Sabato sono stato a Roma a farmi commemorare... pardon, festeggiare dai miei parenti in occasione del mio sessantesimo compleanno. Naturalmente mia madre ha preparato un pranzo per un battaglione che è avanzato anche per il giorno dopo e per i giorni ancora a venire, ed è stata un'occasione piacevole anche per ritrovare persone care che non mi capita spesso di vedere.
Non dirò, come fanno molti: ho sessant'anni ma me ne sento venti. Sarebbe una
bugia, e chiunque lo dica mente per la gola. No, ho sessant'anni e me ne sento
sessanta, ma li accetto e li apprezzo anche per quello che mi possono dare.
Sono
vivo e vitale, faccio un lavoro che mi piace (anzi più di uno), ho interessi e
curiosità, e la mente ancora abbastanza lucida, anche se mi sono un po'
impigrito, e non ho più l'elasticità dei vent'anni. Continuo a ragionare con la
mia testa (o almeno mi sforzo di farlo) e mi accontento di quello che ho.
Potrei stare meglio dal punto di vista fisico se smettessi di fumare, ma non ci
riesco e cerco di non farmene un cruccio. Sarà quel che sarà. Col tempo ho
imparato a diventare un po' fatalista, a non aspettarmi troppo, ma anche a non
rinunciare mai a sperare. In che cosa non lo so, né m'importa più di tanto. Ma
trovo bello pensare sempre che domani è un altro giorno, e che non si sa quello
che porterà con sé.
Già
questo basta perché valga la pena di aspettare con ansia la prossima alba.
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