai troppo da casa.
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