Si avvicinano le feste di Natale e cominciano a imperversare le pubblicità che più mi infastidiscono: non tanto quelle che reclamizzano panettoni, torroni e altre prelibatezze gastronomiche, quanto quelle che si riferiscono a prodotti da scegliere come regalo per le festività, un'occasione in cui si presume che la gente abbia più soldi da spendere (ma sarà vero, quest'anno?). Profumi, in primo luogo, di marchi alla moda di cui non cito i nomi, tanto li conoscete bene.
Se ci avete fatto caso, gli spot si assomigliano tutti. Primo elemento
ricorrente: parlare in francese, quasi che il profumo sia un'esclusiva
d'oltralpe. Secondo elemento ricorrente: protagonisti giovani, un po' eterei,
efebici, ambigui, con una spruzzatina di malizioso erotismo, omo o etero non
importa. Terzo elemento ricorrente: l'uso insistito del bianco e nero, forse
perché fa un po' retro e sottolinea il mistero sotteso alla storia. Quarto
elemento ricorrente: colonna sonora con musica classica o comunque raffinata,
dona quel tocco di eleganza che non guasta mai. Forse ce ne sono altri, ma in
questo momento mi sfuggono.
Target: un cliente con i soldi,
magari solo quelli della tredicesima, un po' becero e privo di immaginazione,
ma che non regalerebbe mai il Pino Silvestre Vidal perché non è chic. Vuoi
mettere? Se regali uno Chanel, anche a una persona che usa un altro profumo o
che magari non lo usa affatto, ti sei garantito una bella figura, perché così
vuole la logica del consumismo al giorno d'oggi. Conta il nome, non il
prodotto. E poco importa se è caro. Anzi, questo è un'ulteriore prova di
qualità, perché un buon prodotto non può costare poco (ma chi l'ha detto?).
Esiste un sistema migliore per turlupinare la gente? Vendergli a caro
prezzo, oltre al prodotto, anche l'illusione di uno status superiore. Chi l'ha
inventato è un genio.
Ma poi che sarà mai? A Natale
siamo tutti più buoni e più generosi, spendiamo anche per salvare il made in
Italy, poi a gennaio si stringerà la cinghia.
Ah, dimenticavo: ancora
imperversa il vecchio spot dell'amaro Montenegro. Vi ricordate? Quello degli
amici che devono salvare l'antico vaso. Saranno vent'anni che lo vedo e non è
mai cambiato. Almeno il signor Montenegro può dire di aver speso poco in
pubblicità. Meglio di lui solo il signor Cinghiale, con lo spot del grande
pennello che circola ormai da quarant'anni.
Barbara, nipotina mia, ci sei?
Non dirmi che parlo male del tuo lavoro, perché non è così. Anzi, i creativi
sono degli straordinari affabulatori, pieni di idee e di fantasia. Sono i
committenti che mi stanno proprio in quel posto...
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