Mentre il mondo va a rotoli, mentre anche la civilissima Inghilterra si ritrova a fare i conti con la rabbia del popolo, mentre anche i solidissimi Stati Uniti vengono bacchettati dalle agenzie di rating (ma chi le ha inventate, e soprattutto chi c'è dietro?), mentre la profezia maya della fine del mondo per il 2012 diventa via via meno fantasiosa (non una fine del mondo alla Emmerich, ovviamente, ma un cambiamento dell'ordine mondiale) e mentre noi ci dobbiamo limitare a prendercela con la pochezza dei nostri governanti, io me ne frego e oggi pomeriggio parto per Roma.
Domani mattina andrò a prendere all'aeroporto di Fiumicino Francesco e
l'adorato nipote, che si tratterranno qui in Italia per circa tre settimane
(Rose no, quest'anno rimane a Taipei a lavorare). Sono particolarmente curioso
di rivedere Lolo, che a quest'età cresce a vista d'occhio, costringendomi ogni
volta a riciclarmi come nonno per tenere il passo della sua evoluzione,
soprattutto linguistica.
Certo,
i due brevi periodi in cui ci vediamo ogni anno (quando io vado là e quando lui
viene qui) sono insufficienti a stabilire con lui un rapporto solido, che non
necessiti di essere sempre riveduto. Ogni volta è come se dovessimo
ricominciare da capo a ricostruire una relazione parentale, e quando magari si
cominciano a vedere i primi frutti è già di nuovo ora di separarsi. Non ci
posso fare niente, e devo accontentarmi di quello che passa il convento, ma
probabilmente mi perdo molto del bello che ci può essere fra nonno e nipote.
OK,
bando alle malinconie. Cercherò di godermi questo periodo nel modo più ricco possibile.
Ho imparato da tempo a vivere alla giornata,
Ci
risentiamo a settembre.
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