Visto che parliamo di compleanni, eccone un altro.
Oggi compie gli anni mio fratello
Stefano. Vi ho mai parlato di lui? Forse no, e invece lo merita. Perché è più
simpatico di me, più vivace di me, più bello di me. Io sembro serio, ma non lo
sono. Lui è serio, ma non lo sembra. Io sono un modesto bibliotecario in una
modesta città di provincia, lui è un brillante funzionario di una
multinazionale a Roma. Guadagna molto più di me, si fa un culo così e fra un
po' andrà in pensione.
Siamo sempre andati d'accordo,
anche se siamo due caratteri diversissimi (o forse proprio per questo). I
quattro anni di età che ci separano (lui è più piccolo) non sono stati un
problema fino al periodo dell'adolescenza. A quel punto il gap è diventato
significativo e ognuno se ne è andato per la strada sua. Però, anche se da
tanto tempo abitiamo lontani e ci vediamo poco, fra noi c'è sempre stato un
profondo affetto e molta stima.
Ha un solo difetto: è laziale. Lo
è pur essendo nato in una famiglia di romanisti, probabilmente per semplice spirito
di contraddizione. Ci siamo sfottuti fino allo sfinimento e rimpiango ancora
quei beati momenti di sana passione calcistica. Erano i tempi in cui si entrava
senza problemi allo stadio col panino in tasca e la radiolina all'orecchio,
nessuno ti perquisiva come se fossi un delinquente, poi ci si sedeva sulle
scomode panche di legno dell'Olimpico e si tifava liberamente per la propria
squadra. C'era ancora il mitico Angelino che vendeva il caffè dello sportivo
(le bottigliette di Borghetti), e verso Monte Mario si vedevano i tifosi più
sfigati che si arrampicavano sulla Madonnina per sbafarsi la partita da un
quattro-cinquecento metri di distanza. Adesso la Madonnina è caduta, travolta
dal vento e forse dalla vergogna di assistere a un calcio mortificato e
svenduto agli sponsor e agli approfittatori.
Stefano continua ancora ad andare
allo stadio, io non più, ma la fede è rimasta la stessa, sia pure in presenza
di una situazione poco rosea per entrambe le squadre. Se Stefano piange,
Maurizio non ride.
Che ci volete fare? E' la vita.
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