Un'altra madonnina che piange lacrime di sangue, dopo quella di Civitavecchia del 1995 (forse la più famosa) e molte altre sparse un po' in tutta la penisola. Qualche giorno fa è toccato a Forlì.
Non mi stupisce che la credulità popolare avalli questi fenomeni che qualsiasi
buon prestigiatore è in grado di riprodurre senza difficoltà. Non mi stupisce
perché la gente ha bisogno di credere, perché credere è rassicurante, e la fede
è una grande compagna di fronte alla quale è anche lecito sospendere le
funzioni del cervello e privilegiare quelle del cuore. Mi stupisce invece che
per l'ennesima volta queste teofanie (mai sentito il termine
"teofania"? Significa "manifestazione della divinità") si
verifichino sempre in presenza di contadini, pastorelli e in genere
rappresentanti del sottoproletariato più semplice e credulone. Oppure di
bambini e adolescenti. A quando un'apparizione, una bella lacrimazione davanti,
che so, a Umberto Eco, o Margherita Hack, o Piero Angela? O magari davanti a
qualche uomo politico, in modo che lo illumini e gli indichi la retta via? Nel
qual caso sarei anche disposto a credere al miracolo (dell'uomo politico che si
converte, beninteso, non della statua che piange).
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